di Redazione
18 gennaio 2012
ANCONA – Il segretario regionale del Partito Democratico Palmiro Ucchielli, già presidentissimo della Provincia di Pesaro e Urbino prima di Matteo Ricci, interviene sul tema del contenimento della spesa pubblica, relativo alla riforma delle provincie, come previsto dal decreto 201 del 2011.
“La questione delle Province – sostiene Ucchielli – dovrebbe essere collocata all’interno di una riflessione più generale sull’assetto complessivo di una Pubblica Amministrazione più snella, in grado di fornire servizi efficienti e non duplicazioni burocratiche.
Il rischio, altrimenti, è quello di finire travolti dal ciclone dell’antipolitica che concede all’opinione pubblica un capro espiatorio, in questo caso le provincie.”
Secondo il segretario regionale, non è privando la provincia delle sue competenze che si ottengono risparmi della Pubblica Amministrazione.
“Il ridimensionamento delle Province – continua Ucchielli – non produce né risparmi di spesa sul bilancio pubblico né un miglioramento dei servizi per i cittadini ma rischia di produrre l’avvio di una lunga fase di caos istituzionale e di incertezza.
Le funzioni di area vasta come quelle riguardanti i trasporti, la viabilità, la difesa del suolo, l’edilizia scolastica, la formazione professionale, i centri per l’impiego, la pianificazione urbanistica del territorio, dovrebbero comunque essere svolte e non possono di certo essere i singoli Comuni a potersene occupare, tanto meno la Regione, cui spettano le funzioni legislative e di programmazione.”
Dati alla mano, il segretario spiega come un recente studio realizzato dall’università Bocconi ha sottolineato che un trasferimento di funzioni dalle Province verso le Regioni, comporterebbe una crescita di alcuni costi (per esempio quelli relativi al personale) capace di annullare completamente il vantaggio determinato dall’abbattimento del cosiddetto costo della politica derivante dallo scioglimento delle giunte provinciali.
“Abolire le provincie , quindi, non solo non risolverebbe il problema dei costi della politica – conclude Ucchielli – ma metterebbe in discussione anche il concetto di rappresentanza popolare su cui si basa la nostra democrazia ed allontanerebbe sempre più le istituzioni dal controllo vigile dei cittadini sull’operato”.
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