16 dicembre 2011
Riempire il vuoto

Niki Vendola
Niki Vendola: voto 6,5.
Il governatore pugliese parte benissimo, anche se nel finale delude un po’. Si sofferma sui fatti recenti di Torino e Firenze, sottolineando la tradizione di civiltà di ambedue le province. Evidenzia come spesso si tenda a giudicare gli episodi che vedono coinvolti gli stranieri secondo pregiudizi di ogni tipo. Ad esempio, nel caso fiorentino, inizialmente si era parlato di regolamento di conti tra i senegalesi, cosa per nulla vera. Vendola odia l’espressione “tolleranza zero” (sono d’accordo anch’io). Il nostro sforzo deve essere quello di capire cosa c’è dall’altra parte, e non dipingere chi ha la pelle diversa come “l’uomo nero” o il capro espiatorio di turno. E poi è assurdo che ancora oggi non si conceda la cittadinanza a chi nasce sul nostro territorio. Così facendo, finiamo per togliere diritti civili ad altri uomini come noi. L’idea che in un’altra etnia ci sia qualcosa di criminale è tremenda, “ci riporta agli anni bui”. Non si devono criminalizzare i poveri, come avveniva nel Medioevo, in cui erano reati “l’accattonaggio e il vagabondaggio”. Tuttavia, in Italia, fino a poco tempo era in vigore il reato di clandestinità (una vergogna internazionale). “Dobbiamo capire che gli stranieri sono delle risorse, e non delle minacce”. Riguardo il governo, Vendola preferisce gli attuali ministri rispetto ai precedenti, ma non dà un giudizio positivo alla manovra. “Monti ha fatto uno sforzo per ridurre l’iniquità, ma ci voleva più coraggio”. Vero. Equità e giustizia sociale: sono loro i grandi assenti di questa ennesima stangata sulle teste degli italiani. Toccherebbe anche investire sulla manutenzione del territorio. Ancora: il leader di Sel, interpellato dalla Costamagna, afferma che se fosse stato in Parlamento non avrebbe votato a favore della manovra economica. “Se la crisi la pagano i poveri è una scelta politica, non tecnica”. Però, sembra far capire che in qualche maniera avrebbe appoggiato l’esecutivo, perlomeno per evitare la catastrofe finanziaria, sulla scia di quanto affermato, nei suoi moniti, da Napolitano. Fortunatamente, in Italia l’80% degli abitanti possiede una casa, ma solo perché c’è propensione “al sacrificio e al risparmio”. I dipendenti licenziati dalle ferrovie vengono trattati con la logica dell’usa e getta, privati di ogni diritto al lavoro. Il servizio di trasporto pubblico, da noi, è sempre stato considerato un servizio sociale, tanto che lo Stato ne ha sempre ammortizzato i costi. Moretti, invece, “cambia un pezzo del welfare”. Si deve incentivare il trasporto di merci su rotaia (non con il Tav, aggiungo io). Ma nemmeno chiudere l’Irisbus, visto che l’Europa ci impone di rottamare diversi autobus che non sono a norma. Non manca una critica alle aziende: “Hanno sempre investito sulla compressione del costo del lavoro, e non sulla qualità. Si è creduto che la competizione andasse fatta sulla pelle dei lavoratori”. Parole sante. Sulla questione delle tangenti in Lombardia, Vendola sostiene che bisogna mettere sullo stesso piano corruttore e corrotto, e lo fa parlando di quanto successo in Campania negli scorsi anni: “Il problema dei rifiuti non era napoletano: essi arrivavano da diverse zone d’Italia, specie del nord”. Il livello di corruzione oggi è troppo alto. E’ un elemento che fa parte in maniera intrinseca della vita pubblica. Parla anche dei costi della politica. Sostiene di essersi tagliato lo stipendio, di devolvere parte di esso al suo partito, e propone di tagliare i vitalizi ai componenti della giunta pugliese. Ma non basta: gli ospiti in studio lo incalzano di brutto, tanto che l’impressione che si ha è che l’ex parlamentare di Rifondazione sia costretto ad arrampicarsi sugli specchi. “La Puglia è virtuosa, ha fatto questo, ha fatto quello…”. Vendola vorrebbe un Senato delle regioni, con conseguenti stipendi più bassi (anche se non capisco il meccanismo). Sull’Irpef: “L’ho aumentata per non violare il patto di stabilità”. E giù un altro discorso a difesa della Puglia… I meriti sicuramente ci saranno, ma il governatore appare un po’ ripetitivo. Le tasse pugliesi – ricorderà l’accoppiata Costamagna-Bechis più avanti – sono aumentate. C’è poco da aggiungere.
Guidalberto Guidi: voto 6-
Per prima cosa, l’imprenditore afferma di non capire il significato della parola ‘razzismo’, in quanto “lavoro e produco in diversi paesi del mondo”. E’ affranto per la triste vicenda di Firenze. A suo dire il problema è che “in Europa e in tutto il mondo c’è ormai un’accettazione della violenza verbale”. Non ci si sforza di comprendere gli stranieri, ed è un male. Guidi non vede alcun collegamento tra “questi episodi” e la mancanza di lavoro. Quest’ultima rimane un problema serio: nei prossimi anni si prevede un calo dell’industria manifatturiera dal 40 al 50%. Cifre drastiche, che porterebbero a milioni di licenziamenti nello Stivale. Tutto ciò, secondo lui, avviene perché abbiamo vissuto troppi anni al di sopra delle nostre possibilità, sottovalutando la potenza di paesi che oggi sono nostri competitori (leggi Cina e India). E’ vero che i posti di lavoro non si creano per decreto, ma l’attuale manovra economica, afferma Guidi, è un “laccio emostatico”. La pressione fiscale è altissima. Bisogna investire in ricerca e sviluppo. Gli appalti in ferrovie? “Ci ho avuto a che fare: è un mondo complicato”. Il licenziamento di 800 persone è un caso drammatico, una delle tante prove della forte crisi presente in Italia. Purtroppo, gli imprenditori spesso fanno delle scelte. Lui, ad esempio, potrebbe licenziare molti dei suoi dipendenti che rappresentano un costo aggiuntivo. Ma si permette il lusso di non farlo. Bella cosa, ma non credo lo si possa giudicare un benefattore per questo. L’imprenditore sostiene poi che in Italia c’è molta precarietà perché non si può licenziare (al riguardo, nasce una diatriba con la Costamagna). Sull’Alta Velocità sembra prendere le difese di Moretti, e sarà criticato per questo, in studio, dai licenziati milanesi. La Freccia Rossa “ha cambiato il mondo del lavoro”. Sarà. Ma una parola sull’incredibile prezzo dei biglietti no, eh? Non rinnega, poi, la corruzione presente in Italia, ma afferma: “più la politica è presente nei fatti economici, più è alta la corruzione”. Forse non ha tutti i torti. Vedendo i rifiuti nascosti sotto la Bre.be.mi si incazza parecchio, anche perché lui spende diversi soldi per lo smaltimento dei rifiuti speciali delle sue aziende. Critica, a tal proposito, la mancanza di controlli.
Franco Bechis: voto 6,5.
Il giornalista di “Libero” afferma, senza fronzoli, che nei prossimi mesi si prevede una drastica caduta del PIL. Ergo, la manovra non è sufficiente. Le entrate fiscali non sono quelle previste dal governo. Ciò vuol dire che presto sarà necessaria un’altra manovra (solo una?). Inoltre, stiamo cedendo sovranità all’Europa: “le tasse che mettiamo oggi non potremo più toglierle, perché la politica fiscale la detiene l’UE”. La crisi c’è, non si nega, eppure, ricorda Bechis, molte aziende quotate in borsa hanno aumentato utili e fatturato. Vanno male, invece, banche e assicurazioni. Sulla questione dei trasporti, il giornalista è d’accordo con Vendola. Capitolo aziende: “abusano della flessibilità, assumendo un lavoratore precario su due”. Realtà. Al leader di Sel ricorda che il suo consiglio comunale ha dei costi esorbitanti. Fa bene. Poi aggiunge: “Il governo ha aumentato l’Irpef, ma in alcune regioni è rimasta immutata. Ad esempio in Puglia, dove Vendola l’aveva già alzata”.
Luisella Costamagna: voto 6,5.
Le sue domande sono puntigliose. Su Vendola, sostiene come egli abbia cambiato posizione, più volte, rispetto al governo Monti: prima contrario, poi favorevole ad un governo di poche settimane per introdurre la patrimoniale. Infine un timido appoggio. Scontata, fatta questa premessa, la domanda al leader di Sinistra e Libertà: “Se fosse in Parlamento, questa manovra la voterebbe?”. Ma non è finita. La Costamagna chiede a Vendola perché, nella manovra economica da lui proposta, non si parla di tagli agli stipendi dei politici. L’ex conduttrice di “In onda” è contro l’esternalizzazione delle aziende e critica fortemente i costi elevati dei biglietti dei treni veloci, diventati ormai “mezzi di elite”. In effetti costano, in alcuni casi, più dell’aereo. La bella torinese trova anche il tempo per definire Guidi “buonista”, con un po’ di ironia. Lo critica, poi, perché egli vorrebbe che gli imprenditori potessero licenziare i propri dipendenti di cui non hanno più fiducia. Ancora: invece di importare i modelli esteri, dove si lavora con meno tutele, non sarebbe meglio estendere i nostri diritti oltreconfine?
Gianni Dragoni: voto 7.
Il suo voto è di routine. Ricorda come il bilancio delle ferrovie dipenda, per circa la metà, da soldi ricevuti dalla Stato e dalle Regioni. Poi fa il punto sui mega stipendi di alcuni manager: Scaroni (ENI) circa 4 milioni di euro lordi nel 2010; Guarguaglini (ex Finmeccanica) idem, più buonuscita di 5,5 milioni lordi; Piero Gnudi, attuale ministro del Turismo ed ex presidente Enel, un milione e mezzo circa lordi. All’estero le cose sono un po’ diverse. Negli USA Obama ha messo un tetto stipendi di 500mila dollari ai funzionari delle società salvate con soldi pubblici. E non basta: ha anche nominato un controllore, che può decidere di tagliare ulteriormente le buste-paga. Stupenda la frase finale di Platone, risalente a più di 2000 anni fa: “il più ricco della società non deve guadagnare più di cinque volte il povero”. In Italia siamo a trecento o quattrocento volte in più. Dettagli.
Fiorella Mannoia, Frankie Hi Energy e il giovane senegalese: voto 8.
La canzone è molto bella e quanto mai attuale. Inoltre, propone un’inedita Fiorella Mannoia in versione rap. Fa piacere vedere un ragazzo di colore cantare, nella propria lingua, una canzone dedicata agli immigrati, troppo spesso, ahimè, maltrattati nel nostro Paese. Per risolvere il problema, forse, come ricorda Fiorella, bisognerebbe combattere contro la “cultura dell’odio”.
Persone licenziate che protestano nella stazione di Milano: voto 10.
Vogliono solo lavorare, nient’altro. Invece, dall’11 dicembre scorso si ritrovano tutti a spasso, con relative famiglie da mantenere. Protestano, al freddo e al gelo. Il loro coraggio va apprezzato. Non vanno abbandonati. Il loro licenziamento, sostengono, è dovuto al fatto che Trenitalia punta esclusivamente sull’Alta Velocità, mentre taglia in maniera eloquente i treni notte (dalla Sicilia, mia terra di origine, sono rimasti solo 5 treni da Siracusa e 5 da Palermo, a lunga percorrenza, verso Roma: addio collegamenti con Milano, Torino e Venezia). Il ferroviere che urla con la voce strozzata e la donna incinta riescono a commuovermi.
Mariella, dipendente regione Lombardia: voto 10.
Fa il sunto sui problemi della Bre.be.mi. Molto chiara e decisa. Lotta contro l’avvelenamento dell’ambiente e le discariche abusive di amianto,e per questo merita il nostro plauso. Sul finale è un po’ polemica: avrebbe voluto dialogare maggiormente con gli ospiti in studio. Ha ragione. Sì, ok, i tempi televisivi sono quelli che sono, ma un po’ di spazio in più lo avrebbe meritato. “Mi avete pagato l’albergo e l’aereo da Cremona. A sto punto avreste potuto registrare una mia intervista, inviando una troupe in Lombardia”. In effetti…
Giancarlo del Movimento 5 Stelle siciliano: voto 10.
Elenca l’ammontare di stipendi, diarie e rimborsi vari degli “onorevoli” siciliani. Cifre esorbitanti, pazzesche. Per lui, lo stipendio giusto sarebbe 3mila euro al mese, non un centesimo in più. Critica Vendola per il suo alto ingaggio e lo incita a tagliare i costi della sua giunta.
Marco Travaglio: voto 8.
Ammetto che nel suo primo intervento fatico un po’ a seguirlo. Tra gli argomenti trattati, l’appoggio della Lega Nord ad una nuova moneta in territorio padano (ammesso che esista). Nel ’92 si parlò della “lega”, qualche anno dopo di “scudi padani” (o “calderoli”, come proposto dall’omonimo ex ministro). Poi parla della sottoscrizione lanciata per acquistare il terreno di Pontida, del fallimento della banca Credieuronord, nonostante gli interventi di aiuto di Fiorani, e delle quote latte. Sul finale ci sono due “balle”: quella della settimana e quella dell’anno. La prima riguarda Bersani, che vuole che il governo faccia chiarezza sulla norma che riguarda il pagamento dell’Ici da parte della Chiesa. Sostanzialmente non ha tutti i torti. Peccato, però, che quella norma l’abbia scritta lui quando era ministro del governo Prodi. La balla dell’anno, detta anche “balla della seconda repubblica”, invece, è la legge anti corruzione, che tutti dicono di voler fare ma che poi nessuno fa.
Michele Santoro: voto 6.
Fa piacere vederlo entrare in studio accompagnato dalla vecchia sigla di “Annozero”. Inizia il suo editoriale parlando delle liberalizzazioni, tanto evocate negli ultimi anni ma mai realizzate. L’esempio più lampante? Le frequenze televisive. Prima avevamo l’analogico, con Rai e Mediaset padroni incontrastati. Poi, in anni recenti, arriva il digitale, col quale si sarebbe dovuto aprire il mercato ad altri concorrenti, mettendo tutti sullo stesso piano. Ma non è stato così. Si sono messe all’asta un po’ di frequenze, acquistate da alcuni colossi della telefonia mobile, che hanno portato sì utili per svariati miliardi di euro allo stato italiano, ma allo stesso tempo hanno messo in ginocchio le tv locali (già malridotte da prima). E Rai e Mediaset? Sono rimaste “imperatrici” del settore, grazie al “beauty contest”, tramite il quale sono state concesse loro – e a Telecom e pochi altri – le frequenze rimaste in maniera gratuita. In molti, soprattutto dai banchi dell’Idv, hanno chiesto di fare un’asta (una possibile apertura, leggendo le ultimissime notizie di pochi minuti fa, forse ci sarà). La linea che passa è che tanto non si presenterebbe nessuno. Santoro, allora, lancia la provocazione: propone un milione di euro per avere le frequenze per trasmettere, sostenendo che in una settimana potrebbero diventare anche 100. Magari è solo una boutade, ma come si dice: “piuttosto che niente, meglio piuttosto…”. Ottima la scelta di iniziare la trasmissione con il servizio sui senegalesi, scesi in strada a Firenze per ricordare i loro “fratelli” appena uccisi. Così come è giusta la realizzazione di servizi sullo scandalo della Bre.be.mi. Appare invece un po’ fuori luogo il conduttore salernitano quando dice alla moglie di uno degli uomini sulla torre alla stazione di Milano di “non preoccuparsi” e di non piangere: è il modo in cui lo fa che non convince. Infine, incassa in silenzio la critica di Mariella (vedi sopra), ma chissà quanto rosica.
Vauro: voto 10.
Non è indignato, ma incazzato. “La tolleranza zero dovremmo attuarla nei confronti dei razzisti, perché quello di Firenze sarà stato pure pazzo, ma non era isolato”. E’ vero. I razzisti stanno dappertutto e “siedono anche in Parlamento”. Toccherebbe far loro il deserto intorno. Il disegnatore toscano ne ha anche per Guidalberto Guidi, che definisce “padrone buono”.
Le vignette che più mi colpiscono sono due: la prima è quella che rappresenta le vittime di Equitalia all’inferno; la seconda quella che mostra il maglione giro collo in stile Marchionne, per gli operai della Fiat, a mo’ di cappio, con nodo scorsoio incorporato.
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