di Redazione
26 gennaio 2012
Mobilitazione bipartisan. Renato Claudio Minardi: “E’ una battaglia di civiltà per difendere i nostri diritti e il territorio tutto”
PESARO – Nel giorno della protesta, l’amalgama fonde le voci di amministratori e cittadini. E il senso del sit-in, a cui hanno partecipato oltre cento persone, forse è racchiuso nel commento di Terenzio Ciaroni, 59 anni, associato Cia provinciale: “Per andare a Roma ormai facciamo prima ad andare a piedi“.
E’ una mobilitazione trasversale e bipartisan, quella organizzata da Provincia e Camera di Commercio davanti alla stazione di Pesaro contro la soppressione delle fermate dei treni a lunga percorrenza. I cartelli e gli slogan (“Ridateci gli Eurostar”) sono inequivocabili. E l’assessore Renato Claudio Minardi, che porta anche l’adesione convinta del presidente della Provincia Matteo Ricci bloccato dall’influenza, dà la linea: “E’ una battaglia di civiltà per i nostri diritti. Difendiamo la mobilità e i collegamenti veloci, visto che non abbiamo l’alta velocità“. Per cui: “Trenitalia? Non può isolarci unilateralmente, né giustificare la soppressione delle fermate nelle nostre stazioni con la motivazione che vanno abbattuti i tempi di percorrenza. Perché non è una valida ragione, né corrisponde al vero. Le stazioni di Pesaro e Fano, sommate, servono un bacino di 160mila abitanti, il 50per cento in più di Ancona. Così vengono penalizzati il sistema economico, il turismo e i cittadini“.
Aggiunge il presidente della Camera di Commercio Alberto Drudi: “Continueremo la mobilitazione finchè Trenitalia non tornerà indietro. Se serve, protesteremo davanti al parlamento. Sono stati tagliati l’80% degli Eurostar e degli Intercity e il 50% dei collegamenti Pesaro-Ancona-Roma. Nella stazione di Pesaro transitano 2 milioni e 200mila passeggeri all’anno, con queste decisioni ne perdiamo la metà. Con danni per tutti: taxisti, ristoratori, albergatori, commercianti. E’ un colpo mortale per la provincia, la regione e la costa adriatica“.
L’occupazione simbolica raduna primi cittadini, sindacati, associazioni. C’è anche Antonio Bruno, 70 anni, segretario provinciale Utp, l’Associazione utenti trasporto pubblico. “Le Marche sono discriminate – dice – I Frecciabianca in Emilia fermano in tutti i capoluoghi. Abbiamo già una proposta di riforma, i Frecciabianca devono diventare Intercity. Così sarebbero recuperarte le fermate“.
Per il consigliere provinciale Roberto Giannotti, tra i più attivi sostenitori della protesta, “si tratta di tenere alta l’attenzione sui nostri diritti“. William Bertozzini, 36 anni, prende il treno per lavoro, “ma così il tempo perso non si conta. Situazione scandalosa“. Mentre l’autista dell’Ami Giordano Saverio, 38 anni, che porta ogni giorno gli universitari a Urbino, è preoccupato: “Tutto il comparto avrà conseguenze. Se si isola Pesaro, si isola anche Urbino…“.
L’auspicio di tutti, noi compresi, è che Trenitalia ci ripensi non isolando il nostro territorio provinciale, la sua economia e i suoi abitanti.
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