di Redazione
27 dicembre 2011
Nel nosocomio fanese numerosi interventi a quattro mani che accelerano il percorso di guarigione della paziente con problemi uro-ginecologici

Da sinistra Valerio Beatrici (primario Urologia) a destra Claudio Cicoli (primario Ginecologia)
FANO – Poche donne lo ammetterebbero, ma sono in tante a soffrire di incontinenza. E non tutte hanno superato i settanta anni. Infatti non è raro, dopo il parto, avere questo problema. Lo dimostrano i tanti accessi all’ambulatorio Niagara del Santa Croce di Fano, dedicato alla patologia del pavimento pelvico, che ogni lunedì incontra donne, circa 250 all’anno, che prevalentemente lamentano una incontinenza urinaria. Ma come viene affrontata? Si parte proprio dalla visita con due specialisti che apparentemente non hanno nulla in comune: il ginecologo e l’urologo, in alcuni casi anche il chirurgo. Insieme valutano la paziente, definiscono il percorso diagnostico e stabiliscono quale terapia proporre. E la necessità di interventi chirurgici non è rara. Ci sono circa 60-70 casi all’anno affrontati da entrambi gli specialisti.
“In queste settimane – spiega Claudio Cicoli, primario della ginecologia fanese – con il primario urologo Valerio Beatrici abbiamo affrontato numerosi interventi. Tutti casi selezionati in precedenza e che ci hanno consentito di agire in modo definitivo sulle problematiche delle pazienti”. A Fano per l’uro-ginecologia, che in alcune realtà ospedaliere è un vero e proprio dipartimento, è stata attivata una collaborazione che dà risultati dal punto di vista clinico e organizzativo. “L’attivazione di aree di ricovero per intensità di cura ha avvicinato specialità prima distanti e favorito un nuovo e moderno approccio a determinate patologie – precisa Valerio Beatrici – Sono gli specialisti e le tecnologie ad arrivare dalla paziente. Con questo incontro tra specialisti diversi si favorisce il confronto, la scelta di percorsi diagnostici e l’ottimizzazione delle terapie”. Beatrici fa un esempio: “La paziente candidata alla correzione di un prolasso vaginale potrà essere sottoposta o meno anche all’asportazione dell’utero ed in alcuni casi alla preventiva correzione di una potenziale successiva incontinenza urinaria”.
I vantaggi sono evidenti. “La presenza in sala operatoria di entrambi gli specialisti – chiude Cicoli – che agiscono integrando le loro competenze, riduce il rischio di complicanze riconducibili alla necessità di sconfinare in ambiti meno noti. Attraverso il ricovero, che non avviene in ambienti distinti per specialità ma in spazi comuni, differenziati per intensità di cura, è favorito l’incontro degli specialisti, la condivisione degli obiettivi e la risoluzione di questi casi a quattro mani”.
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