Dalmonte attende una Benetton “fastidiosa”

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17 novembre 2011

Luca Dalmonte

Coach Luca Dalmonte

di Luciano Murgia

PESARO – Arriva un avversario “fastidioso”. La Benetton di Aleksandar Djordjević piace a Luca Dalmonte. Il coach della Scavolini ha avuto modo di lavorare con l’allenatore serbo che occupa la panchina trevigiana, “erano gli anni della Fortitudo. Sasha era già un allenatore in campo. Nel periodo trascorso con lui, quando ero assistente di Scariolo, ho imparato tantissimo grazie al modo che Djordjević aveva di giocare, di proporsi, di colloquiare. Ho imparato da lui come da un capo allenatore…”.

Infatti, già da quando il serbo aveva in mano le chiavi delle squadre che guidava dal campo, per lui si ipotizzava una fulgida carriera di allenatore. Invece… Ah, è vero, poteva iniziare già dalla stagione di Pesaro, quando – anni orribili dell’era Amadio – fu licenziato Melillo. E in quell’atto molti ci vedemmo la “mano” di Sasha, che smentì sdegnato.

Dalmonte dribbla con classe l’argomento, ricordando come “Djordjević fosse uno dei giocatori più completi, dotato di conoscenza, intelligenza e talento quasi unico per identificare situazioni di gioco. Però, la carriera di un allenatore ha variabili che non dipendono dal protagonista”.

Vero, verissimo, ma  – pur ribadendo che non ci piacque l’atteggiamento di Djordjević nei momenti difficili di Phil Melillo – pensiamo ancora oggi che il basket non avrebbe dovuto rinunciare, per tanto tempo, al talento del figlio d’arte, cresciuto a pane e basket, a “kruh i košarka”, anzi a “pogača i košarka”, a “pagnotta e pallacanestro”.

Treviso, che si accinge a perdere la sponsorizzazione Benetton, ha deciso di puntare su Sasha. In verità, a sceglierlo è stato il general manager Claudio Coldebella, memore del lavoro fatto con il serbo – del quale era assistente – a Milano (2006/07).

“Con loro – commenta Dalmonte – Treviso ha cambiato faccia e soprattutto la filosofia che è alla base delle scelte. La base sono i due prodotti del vivaio, l’esperto Bulleri e il talentuoso Gentile. Con loro altri due giovani in rampa di lancio, De Nicolao e Sandri che aggiungono energia a una squadra che ne ha tanta, potendo contare su Twaun Moore, guardia, e Jeff Adrien, due matricole di talento e qualità. Altri giovani tasselli sono Gal Mekel, playmaker della nazionale israeliana, cresciuto nel vivaio del Maccabi, e il romeno Vlad Moldoveanu, ala-centro. A fare quadrare il cerchio hanno firmato gli esperti Bečirović e Scalabrine. Un progetto giovane che si coniuga molto bene con le eccellenze che produce l’esperienza di Bečirović, Bulleri e Scalabrine. Una squadra che ha un talento incredibile sul perimetro, ma anche una presenza notevole nell’area colorata, grazie all’impatto che hanno avuto sia Adrien che Scalabrine. Il primo, a dispetto dell’altezza, ha braccia lunghissime che gli consentono di lavorare molto bene al rimbalzo. Di Scalabrine posso solo dire – aggiunge il coach pesarese – che mi ha sorpreso. Non credevo fosse possibile, dopo gli anni di semiattività a Boston e Chicago, che si ambientasse così in fretta e che fosse subito determinante per le sorti della sua squadra. E’ molto coinvolto, parla con i compagni, dà una doppia dimensione alla Benetton. La sua atipicità è un pericolo per le avversarie di Treviso. Come lui Moldoveanu, che mi sembra dotato di più talento”.

Bečirović parte dalla panchina, ma ha un impatto devastante per la difesa avversaria.
Entra che gli altri sono carichi di falli. E lui è bravissimo a guadagnare tiri liberi, grazie a movimenti unici e rispetto guadagnato nei confronti degli arbitri. Per lui vale il discorso fatto su Sasha: anche Sani è figlio d’arte, conosce la pallacanestro come pochi”.

Cosa fare per superare una Benetton così “fastidiosa”?
Loro cercano vantaggio dall’uno contro uno e dal talento di Gentile, Moore e Bečirović, dalla verticalità di altri, dalla forza fisica di Adrien…”.

Quest’ultimo ci consente un ricordo. Superbasket in edicola questa settimana, fotografandolo vicino ad Alessandro Gentile, ha dimostrato che l’americano non è alto 2,02, anzi. Ma Adrien è un gran rimbalzista. Domenica scorsa, a Casale Monferrato, ne ha catturati 13 e viaggia a una media di 11,2 a partita (8 in difesa). Così, Stefano Valenti, che ha realizzato una bella inchiesta sui centri della serie A, lo ha definito il “Rocca nero”. E Coldebella ha commentato con intelligenza la scelta: “A cosa serve sapere quanto è alto un giocatore alla testa? Conta dove arriva con le mani”.

Tornando ai compiti dei biancorossi per vincere contro Treviso?
1) Togliere loro i punti in corsa, evitando di subire facili contropiede e una rapida transizione. 2) Memori anche delle recenti partite, controllare meglio i rimbalzi difensivi, che poi sono quelli che se persi concedono secondi tiri agli avversari o se guadagnati opportunità per il nostro contropiede. 3) Difendere bene l’uno contro uno”.

In attacco?
Migliorare il nostro ritmo. Possiamo farlo solo con buoni passaggi, alla base di un sistema di gioco di squadra”. Per annullare le legittime ambizioni di una “squadra fastidiosa”.

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