di Redazione
3 marzo 2012
PESARO – Il progetto umanitario in Sierra Leone, abbracciato dall’azienda ospedaliera pesarese, dalla Regione e dall’Oasi dell’accoglienza, è partito. Attesi a breve nuovi bambini che hanno bisogno di cure mediche.

Da sinistra Mamadu, Danilo Baroncini, Alimamy e Maria Chiera, nella foto scattata all'Oasi dell'accoglienza di Sant'Andrea in Villis
Mamadu è arrivato all’inizio dello scorso novembre. E poco dopo non era più solo. Perchè dalla Sierra Leone lo ha raggiunto un altro bambino. Si chiama Alimamy e come Mamadu ha 12 anni. Lo scenario è lo stesso: anche se provengono da villaggi diversi, nessuno di loro ha accesso alle più elementari cure mediche. Le infezioni sono all’ordine del giorno, fin dalla nascita. Ma questi due bambini sono riusciti ad arrivare all’età di 12 anni. Questo il primo miracolo. Il secondo è stato l’incontro in un ospedale di Emergency – in mezzo alla giungla della Sierra Leone – con Danilo Baroncini, primario della Gastroenterologia di Marche Nord, medico volontario in quella lingua di terra africana. Lì ha conosciuto Mamadu e Alimamy.
Oggi quell’avventura indipendente è stata abbracciata dalla nuova azienda ospedaliera e dalla Regione Marche che ha sostenuto il progetto umanitario consentendo l’arrivo dei primi due bambini sottoposti a Pesaro ad una batteria di esami. Il quadro clinico di Mamadu era più incerto e tutti gli specialisti dell’ospedale, da Baroncini a Zingaretti della Chirurgia generale, a Enzo Petrelli delle Malattie infettive, si sono dati da fare per capire come aiutarlo. Per Alimamy, invece, la situazione era più chiara. Oltre ad aver perso la vista dall’occhio sinistro, come buona parte degli abitanti del suo villaggio per anni ha ingerito soda caustica come fosse acqua di sorgente. L’effetto è stato devastante.
“Con poco si può fare molto” ha raccontato Danilo Baroncini durante la conferenza stampa a cui hanno partecipato il direttore generale Aldo Ricci, l’assessore regionale Almerino Mezzolani e Maria Chiera dell’Oasi dell’accoglienza. E continua il primario: “Far arrivare questi due bambini è stato difficile, non dal punto di vista economico ma da quello logistico-organizzativo. Con loro abbiamo rodato il sistema burocratico, strutturato ogni dettaglio clinico e gestionale. E siamo già pronti ad aiutare altri bambini che hanno necessità di cure alla nostra portata. Contemporaneamente ci stiamo muovendo per creare contatti con altre realtà italiane impegnate in progetti umanitari e capaci di ricevere pazienti sempre più complessi”.
“Dopo il progetto umanitario dell’Ematologia – ha chiuso Aldo Ricci – in movimento da oltre 10 anni nei territori del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, siamo partiti con la Sierra Leone grazie anche al sostegno regionale. Ma presto ci estenderemo all’area adriatico-balcanica”.
Intanto Mamadu, arrivato a Pesaro insieme alla madre, e il piccolo Alimamy, orfano di mamma e papà, stanno molto meglio; sono affidati alle cure dei medici di Marche Nord e all’affetto materno di Maria Chiera e dello staff dell’Oasi dell’accoglienza di Sant’Andrea in Villis che da 20 anni accoglie bambini e adulti malati. Qui passano le loro giornate scandite tra visite, esami e controlli in ospedale. Ma la loro casa è l’Oasi. Ecco il terzo miracolo.
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