Dalmonte: “Venezia è forte e ricca, altro che Cenerentola”

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15 febbraio 2012


PESARO – Circondati dalla neve di Baia Flaminia, mentre i curiosi accorrono – spesso in compagni dell’amico cane – per farsi fotografare o semplicemente fotografare il manto bianco che dal Foglia raggiunge le pendici del colle San Bartolo. Urla, incitamenti, incoraggiamenti rompono il silenzio più del mezzi spazzaneve che si fanno largo davanti al mare. Sono le voci dei giovani cestisti della Victoria Libertas. La palestra è libera dagli impegni della prima squadra che s’allena a Gradara (ore 17,15 video, poi lavoro in palestra) prima della partenza di domani mattina alla volta del capoluogo piemontese dove venerdì disputerà il quarto di finale contro l’Umana Venezia.

Scavolini Siviglia-Milano, Daniel Hackett e Luca Dalmonte

Daniel Hackett e Luca Dalmonte. Foto Giardini

Il primo pensiero di coach Dalmonte non è al pallone, alla sua squadra o agli avversari. Sono parole di sentito ringraziamento verso chi, nel giorni più difficili vissuti dalla città e dall’intera provincia, è riuscito a non interrompere il lavoro dei biancorossi.

Partiamo dal ringraziare lo sforzo di Fabrizio – il deus ex machina dell’Adriatic Arena – e dei suoi compagni che hanno aperto un sentiero nel cemento bianco che circonda il palasport. Hanno spalato un pertugio che ci ha consentito di raggiungere l’impianto e di fare allenamento£.

Come a dire che se sono mancate “le consuete comodità per fare allenamento, per lavorare con continuità, la squadra non si è fermata”, anzi…

In una situazione strana, la squadra si è presentata nel modo migliore, con grande attenzione e disponibilità, allenandosi con qualità. Da qui, c’è una catena che ci porta a Torino dopo tre settimane senza gioco, avendo saltato due partite, due fine settimana lavorativi. Lo dico – e lo ribadisco – solo e semplicemente perché sarà necessario fare uno sforzo importante per avere un buon impatto sulla partita di venerdì. Siamo lontani dai ritmi che ci hanno portato a essere secondi in campionato”.

Che si ferma per consentire la disputa della Coppa Italia, anzi delle Final Eight…

E’ assolutamente una parentesi. Inizia una competizione che non ha squadre con partite vinte o perse, in cui tutte le partecipanti partono dalla stessa linea, che si sviluppa in tre giornate, ma dove – a mio modo di vedere – non ci sono quarti, semifinali e finale: esistono tre finali potenzialmente una dietro l’altra”.

Ve la vedrete con Venezia, che ha vinto a Pesaro.

A noi è toccata Venezia e il campionato – che pure è una competizione diversa – ha detto, nelle ultime giornate, che la squadra di Mazzon ha iniziato il ritorno riposando la prima giornata, vincendo la seconda contro Siena, posticipato il terzo turno e poi espugnato Cantù. Oggi Venezia è una delle squadre, oserei dire la squadra, più in condizione. Lo dicono il campo, i risultati. Se batti i campioni d’Italia ed espugni il campo di una protagonista in Eurolega, significa che ti proponi legittimamente e con merito quale sorpresa di questo inizio di ritorno”.

Una lezione sulla Reyer, che peraltro sarà priva di Fantoni, livornese figlio d’arte.

L’Umana basa tantissimo sul talento e l’atletismo dei tre esterni americani Clark, Bowers e Young che hanno licenza totale di giocare l’uno contro uno e il pick and roll. Attraverso queste due situazioni, i tre creano vantaggi per se stessi e per i propri compagni. Venezia ha cinque giocatori in doppia cifra e ciò conferma non solo la profondità del roster nella quantità, ma soprattutto nella qualità e nella capacità realizzativa di più giocatori. La Reyer è squadra che può trasformarsi nel corso della partita. L’assenza di Fantoni può essere pesante, è onesto riconoscerlo, ma allo stesso tempo rendere la squadra veneziana ancor più trasformista, perché può giocare con un centro vero (Bryan) o finto (Szewczyk), ma anche con 4 finti come Rosselli o Tamar Slay. Ciò significa che non dovremo avere la capacità di adeguarci al loro trasformismo, interpretando al meglio le loro tipologie di quintetti. Ciò comporta assoluta attenzione. Venezia gioca una difesa che tende a imporre l’errore agli avversari; più di una difesa adottata dai veneziani impone agli avversari di pensare, togliendo ritmo e aggressività all’altrui attacco facendolo cadere in confusione”.

La sconfitta patita nel girone di andata può, anzi deve essere un prezioso promemoria.

Memori dell’esperienza della partita in campionato, dovremo avere la forza mentale di mantenere aggressività evitando di farci condizionare dalla loro tattica, avendo certezze e sicurezze nel nostro attacco per andare a colpire i punti deboli di una difesa che cerca di indurti in confusione”.

Dato a Venezia quel che è di Venezia, coach Dalmonte ritiene giusto mettere in dubbio la bontà di certe affermazioni Made in Laguna.

Mi sia consentito di non condividere la definizione di “leggera” attribuitasi dall’Umana Venezia. Dietro la parvenza si nasconde un’ambizione economica importante e ai più sconosciuta. Se si è Cenerentola, ma si esibiscono all’occhio di chi ti guarda diamanti e altri preziosi, proprio Cenerentola non si è”. 

Luciano Murgia

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