Porto di Fano stritolato dai fanghi, Pezzolesi scrive a Spacca

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20 febbraio 2012

FANO – Una lettera, indirizzata al governatore Spacca, per chiedere un intervento urgente sui fanghi che paralizzano il porto di Fano. Il Pesce Azzurro di Fano, con Marco Pezzolesi in testa, ha voluto ribadire con una missiva la situazione, a pochi giorni dall’incidente accaduto a un peschereccio della Coomarpesca rimasto danneggiato mentre tornava a casa.  

Porto Fano

Il porto di Fano

Ecco la lettera:

Egregio presidente Spacca, siamo a chiedere il Suo autorevole intervento affinché i suoi uffici dell’assessorato ai Lavori pubblici e Porti e l’Amministrazione comunale di Fano (Pu) possano finalmente liberare dai fanghi il porto di Fano (Pu).

È urgentissimo, infatti,  accelerare il percorso per la realizzazione della cassa di colmata di Ancona funzionale al dragaggio completo del porto di Fano (Pu) di cui, ad oggi, non abbiamo avuto più alcuna notizia.

Chiediamo, quindi, il Suo autorevole impegno in tal senso considerate le lungaggini che abbiamo sopportato in questi anni e soprattutto la difficoltà per le nostre imprese di pesca a poter svolgere regolarmente la propria attività di imprenditori ittici. Una situazione divenuta ormai insostenibile e ciò che è accaduto nelle notti del 16 e del 17  febbraio scorso, con il rischio vero di far perdere la vita ai nostri pescatori, lo ha ancora una volta dimostrato. Fino a quando dobbiamo aspettare? Fino a quando i nostri pescatori potranno prendere il mare senza il rischio di morire? Vuole far scomparire un’attività economica a Fano così importante per la storia e la vita dei marchigiani?

Le chiediamo, con la forza della disperazione, di intervenire. Presidente Spacca liberi dai fanghi il nostro porto e faccia ritornare il respiro della serenità ai nostri pescatori fanesi e marchigiani.

Sul tema si è fatta sentire anche la Fai Cisl: “…dopo i rimpalli  continui  negli ultimi anni – scrive Danilo Santini – occorre ora che chi di dovere si prenda le proprie responsabilità. La Regione non può permettere che nell’attesa di questa benedetta cassa di colmata di Ancona la terza città delle Marche resti priva del proprio porto”.

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