9 dicembre 2011
“Evitare la catastrofe”.
L’indignado di Pu24 Lorenzo Chiavetta ci racconta con il suo ormai immancabile pagellone la puntata di Servizio Pubblico.

Michele Santoro e il suo Servizio Pubblico
Guglielmo Epifani: voto 6,5.
E’ strano vederlo in Tv e pensare che non sia più a capo della CGIL. Il suo esordio è questo: “la manovra è necessaria ma probabilmente non sarà sufficiente”. Come si dice, un colpo al cerchio… Anche l’Europa, ricorda l’ex sindacalista, deve fare la sua parte: il Paese, da solo, non può farcela. La Merkel deve prendersi le sue responsabilità, non può rispondere solo all’opinione pubblica della sua nazione, anche perché nessuno sa se i nostri sacrifici basteranno a portarci fuori dalla crisi, “incluso Monti”. Tremenda verità. Dal canto suo, non è d’accordo con il blocco dell’indicizzazione delle pensioni e sostiene che l’Imu – la nuova Ici – costerà più di prima. Sull’euro aggiunge che l’errore è stato quello di lasciare la moneta da sola, senza una banca dietro a dar manforte. Se la situazione non migliorerà, Epifani prevede che l’anno prossimo, nello Stivale, si perdano altri 150mila posti di lavoro.
Francesco Rutelli: voto 6,5.
“Er piacione” difende l’operato di Monti (“Con lui, l’Italia è nelle migliori condizioni possibili”), ma non è sicuro che usciremo dalla crisi. “Le disparità sociali, in questi anni, sono cresciute”. Già, e la colpa, a mio avviso, è di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Inutile dire che con Prodi il debito pubblico era sceso al 103%. Sì, un buon risultato, ma a che serve? L’ex sindaco di Roma afferma poi che oggi è difficile trovare i soldi per pagare gli interessi sul debito (ne siamo sicuri? secondo me i modi ci sarebbero), e che qualcosa, nella manovra, vada cambiata. Ad esempio il blocco dell’indicizzazione delle pensioni. Sui tagli ai costi della politica si trincera dietro un “è compito del Parlamento fare una legge al riguardo”. Un po’ poco, direi. Il leader di Alleanza per l’Italia è convinto che la politica debba darsi da fare per portare lavoro, facendo sì che si incrementi la crescita. Sulla vendita delle frequenze tv è favorevole, così come per un eventuale accordo con le banche svizzere. Sostiene che Monti deve essere elogiato, perché ha detto “mai più condoni”. Ok, ma tutto il resto? Ce lo dimentichiamo? Sulle province ricorda come il Terzo Polo abbia votato insieme all’Idv per la loro abolizione (su questo va lodato), mentre, sulle spese militari, si mostra favorevole a un improbabile “esercito unico europeo”. Pretende “rispetto” da Bruxelles ed è contrario ad un possibile ritorno alla lira. Non vuole la svendita dei “gioielli” italiani.
Paolo Ferrero: voto 7,5.
E’ l’unico, in studio, che vuole difendere davvero le classi sociali più deboli, seppur con metodi discutibili. Per lui, la manovra è iniqua e dannosa. Ne sono la dimostrazione le testimonianze delle donne del pubblico in studio. Pagano solo i lavoratori e i pensionati. Inoltre, è una manovra recessiva perché “toglie denaro dalla circolazione, con i tagli agli enti locali”. Si prospetta un calo delle entrate fiscali, visto che l’economia peggiorerà. Che significa? Che, di anno in anno, saranno necessarie altre manovre correttive. Non è bastato l’esempio estivo, con due finanziarie risultate inutili per combattere la speculazione finanziaria. Ferrero evidenzia anche il nodo del problema (e in questo sarà supportato da tutti gli altri ospiti della trasmissione): la Bce può dare soldi alle banche private – magari per comprare titoli di stato – ma non alle varie nazioni. Il che è un’assurdità. Come Rutelli e Gasparri è contrario al ritorno alla lira. Da apprezzare la proposta di mettere un tetto, per le super pensioni, di 5mila euro al mese, così come quella di ridurre le (inutili) spese militari; al contrario trovo utopico il voler mettere alle strette il colosso germanico minacciando di non restituirgli il nostro debito. Al segretario di Rifondazione Comunista va un merito: quello di aver rammentato che l’Italia ha firmato un accordo per la riduzione del debito pubblico al 60% entro 25 anni, che significa una “stangata da 40 miliardi l’anno” sulle nostre teste. Bella la chiosa finale: “non è aumentando l’età pensionabile che si fanno entrare i giovani nel mondo del lavoro”. Chapeau!
Maurizio Gasparri: voto 5.
Ufff… Sì, su alcune cose che dice si è un po’ tutti d’accordo, ma per il resto sembra davvero, come dice Santoro, in campagna elettorale. Appoggia Ferrero sui suoi giudizi alla Bce. Poi dice che non siamo usciti dall’euro perché potevano crearsi problemi (ma va?) e che se oggi si votasse sull’ingresso in Europa il 90% degli europei direbbe di no. Secondo l’ex ministro delle Telecomunicazioni si è esultato troppo quando si è entrati nell’euro. Su questo non possiamo far altro che dargli ragione. Gasparri parla anche dell’inevitabile clima di tensione che si è respirato al congresso del Partito Popolare Europeo (di cui il Pdl fa parte, n.d.a.), specie tra la Merkel e Sarkozy. Sui tagli alla politica, afferma che qualcosa è già (già?) stato fatto e che il vitalizio sarà trasformato in sistema contributivo (pensate che vittoria e che tempismo!). Poi aggiunge che bisogna ridurre il numero dei parlamentari, ma che bisogna anche prendersela con le altre “caste”, come quella dello “spettacolo” e della “comunicazione”, oltre che delle banche. E non dimentichiamoci delle super liquidazioni, come quelle di Alessandro Profumo, che vanno assolutamente ridimensionate (e qui merita un applauso). Le province, ad avviso di Gasparri, vanno abolite ma con procedimento costituzionale (ha ragione, visto che sono menzionate nella Costituzione). Ci sarebbero dei risparmi, ma comunque il personale andrebbe ricollocato (e menomale!). Il senatore del Pdl rivendica poi i successi del precedente governo contro la lotta all’evasione fiscale: “con noi, l’Agenzia delle Entrate ha incrementato i recuperi di miliardi e miliardi”. Sarà. Ma anche se fosse vero, credo che tutti i buoni propositi siano stati annullati con lo scudo fiscale. Sulla soglia dell’1,5% di recupero, l’ex ministro sostiene che forse è bassa, ma è meglio di niente. Poi dice anche che le attività commerciali della chiesa pagano già l’Ici (boh… a me non risulta, ma la questione va approfondita), e che invece non la pagano i centri sociali che occupano i palazzi. Lo trovo fuori luogo quando sostiene che l’Italia, negli ultimi 60 anni, è comunque cresciuta in termini generali (embè?), e mi fa sorridere quando elogia nuovamente l’operato del governo Berlusconi, che, a suo dire, tramite apposite leggi ha evitato i livelli di disoccupazione di altri stati come la Spagna (la Tinagli lo riprenderà per bene su questa affermazione). E ancora, sembra schierarsi a difesa di Marchionne: “menomale che si sono persi i referendum nelle fabbriche”. In una escalation continua trova anche il tempo di dare parte della colpa del fallimento dell’euro a Prodi (e ti pareva…) e di urlare a Ferrero, a più riprese: “stavi con Prodi e con Amato”. E poi: “Noi come governo avevamo fatto…”: uffa, che noia! Come se non bastasse difende la questione delle frequenze gratis e critica chi ha festeggiato per la caduta di B. lo scorso mese. Nulla di nuovo all’orizzonte.
Christian Marazzi: voto 6.
L’economista crede che la costruzione dell’euro sia stata viziata alla radice. C’è stato infatti uno sviluppo ineguale nei vari stati. Anche lui è molto critico sulla Bce: crea moneta, emette moneta ma solo su comando delle banche private. Dovrebbe diventare una banca normale, come la Federal Reserve americana. Dalle nostre parti è già iniziata la fuga dei capitali dalla zona euro. L’emissione di euro-bond? Fuori tempo, porta solo a un aumento dei tassi di interessi delle singole nazioni. Ormai siamo in una spirale greca. L’Europa ha interesse a salvare l’euro, ma l’economista pensa che la Germania stia cercando di esasperare appositamente i paesi poveri per far sì che chiedano loro stessi di poter uscire dall’Unione Europea.
Irene Tinagli: voto 6.
Era già stata ospite da Santoro ad “Annozero”. Pure lei è contraria al blocco dell’indicizzazione delle pensioni. Spera che Monti si corregga sul tema in questione. Afferma che in realtà tutte le misure prese per le pensioni erano già state pensate dai precedenti governi: oggi sono state solamente accelerate. Il problema è che in Italia ci sono troppi pensionati, complice anche coloro che, in base alle leggi dell’epoca, sono andati in pensioni a 40-45 anni, con circa 20 anni di contributi. Questi ultimi sono nei fatti mantenuti da chi lavora oggi. Anche a causa di tutto ciò era inevitabile intervenire al riguardo. Per la Tinagli, Gasparri sembra “cascato dal pero” (e non ha tutti i torti), visto che nei tre anni del governo di centrodestra si sono persi milioni di posti di lavoro. La disoccupazione giovanile è alle stelle e quella generale non è altissima solo perché non vengono conteggiati i lavoratori in cassa integrazione. Precisazioni perfette!
Donne del pubblico e il tosco-milanese sessantenne appena licenziato: voto 10.
Coraggiosi e tenaci. Le loro situazioni sono utili a capire anche il momento di confusione a cui hanno portato gli interventi sulle pensioni.
Gianni Dragoni: voto 6,5.
Solita routine. All’inizio fatico a seguirlo, ma poi si sblocca alla grande. Fa il punto sugli istituti bancari, che oggi hanno problemi di liquidità e non fanno credito a nessuno, nemmeno ai loro “colleghi”. Poi parla degli Stati Uniti, che è vero che hanno aiutato, a livello finanziario, le loro banche, ma è anche vero che hanno istituito maggiori controlli. Bene ricordare, infine, i rapporti di alcuni membri del governo con Intesa.
Marco Travaglio: voto 9.
E’ insostituibile, e si sa. Ricorda che in Italia vi è un enorme “serbatoio di nero”, eppure ancora non siamo falliti. Si potrebbe fare qualche controllo al riguardo, ma lo Stato latita. Il governo, infatti, ha deciso di non prendere i soldi lì, ma dai poveri. Chi viene salvato? Mediaset, Vaticano ed evasori. Fa bene il giornalista torinese a menzionare l’appello lanciato online dal sito di MicroMega, che ha visto, in poche ore, migliaia di adesioni tra gli internauti affinché l’Ici venga pagata anche dal clero: “Date a Cesere quel che è di Cesare e a dio quel che è di dio. Lo diceva Gesù”. Travaglio rilancia l’abolizione delle province (realmente, e non solo sulla carta come fatto fino ad ora). Poi si sofferma sulla rinuncia di Monti al suo stipendio da primo ministro. Gran bella cosa, non c’è dubbio. Peccato che ci sia sempre lo stipendio da senatore a vita, e forse quello da “professore in pensione”. Si parla anche del cosiddetto beauty-contest, il “concorso di bellezza” che, in pratica, prevederebbe l’assegnazione di frequenze gratis, o comunque a bassi costi, per chi già le detiene, come Rai e Mediaset. Monti potrebbe aprire un’asta, vendendo le frequenze e ricavando qualche miliardo di euro (un po’ come avvenuto – ricorda Travaglio – in Canada, Usa e Germania). Ma Passera, ministro dello Sviluppo economico, dice che il problema non è stato ancora analizzato. C’è poi il capitolo della ri-tassazione dei capitali scudati. Prima si diceva che non era possibile ri-tassarli, ora si è cambiato idea, ma li si tassa per un misero 1,5%, “perché Monti è sobrio”. Dei miliardi in Svizzera meglio non parlarne. Forse, sostiene il vice di Padellaro, il problema sta nel fatto che mentre in America gli evasori finiscono in galera (dove, tra l’altro, pullulano i colletti bianchi), con pene anche di 15 anni di reclusione, in Italia non vi è un solo evasore dietro le sbarre. E lo si deve anche alle leggi approvate dal centrosinistra sull’argomento, grazie alle quali è difficilissimo accertare determinati reati finanziari. L’Ulivo ha inventato le “soglie di evasione”, e il centrodestra ha lasciato tutto così (aggiungendo condoni e scudi fiscali). Forse, se si raddoppiassero le pene e si annullassero le soglie di cui sopra, qualcosa cambierebbe… non trovate? Non mancano poi le critiche al ministro Fornero e alle sue lacrime. Infine, la balla della settimana, che riguarda le intercettazioni, la “grande emergenza degli ultimi tre anni di governo”. Travaglio rammenta al pubblico come Ghedini, per difendere Berlusconi da una delle tante accuse rivoltegli, abbia citato una sentenza della Corte europea di Strasburgo che riguarda il diritto di cronaca e, appunto, le intercettazioni. Che però è tutto il contrario di quanto portato avanti da Ghedini e il suo partito, in Parlamento, in questi anni.
Michele Santoro: voto 7.
Per lui ordinaria amministrazione, ergo ottima conduzione (condita da un bellissimo – e purtroppo drammaticamente realistico – servizio sul monte dei pegni). Nel suo editoriale non usa mezzi termini: “ci troviamo di fronte un tunnel molto lungo…”. La manovra economica colpisce duramente le pensioni, non capendo che “anche se ammazzassimo tutti i vecchi non saremmo sicuri di uscire dalla crisi”. Il giornalista salernitano non si ferma un attimo: l’Istat conferma un calo della produzione industriale, niente crescita, complici anche l’aumento probabile dell’Iva e il ritorno all’Ici. “Così non si combatte la recessione”. Parole sante. Viene citato anche Belpietro, che vorrebbe un drastico taglio della spesa pubblica. Quella spesa che, ricorda Santoro, è rappresentata anche dai dipendenti statali. Insomma, giusto tagliare gli sprechi ma così si colpirebbero ancora una volta le famiglie, togliendo lavoro a centinaia di persone. Ecco perché il conduttore si rivolge al ministro Fornero, ricordando che il 10% della popolazione possiede quasi il 50% della ricchezza italiana: “sarebbe meglio colpire loro”. Come? I metodi sono tanti. Ad esempio facendo un accordo con la Svizzera, come hanno fatto Germania e Inghilterra, tassando i capitali esportati in terra elvetica. Non manca, infine, la stoccata al premier Monti per la sua presenza da Bruno Vespa: “un presidente del Consiglio dovrebbe rispondere ai giornalisti, e non illustrare la manovra a ‘Porta a Porta'”. Unico neo: che serve fare un collegamento in diretta con l’anziana donna dal Friuli, che non riesce ad arrivare alla fine del mese, se poi le si dedica un solo intervento?
Vauro: voto 9,5.
Le sue vignette sono fantastiche, come sempre. In avvio, è incazzatissimo: “tutti a lodare Monti: io lo manderei per primo agli inferi”. Da menzionare la vignetta in cui il boia piange mentre tortura il seviziato, secondo il “modello Fornero”.
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