di Redazione
28 ottobre 2011
“Servono scelte equilibrate e qualità, altro che franchigia fiscale”
Ricci, Rossi e Morbidelli si dicono sconcertati da proposte corporative formulate da un ente pubblico come la Camera di Commercio

Un operaio al lavoro in un'azienda del territorio
PESARO – “Dalla Camera di Commercio che, è bene ricordarlo, è un ente pubblico, allorché si esprime pubblicamente su scelte che dovrebbero riguardare le future decisioni delle amministrazioni locali in tema di bilanci, ci aspetteremmo posizioni meno corporative”. Simona Ricci, Sauro Rossi e Riccardo Morbidelli, rispettivamente segretari generali provinciali Cgil, Cisl e Uil, si dicono sconcertati sulla proposta di “no tax area”.
“La proposta di una provincia “no tax”, (solo per le imprese?) ci lascia sconcertati – scrivono -. A quando una “no tax area” per il lavoro dipendente e per i pensionati che garantiscono l’80 per cento delle entrate fiscali di questo Paese?
In una fase estremamente difficile come quella che stiamo attraversando, con un 2012 che si prevede complicato per le imprese ma anche molto impegnativo per i Comuni e la Provincia, per effetto dei tagli indiscriminati del Governo con le manovre di finanza pubblica, leggere della richiesta di escludere dall’imposizione dell’incremento della tassa provinciale sulle RC auto “almeno le ditte di autotrasporto” non può che lasciarci costernati.
Già la scorsa estate, durante un incontro con la Provincia sulle politiche di bilancio, avevamo formulato unitariamente la richiesta almeno di ridurre la percentuale di incremento, attutendone l’impatto, ricevendo un diniego assoluto motivato dalle difficoltà di bilancio dell’ente.
E’ evidente che la possibile esclusione solo di alcuni contribuenti dall’incremento d’imposta non ci vedrà silenziosi.
La proposta sindacale all’interno del consiglio camerale è stata quella di avviare un confronto a tutto campo tra soggetti economici e sociali del territorio ed Enti locali per individuare le soluzioni più equilibrate, volte a contemperare esigenze di bilancio e tutele dei cittadini.
In questo quadro la tassa di soggiorno va considerata una delle possibili leve fiscali, assieme all’incremento dell’addizionale Irpef, che i Comuni avranno a disposizione, alla quale potranno eventualmente ricorrere, in ultima istanza , dopo aver dimostrato di aver fatto di tutto per ottimizzare le risorse, per mettere in sicurezza i servizi, in primis quelli sociali , chiamati , con la crisi, a rispondere ad un numero sempre più alto di persone.
Occorre, dicevamo, equilibrio nelle scelte da effettuare, in particolare per gli effetti che esse potrebbero produrre se è vero, come sostiene il recente studio Ifel Anci sugli effetti di una manovra esclusivamente sull’addizionale Irpef che graverebbe per l’88% sulle famiglie e non sulle imprese.
Se davvero l’eventuale imposizione di 1 euro di tassa di soggiorno dovesse mettere in crisi il sistema turistico locale, come sostengono le associazioni di categoria, vuol dire che questo sistema turistico non ha davvero futuro.
La “medicina”, a nostro avviso, non può essere la franchigia fiscale ma un’enorme iniezione di qualità”.
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