“Liberalizzazione aperture, pagano sempre i più deboli”

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13 gennaio 2012

di Simone Paolucci* e Fabrizio Bontà**

negozio chiuso

Siamo alle solite: a pagare sono sempre le fasce più deboli di questo mondo globalizzato.

L’apertura indiscriminata, e libera, delle domeniche, nel settore del Commercio, sarà il colpo di grazia per la piccola e media impresa e, a gioco lungo, colpirà anche la Grande Distribuzione ora ammaliata da questa (dal loro punto di vista) ghiotta opportunità, senza dimenticare la famiglia, vero caposaldo di ogni Società civile.

E così, dopo esserci incontrati più volte in Comune, con la mediazione dell’Assessore Enzo Belloni, avendo trovato faticosamente una quadra tarata su 32 aperture (comunque contestata da noi sindacati) ecco che c’è stato subito chi ha pensato bene di rompere “il patto”, dichiarando apertamente, dopo aver asserito per primo la contrarietà alla liberalizzazione selvaggia, di voler rimanere aperto tutte e 52 le domeniche. A questo punto ci chiediamo: a vantaggio di chi o di cosa? Parliamo di servizi al cittadino? E allora rispondiamo che il Commercio non è indispensabile come l’Ospedale o una Casa di Riposo. E, sempre rimanendo su questo tema, allora dovremmo allargare il cerchio anche ai Servizi Comunali (per esempio gli Asili e il Trasporto Pubblico): perchè chi lavora nel nostro Settore si troverà costretto a doversi appoggiare, nella migliore delle ipotesi, ai nonni o assumere una baby sitter impoverendo, ulteriormente, il budget familiare.

E questo è il secondo problema legato a questa liberalizzazione: averla decretata senza prima aumentare il reddito delle fasce medio-basse del Paese è paragonabile al progetto di una costruzione di una casa partendo dal tetto, e non dalle fondamenta. Un paradosso, insomma.

Per ultima, ma non certo per ordine di importanza, anzi, l’assenza ingiustificata di un intervento deciso da parte della Chiesa: quasi tre milioni di lavoratori saranno “colpiti” da questa liberalizzazione (e diverse famiglie saranno interessate in entrambi i componenti che lavorano in questo Settore…) ma nulla! La Chiesa non c’è, salvo poi sentire bei sermoni sulla famiglia: belle intenzioni ma che, nei fatti, non producono nulla…

Come Sindacato non resteremo, comunque, alla finestra. Le nostre Segreterie Regionali hanno già invitato la Regione ad aprire un tavolo di discussione rivendicando il Testo Unico (con le relative aperture in deroga) come unico strumento di concertazione e discussione e saranno organizzate, prossimamente, delle Manifestazioni per sensibilizzare chi la domenica la usa come giorno di riposo (sacrosanto!) ma, egoisticamente, ha pensato bene di mettere il carico sulle spalle di altri.

Ricordiamo comunque a tutti i lavoratori e lavoratrici di questo Settore che i CCNL normano chiaramente sulle festività in cui la prestazione lavorativa è facoltativa e li invitiamo a non lavorare santificando almeno queste giornate.

*FILCAMS/CGIL

**UILTuCS/UIL 

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