5 marzo 2012

Elio Giuliani e Lucio Dalla, a Palazzo Montani Antaldi il 20 gennaio 2009. Dalla riceve il premio "Il Maestro" in occasione della presentazione del libro "Gli occhi di Lucio"
Anche Pesaro ha pianto per la tua scomparsa. Tu che giungevi spesso nella terra del Montefeltro, tu che avevi un legame viscerale con l’Università di Urbino, ma pure con la città del grande Rossini.
Come nella tua Bologna, anche a Pesaro giravi senza le consuete guardie del corpo dei vip, tu eri uno semplice, con dicevano i cartelli allo Stadio Dallara “Sei uno di noi”.
Ti fermavi con chiunque ti chiedesse qualcosa. Anzi eri tu che salutavi gli altri.
Mi ricordo nel lontano 1977, un tuo concerto al Teatro Sperimentale, era uscito il disco 33 giri intitolato “Automobili”. Alla fine dello spettacolo, come sempre eccezionale, magari eri stanco e non avevo un gran voglia di parlare, mi rilasciasti un bella intervista, che anzi era più una chiacchierata.
Io, come molti della generazione dei cinquantenni, sono cresciuto con le tue stupende canzoni. Io che ho avuto la fortuna di collaborare in una radio privata, posso confermare che i tuoi vinili era sempre i più consumati e pieni di rumori. Altre volte sei venuto a Pesaro per i concerti, me ne ricordo uno in Piazza del Popolo. Ma in riva all’Adriatico non venivi solo per amore della musica ma anche per lo sport, specialmente il basket.
Ti abbiamo visto spesso in tribuna stampa al mitico Palazzetto di Piazza Azzarita per gli sconti Virtus –Vuelle.
Ma memorabile fu la partita dei playoff fra Sinudyne e Scavolini, quella famosa del grande canestro all’ultimo secondo di Zampolini, tu te lo ricordi bene, era dell’hangar di Viale dei Partigiani avvolto fra i tuoi amici pesaresi.
Quante risate pure alla tua premiazione al Circolo della Stampa, con noi Elio Giuliani e gli altri giornalisti. Avevi sempre la battuta pronta e una parola per tutti.
Emergono anche dei ricordi freschi, l’ultima volta che ci siamo visti, nel 2007 quando eri venuto alla presentazione del libro “Gli occhi di Lucio” con il tuo amico attore Marco Alemanno. Alla fine di una conferenza strepitosa mi facesti un autografo nel libro, ti dissi che scrivevo poesia e tu mi rispondesti che quasi tutte le canzoni sono poesie e facemmo la solita foto di rito. La volli fare insieme al tuo amico Marco Alemanno, anche se era ancora sconosciuto all’epoca, mi faceva tenerezza vederlo in disparte. Pure a lui chiesi un autografo, ne fu felice. Ora quei due autografi, che valevano molto quella volta, come le monete antiche hanno aumentato il proprio valore. Li terrò custoditi nella mia cassaforte personale dell’anima.
Ciao Lucio, tu che davi la parola alla musica e musica alle parole, tu che facevi della generosità, dell’altruismo e della filantropia un modo tutto normale di vivere.
E’ inutile: ci mancherà un punto di riferimento non solo nella musica, ma pure nella cultura e nella vita.
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