L’ex sindaco Giovanelli: “Norma sulle Province? Spiegazione oscena… “

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6 dicembre 2011

di Oriano Giovanelli*

Oriano Giovanelli

L'ex sindaco di Pesaro, oggi parlamentare, Oriano Giovanelli. Foto Giardini

Monti è il Presidente del Consiglio ma non è il mio Presidente del Consiglio; il suo governo è il governo di tutti gli italiani ma non è il mio governo.

Ciò detto, questo premiere e questo governo sono gli unici che potevamo avere per cominciare – ripeto COMINCIARE – ad affrontare la situazione drammatica in cui l’Italia è stata portata. Nessuno deve cancellare dalla mente che siamo qui a causa del governo Berlusconi e della miopia della destra europea, dopo che Berlusconi, Bossi e Tremonti  ci hanno mentito per tre anni dicendo che la crisi era psicologica, che noi eravamo a posto, che stavamo meglio degli altri e che i nostri conti erano in ordine.

 Prima di dire brevemente la mia sulla manovra, fatemi ancora una volta stramaledire questo anno buttato, e visto che siamo vicini al 14 dicembre, a quel voto di fiducia comprato da Berlusconi con i vari Scilipoti, Calearo, ecc.  durante quei 44 giorni passati  dall’uscita di Fini dal pdl.  Se l’avessimo chiusa lì, non avremmo buttato un anno a parlare di Ruby, del bunga bunga, e non saremmo giunti a questo punto. Monti e il suo Governo nella condizione data sono l’alternativa possibile a quello scempio di prestigio e credibilità che e’ stato fatto dal governo precedente. Il Pd ha fatto bene a farlo nascere e non trovo che siano privi di significato i consensi che i sondaggi ci riconoscono per questa scelta. Ora salviamo il paese e prepariamoci nel contempo a costruire l’alternativa di centrosinistra con la quale dopo il voto dovremo impegnarci per ricostruire l’Italia e lasciarci definitivamente alle spalle il berlusconismo, e non soltanto il suo alfiere e fondatore. La dimensione della manovra e’ di 24 miliardi perché nella precedente 20 miliardi furono contrabbandati con scelte inesistenti. Così confermiamo il pareggio di bilancio per il 2013 e questo lo considero un fatto molto positivo. In questo giudizio c’e’ anche un po’ del mio carattere: non sopporto di predicare fuori se non sento di essere a posto a casa mia e quel debito di 120 miliardi e’ davvero osceno. Non condivido della manovra che si blocchi l’indicizzazione delle pensioni al di sopra dei 950 euro. Troppo bassa! Bisogna alzare l’asticella almeno a tre volte il minimo. Non condivido che non ci siano aumenti IRPEF per i redditi alti.  Sia chiaro: credo che salvare il ceto medio sia un bene, ma e’ un male equiparare il ceto medio ai veri ricchi che saranno anche pochi ma ci sono.

 Non condivido che sui capitali illegalmente esportati si proponga una ulteriore tassazione di solo 1,5 % anche se trovo importante che si sia affermato un principio che Berlusconi aveva negato. Non condivido che non si sia messa in campo una vera e propria patrimoniale. E’ vero, sul patrimonio immobiliare qualcosa d’importante c’e’, però e’ limitato e soprattutto vedo che si sta scatenando di nuovo la campagna sull’ICI/IMU invece che ragionare su come rafforzare quelle misure per i grandi patrimoni che non sono solo immobiliari. Lo dico con chiarezza: io ero e sono favorevole alla tassazione municipale della prima casa con forti esenzioni. Ricordo a me e a tutti che la campagna che portò alla eliminazione totale dell’ici fu la più grande operazione di trasferimento di denaro dai poveri ai ricchi: il massimo dell’ingiustizia. Non condivido che la tracciabilità dei pagamenti sia portata a 1000 euro, si poteva fare meglio, diciamo a 500; però posso capire e non dico altro.

Sul fronte  pensioni di anzianità credo che i punti delicati siano tre:

  1. la donna secondo me non si trova in una condizione di parità con l’uomo e raggiungerla sulla pensione in assenza di servizi alla famiglia, all’infanzia e agli anziani, in buona parte del paese mi sembra una grave forzatura.
  2.  La situazione di chi ha perso il lavoro e vede finire gli ammortizzatori sociali,  magari avendo una certa età e pensava di andare in pensione fra uno o due anni. A queste condizioni gli diciamo che devono aspettare altri 5? Probabilmente in questi casi ci vorranno delle deroghe.
  3. Bisognerà studiare una deroga per i lavoratori precoci cioè quelli che a 14 anni hanno cominciato a lavorare in fabbrica o in agricoltura, e che raggiunti gli anni di contribuzione previsti dalla legge si troverebbero nella condizione di dover aspettare ancora cinque o sei anni oppure  vedersi decurtato l’assegno. Non è giusto che per questi giovani lo Stato sociale non sia mai esistito.

 Il passaggio al contributivo invece non mi spaventa. E’ sul fronte dell’equità che dovremo impegnarci per migliorare la manovra e ci batteremo con decisione. Nessuno si aspetti dal PD demagogia e fuga dalle proprie responsabilità. Quando abbiamo detto prima l’Italia dicevamo sul serio.

Ps: la norma sulle province la voglio leggere bene. Così com’è stata spiegata è oscena.

*deputato Pd ed ex sindaco di Pesaro

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