Provincia ridimensionata, Ricci difende servizi sul territorio e dipendenti

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7 dicembre 2011

 

di Simone Lorini

 

Matteo Ricci

Matteo Ricci

PESARO – “Amarezza e preoccupazione, oltre alla non condivisione sono i nostri sentimenti in questo momento. Sia chiaro che noi facciamo e faremo il nostro mestiere fino all’ultimo giorno”. Questo in estrema sintesi il pensiero espresso dal presidente della Provincia Matteo Ricci, all’indomani del decreto legge emesso del neonato governo Monti che declassa la Provincia ad organo di secondo di livello, svuotandola quasi totalmente dell’organico e delle sue funzioni. “Le Province ormai da anni sono entrate nel tritacarne dei costi della politica, impropriamente, perché senza le Provincie c’è il rischio che le cose funzionino peggio ed il risparmio che questa normativa produce sia veramente esiguo rispetto a quanto si pensava. Il premier Monti aveva questa carta lì pronta da giocare ed ha deciso di farlo, senza andare a toccare altri livelli dove magari ci sono più privilegi e sprechi, ma vediamo cosa succederà in futuro”.

Ricci si mostra preoccupato riguardo la possibile assenza delle Province sullo scenario politico locale, e ne elenca le prerogative attuali: “Le Province si occupano di temi molto importanti per la vita dei cittadini quali lavoro, scuola, formazione, l’energia o la viabilità”.

Il cambiamento più importante che il decreto impone riguarda la legge elettorale applicabile all’organo. La Provincia diventa un organo di secondo livello e non sarà più eletta direttamente dal cittadino, bensì dall’assemblea comunale, passando dunque ad elezione indiretta. I consiglieri potranno essere massimo dieci e uno di questi sarà nominato presidente. Tolta la scadenza del 30 novembre 2012, inizialmente prevista nella prima versione del decreto, in quanto incostituzionale, come spiega il presidente: “Un ente direttamente eletto dal popolo non può essere sciolto per un decreto legge, come consigli e presidenti di Provincia. Entro il 30 di aprile ci vorrà dunque una nuova legge dello Stato per definire quale sarà la data finale, quindi presumibilmente le legislature arriveranno fino al termine. Sempre entro quella data Stato e Regione devono fare una legge per decidere quali competenze delle Provincie passano ai Comuni, cosa rimane alle nuove Provincie e quali passano alle Regioni.”

Ricci continua: “Tutte le funzioni della Provincia rimangono inalterate fino al 30 di aprile e poi vedremo quale sarà il meccanismo di trasferimento. Noi continuiamo a lavorare come prima e più di prima, perché ci sono i cittadini che ci hanno eletto e c’è un territorio da difendere e rappresentare, per cui il nostro lavoro a tutti i livelli continua: penso alla Fano-Grosseto, c’è una fase difficile di previsione dei bilanci e c’è una visione strategica che continua ad essere l’orizzonte nel quale muoverci. Non subiremo il cambiamento passivamente ma vogliamo diventarne protagonisti. Dopo Natale si apre la discussione su quale sarà il futuro delle Province, enti di secondo livello, di cosa dovranno occuparsi ed in generale come riorganizzare il nostro territorio provinciale. Sicuramente avremo degli anni in cui dovremo fare “meglio con meno”, e parlo sia di privati che di pubblici e mi auguro che questa nuova fase diventi anche un modo per riordinare complessivamente il governo del territorio nell’interesse dei cittadini. Se le risorse mancano ecco che dovrà aumentare la specificità degli interventi. Ci stiamo muovendo verso più di una direzione in questo senso: innanzitutto a livello provinciale, subito dopo le feste cominceremo a discutere di questi aspetti con i sindaci, con i quali occorre una grande alleanza adesso. A livello regionale, perché una parte della riforma dovrà essere fatta dalla Regione Marche, per evitare che avvenga un ulteriore centralismo regionale perché sarebbe un errore. C’è anche un discorso nazionale, perché per quanto riguarda la mia parte politica giocheremo un ruolo da protagonisti perché siamo intenzionati a portare una nostra proposta di come  dovrebbero essere organizzate le Province nei rapporti con i Comuni e con le Regioni”.

La chiusura è dedicata ad un avvertimento riguardo il pericolo che deriva dal declassamento della Provincia ed una rassicurazione riguardo il posto di lavoro dei dipendenti dell’ente: “Se non ci riorganizziamo presto attraverso una modifica della Provincia, il rischio è che ci sia un indebolimento sul territorio. Noi siamo una Provincia di confine, non dimentichiamolo, e per questo spesso siamo stati anche il luogo in cui si è bilanciato il potere regionale. E’ fondamentale avviare il discorso su come riorganizzare il territorio provinciale con i sindaci. C’è amarezza e non condivisione per questa scelta ma c’è anche la determinazione ad andare avanti come al solito. Al tempo stesso non aspetteremo passivi le notizie ma saremo protagonisti del cambiamento. Giocheremo all’attacco e non difesa, come chi ha imparato a conoscermi sa che sono solito fare. Un’ultima precisazione riguardo il posto di lavoro dei dipendenti: non è in discussione, non c’è scritto da nessuna parte. Più noi riusciremo a mantenere i servizi sul territorio più sarà certo che le persone che lavorano per la Provincia rimarranno a lavorare qua. In nessuna riunione ufficiale ed in nessuna legge è messa in discussione la posizione dei dipendenti”.

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