Potere del tubo catodico

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21 dicembre 2011

Tv

E’ incredibile come la tv sia riuscita a traviare le menti di milioni di italiani.
Ma quando è iniziato questo processo?
Semplice: negli anni ’80, con lo sviluppo della cosiddetta “tv commerciale”, in concomitanza con l’avvento dell’impero Fininvest.
Io sono abbastanza giovane, ma sono sicuro che i più grandicelli ricorderanno di certo trasmissioni “cult” come Colpo grosso o Drive in.
Con tali programmi, nelle case degli italiani, entrò un nuovo tipo di intrattenimento: giochi a quiz, serie televisive americane, ma soprattutto donne nude o comunque a dir poco svestite.
Pensate che impatto per un popolo che veniva da più di trent’anni di predominio democristiano…
Ma c’è di peggio. Così facendo, le emittenti private ridimensionarono fortemente le trasmissioni culturali.
Il culmine si è raggiunto oggi, con reality show e programmi porcata che imperversano ormai in ogni dove. E non solo sulle reti Mediaset, ma anche su quelle RAI: il servizio pubblico, un po’ per adeguarsi alle richieste degli spettatori, un po’ per cercare di combattere la concorrenza del privato, è diventato tv commerciale anch’esso.
Deprimente.
Concludo. Il risultato di tutto ciò è che se chiedi a un bambino cosa vuole fare da grande, ti dirà che sogna di diventare calciatore; viceversa, buona parte delle ragazzine aspireranno a diventare veline. Se si fa un paragone con i desideri delle vecchie generazioni (“io da grande voglio fare il medico”; “io l’avvocato”; “io la professoressa” e via discorrendo), non c’è da esserne felici.
Chiaro che non bisogna generalizzare, ma è evidente che ci sia stata una forte perdita di valori. E anche di intelligenza. Provate a farvi un giro nelle università… Vi chiederete: “ma questi come ci sono arrivati qui? Sbagliano le doppie, le “e” con l’accento e non sanno minimamente cosa sia la punteggiatura!”.
Parafrasando una celebre battuta, si potrebbe rispondere così: è il potere del tubo catodico, bellezza (e della PlayStation, del computer, ecc…). E tu non puoi farci niente.

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