di Redazione
17 febbraio 2012
PESARO – La mattina dopo Luciano Pedullà è ancora immerso nel volley. Il coach pesarese, smaltita l’adrenalina per il successo – meritato – in rimonta nel derby, è al lavoro in vista del prossimo impegno, ancor più difficile, contro Villa Cortese reduce dall’ennesima delusione al cospetto della Norda Foppapedretti Bergamo che ha portato a casa anche la Supercoppa.
Il filmato della sfida di Monza al setaccio di coach Pedullà, mentre le colibrì riposano.
“Avevo promesso loro un giorno libero in caso di vittoria, il successo è arrivato e sono ben lieto di accontentarle…”.
Pedullà soddisfatto, a caldo e nella riflessione del giorno dopo.
A caldo aveva esaltato la reazione delle colibrì, che da Penelopi si sono trasformate in Amazzoni.
“Le mie ragazze sono state delle guerriere. L’aspetto più positivo è che hanno saputo reagire e rimontare superando una squadra giustamente famosa per la combattività. Cosa è cambiato dopo il secondo set? Che abbiamo difeso meglio, mostrando la grinta che ci serve e che era mancata in altre partite…”. Forse ogni riferimento alla sfida di Champions League con Bergamo non è per niente casuale.
Coach, deve sapere che il suo intervistatore aveva giurato a se stesso – durante il quinto set – che se la Scavolini avesse perso la partita, avrebbe rinunciato a seguire ancora il volley femminile.
Coach Pedullà ride…
Un pensiero da tifoso, che non dovrebbe appartenere al cronista, ma vedere una squadra dominare e rischiare di perdere è stato troppo. Più che di Penelopi, bisognerebbe parlare di autolesioniste. La storia del derby _ che oggettivamente Urbino ha giocato in condizioni di inferiorità, perché non ha potuto utilizzare il campo amico ed è ancora priva di Ivana Djerisilo – racconta che Pesaro è sempre stata avanti ai time-out tecnici. Nei 127 minuti (e non 120 come scritto in cronaca) Pesaro avanti 8-6 e 16-15 nel primo set; 8-3 e 16-12 nel secondo; 8-4 e 16-8 nel terzo; 8-6 e 16-15 nel quarto. Solo una volta, a quota 21, è stata avanti Urbino: nel primo, poi vinto dalle ducali ai vantaggi. Negli altri sempre vantaggi esterni: 21-17 nel 2°; 21-16 nel 3°; 21-17 nel 4°. Addirittura clamorosi i margini nel tie-break: 5-3; 10-5; 12-6. Poi la sofferenza. Ma ancora una volta si conferma il detto americano: “no pain, no gain”. Se non soffri, non vinci. Forse sarebbe stato meglio soffrire meno. E soprattutto evitare di subire rimonte imbarazzanti.
Vero è che la ricezione non aiuta gli altri fondamentali, tanto che il confronto iniziale con la Chateau d’Ax è stato impari: per le urbinati, ricezione perfetta nel primo set 84% contro il 29% delle colibri; 75% a 20% nel secondo parziale; 57% a 21% nel terzo. Poi – complice un calo del servizio urbinate – la Scavolini è cresciuta: 64% pari nel quarto, 64% a 42% nel quinto. Malgrado una ricezione che ha obbligato Ferretti a una maratona (le compagne la fanno correre così tanto che potrebbe andare alle… Olimpiadi di Londra), l’attacco ha tenuto botta e ha dato una spinta al successo (47% a 39% per le biancorosse), così come l’efficacia al muro (15 a 7). In questo contesto, è doveroso spendere due parole per Elisa Manzano, a lungo anonima, strepitosa nel 5° set, come Okuniewska. Le due centrali hanno lavorato bene e sono state preziose.
Il rammarico è non avere portato a casa i tre punti…
“Ma io – replica Pedullà, che pure era fiducioso di vincere la partita – non considero un punto perso quello lasciato a Urbino. Sono due punti guadagnati che ci consentono di guardare con maggiore fiducia alle prossime sfide interne con Villa Cortese (domenica, ore 18) e Novara (mercoledì 22, ore 20,30). Abbiamo necessità di fare punti per migliorare la nostra classifica”.
A fine partita, abbiamo avuto occasione di scambiare qualche parola con la brava Jelena Blagojević, la serba della Chateau d’Ax che giovedì sera più che mai si è sentita orfana della connazionale Ivana Djerisilo.
“Sai, con Ivana hai la certezza che nei momenti chiave, nei punto a punto finali, lei mette giù la palla, sempre!”.
Che poi è anche la giocatrice che finora è mancata alla Scavolini, che avanti prima di 6 poi con 4 match-ball ha avuto il braccino. Fino a quando Alix Klineman non ha ricordato di essere la “go to guy” della situazione e ha chiuso la sfida. Soffrendo più del dovuto, ma l’ha chiusa.
Ah, se qualcuno in casa Robur è scaramantico, segnaliamo che a Montecchio era presente il fidanzato di Maren Brinker. Con lui in tribuna, la Scavolini vince sempre. A proposito della tedesca: ha giocato un grande partita, attaccando con buona percentuale (52%), senza errori nei 28 servizi insidiosi che hanno fruttato anche 4 ace. Ora – nel pieno rispetto delle opinioni altrui – che Maren sia stata giudicata la sesta migliore giocatrice della partita ci sembra a dire poco strano.
“Maren viene da Stoccarda, che oggettivamente non è una grande squadra. Giocare nel nostro campionato la sta facendo crescere, i suoi miglioramenti sono evidenti, partita dopo partita” è il commento di coach Pedullà, a sua volta perplesso per i giudizi poco positivi sulla prova della tedesca nel “derby della neve”.
Luciano Murgia
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