Non sparate sul pianista. Non sparate sulla stampa

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8 marzo 2012

PESARO – Il direttore Leandro Leonardi, dopo il derby perso contro la Recanatese, dopo la secondo sconfitta consecutiva in campionato, dopo la quarta battuta d’arresto di fila al Benelli,  è entrato in sala stampa e con tono di voce dei giorni peggiori ha concluso la sua analisi con un “Non sparate sul pianista mentre suona”. La citazione, dal sapore un po’ trapattoniano, che deriva da Impression of America di Oscar Wilde, in realtà era leggermente diversa: “Nel Far West si entra in un saloon e sopra il piano c’è un cartello con su scritto: non sparate al pianista. Sta facendo del suo meglio”.

Vis Pesaro-Isernia, Lorenzo Paoli

Lorenzo Paoli, capitano della Vis Pesaro. Foto Giardini

Premesse doverose a scanso di equivoci. Chi scrive spera che la Vis riprenda al più presto a suonare buona musica e torni a essere quella esuberante batteria che, nella coda della passata stagione e a tratti all’inizio dell’attuale, aveva fatto rimbombare il cuore di una tifoseria, una piazza, una città.

Altra premessa: i conti, specialmente nel calcio, si fanno alla fine. Ogni programmazione, però, in generale, dalla Serie A all’Eccellenza, deve scontrarsi con il presente. Nel senso: inutile allestire una squadra che fra due anni (per dire) farà sfracelli se oggi ha invece difficoltà e rischia di non scriverlo mai quel futuro. Serve, insomma, equilibrio.

Ora, ci sarebbe da esaminare il senso di quella frase: non sparate sul pianista mentre suona. Giusto. Ma cosa si vuole dire? Che a Pesaro il calcio ha troppe pressioni e riceve troppe critiche? Suvvia. Troppe pressioni in uno stadio che anche domenica ha applaudito e sostenuto la squadra fino al 95’? Critiche perché un giornale ha scritto che il modulo usato contro il San Nicolò era osceno? Fosse accaduto a Teramo, o a San Benedetto, che ad abitanti fanno la metà di Pesaro, alla quarta sconfitta di fila in casa (come lo è stata quella della Vis) sarebbe venuto giù lo stadio dai fischi. E i tifosi non avrebbero certo gradito la dirigenza che parla di brutta prestazione e l’allenatore che, al contrario, spiega che la prestazione c’è stata. Altro che pianista. Avrebbero sparato, metaforicamente, pure al barista. E ci sarebbe stato ben altro da disquisire che su di un termine un po’ pesante. Noi ci teniamo Pesaro e i suoi tifosi, bravi e intelligenti a non fischiare. Ma le critiche, però, devono essere accettate. Veramente.

Non sparate sul pianista ma non sparate sulla stampa.

Altra premessa: nel calcio, come nella vita, si costruiscono successi come si possono fare errori. Ci sta, è umano. Specialmente quando il budget iniziale è a dir poco risicato rispetto ad altre piazze. Ecco, la Vis, con Leonardi chiaramente in primis, l’anno scorso ha fatto un capolavoro, sia economico che tecnico, puntando sulla pesaresità e pescando da uno dei pochi forestieri del gruppo, Bellucci, quel quid capace di far impennare una stagione. Il direttore le ha azzeccate tutte, compresa l’idea di far giocare la finale di Falconara contro il Tolentino nel primo pomeriggio. Massimo rispetto. Quella sua Vis era riuscita a far tornare i pesaresi allo stadio. Un capolavoro nel capolavoro.

Con altrettanta franchezza, però, come già avevamo avuto modo di fargli notare in sede di mercato estivo, la costruzione dell’attuale squadra aveva lasciato subito parecchi dubbi sia tecnico che tattici e caratteriali. Perché l’Eccellenza, pur con Fermana e Ancona, è pur sempre l’Eccellenza. E la D, con i 4 under e un carico di squadre molisane e abruzzesi, è altra cosa. Nessuno sparo, neppure a salve, ma quando il pianista stecca durante un concerto fondamentale (come lo è questo ritorno in D dopo tanti, troppi, anni di campionati regionali) ci si può anche chiedere cosa non vada, criticare gli errori, pensarla diversamente, usando anche termini forti ma comunque, crediamo, mai offensivi. Anche perché – è bene ricordarlo – i commenti sono sempre mirati al gioco del calcio. Non alle singole persone.

Per questo pensiamo, senza nessuna polemica, che il direttore d’orchestra non possa tapparsi le orecchie e puntare il dito su una singola parola. Specialmente quando una buona parte della tribuna, domenica scorsa, ad alta voce, a fine partita, ha puntato il dito sulla campagna acquisti che, per un motivo o per un altro, ha indebolito di fatto la Vis ricadendo poi sulle spalle di mister Pazzaglia. Duranti, fino ad ora, non ha lasciato traccia. Idem Coppari. Boinega è stato molto altalenante. Sfortunato Alegi. Mai visti Petrini e Giuliani.

Cerchiamo di fare una critica serena e costruttiva.

 

CARISMA ED ESPERIENZA – A una rosa già giovanissima di suo, ancora più verde con i 4 under, è stato tolto l’elemento tecnico più importante (Rossi) e non è stato aggiunto nessun elemento di categoria in grado, tecnicamente, di prendere in mano la squadra come quando, vedi domenica scorsa, la bussola ha iniziato a impazzire. Rossi non andava più a genio? Ok, la dirigenza è padrona di fare ogni scelta che crede opportuna. Ci mancherebbe. Però, Rossi, andava sostituito al meglio. Le sue punizioni, in queste partite incartate, sarebbero state manna dal cielo. Anche la motivazione tattica (non giochiamo con il trequartista, puntiamo sul 4-4-2), come si è visto, è stata accartocciata (a volte anche con Pazzaglia). E Ridolfi, pur bravissimo, suo erede naturale fatto in casa, se vogliamo, era da considerare ancora una delle opzioni e non l’unica opzione.

Lorenzo Paoli, a nostro avviso, dopo lo strepitoso campionato passato poteva essere confermato in difesa. Anche perché garantisce in fase d’impostazione piedi più educati di Santini. Così sballottato, una volta a centrocampo e l’altra in difesa, si sta perdendo. E il capitano è un capitale, pesarese e cresciuto nella Vis Pesaro, che non ci possiamo permettere di perdere.

In mediana, con il validissimo Omiccioli, serviva (e serve) invece l’uomo in grado di far cambiare marcia alla squadra, di rallentare e velocizzare, addormentare o dare una strigliata alla squadra. Torellino è una piacevole scoperta, in prospettiva è fortissimo, ma non gli si può chiedere tutto e subito. Con Marchetti e Faieta al fianco, forse, sarebbe stato perfetto. In questa Vis, no. Anzi: rischia di bruciarsi.

Contro il San Nicolò e la Recanatese si è avvertita la mancanza di un elemento in grado di saltare l’uomo e dettare l’ultimo passaggio. Anche Ridolfi, under bravissimo, deve ancora mangiare molte pagnotte per restare in piedi alla seconda spallate che, in D, arriva inesorabile al primo dribbling giusto.

Stesso discorso per il carisma. In campo si avverte l’assenza di un “cagnaccio”, di uno che non la manda a dire, di un elemento che fa pensare all’arbitro di turno dieci volte prima di fischiare (come è avvenuto) un rigore dubbio. Un elemento che sappia prendere per mano la squadra e farla ragionare con lucidità quando il mondo sembra cascarti addosso.

 

TATTICA E ATTACCANTI – La motivazione estiva, dicevamo, era stata tecnico-tattica: puntiamo sul 4-4-2, gli under li mettiamo sugli esterni, Rossi in questo contesto dove lo fai giocare? Ma il campionato di D, se ha una cosa che mantiene fedele negli anni, è invece la capacità di rivoltare durante il torneo le squadre e sovvertire le gerarchie interne. Perché? Perché quando lavori con molti under, è facile che uno maturi prima dell’altro e chi 6 mesi prima era riserva esploda o viceversa. Con effetti domino, ovviamente, anche sui non under. Ecco, allora, che al di là dei quattro under esterni sarebbe stato utile quantomeno avere un dodicesimo under e un quarto attaccante under da giocarti nelle trasferta insidiose, al fianco di Bellucci, potendoti giostrare un over in più in difesa o in mediana.

Tra Vicini e Duranti, bravissimi ragazzi e ottimi giocatori, se ne poteva scegliere uno per riservare il restante budget a un centrocampista o difensore. Questione di necessità.

 

BUDGET E SPETTATORI –  Sull’onda dell’entusiasmo, del voler forse ripetere la favola Castel di Sangro, si è forse peccato nel non voler spiegare a chiare lettere che il budget di quest’anno, vuoi per la crisi e vuoi per le maggior spese che comporta un campionato di Serie D, era inferiore. Giocando a carte scoperte la piazza e l’ambiente avrebbero capito, i tifosi avrebbero forse accettato gli abbonamenti più cari e gli acquisti non di grido, avrebbero apprezzato il fatto di aver trattenuto Bellucci e di volersela giocare puntando tutto sul “made in Pesaro”. La squadra, forse, sarebbe stata più simpatica e vicina a tutti. E allo stadio sarebbe venuta forse più gente.

 

PAZZAGLIA, BONVINI E PROSPETTIVE – Non si può criticare Bonvini. E’ arrivato in un momento delicato e non ha avuto né il tempo né i mezzi per lavorare. Certo, non è piaciuta la gestione tattica di alcune situazioni (il voler cambiare modulo, sballottando di qua e di là alcuni uomini o insistere sulla difesa a tre contro chi giocava a una punta), ma queste disamine sono tutte rivedibili a quando l’allenatore avrà valutato e capito meglio i giocatori che ha disposizione. Anche il fatto di aver voluto affidare una squadra a campionato in corso, a chi di questo campionato e di questa squadra non sapeva nulla fino allo scorso gennaio, è una mossa che va valutata nel tempo. Certo, a una prima vista si può parlare di mossa altamente rischiosa. Ma restiamo fiduciosi.

Il punto della questione è, allora, forse ancora più semplice. Ma bisognerebbe rispondere con franchezza: per che genere di campionato era partita questa Vis? Se l’obiettivo era quello di salvarsi senza patemi, lanciare giovani e togliersi qualche soddisfazione estemporanea, allora, mister Pazzaglia stava andando comunque alla grande. La Vis non è mai stata in zona playout, anzi. Ha vinto contro l’Ancona. Ha lanciato una marea di giovani. E ha quintuplicato il valore di alcuni giocatori, primo tra tutti Bellucci. Altro discorso è se qualcuno pensava di poter competere per i playoff. Missione non impossibile, certo, ma con i budget e i giocatori a disposizione delle altre squadre missione molto molto difficile. Difficile perché gravante, sulla squadra e sulla piazza, anche a livello inconscio, di aspettative difficili da mantenere. Con scottature facili da prendere. Perché la troppa sicurezza, a volte, si può anche trasformare in un boomerang. Così, un conto è guardare la classifica e dire “La Vis che sperava di entrare nei playoff ora è finita undicesima” un altro è guardare la stessa classifica e dire “La Vis si doveva salvare, è comunque 11esima, non è mai stata in pericolo e conserva ancora un buon margine dalla zona playout”. Questione di prospettive, punti di vista.

5 Commenti to “Non sparate sul pianista. Non sparate sulla stampa”

  1. Carlo scrive:

    Concordo pienamente con l’articolo che è stato scritto

  2. VECCHIO TIFOSO scrive:

    BRAVO MURGIA, ANALISI PERFETTA;

  3. sportivo scrive:

    Bell’articolo, ma purtroppo Leonardi ha sbagliato molto quando ha fatto la squadra… tra Dranti, Vicini e Zonghetti si poteva fare a meno di due giocatori per prendere un’altra punta che garantisca una buona spalla a Bellucci. A centrocampo gira tutto per Omiccioli, visto che Barbieri lo si è dimenticato, per me sbagliando, e gli altri under sono ancora troppo acerbi e il rischio di bruciarli è molto alto. La difesa con i due under esterni e Paoli e Santini in mezzo secondo me da cmq buone garanzie. bene Foiera in porta.
    Purtroppo la gestione dell’allenatore per me era molto difficile ed è stata sbagliata. La Vis è in serie D grazie ad uno strano regolamento dei play off visto che in campionatio eravamo anni luce indietro agli altri, bravo e fortunato Pazzaglia a trovare energie ed entusiasmo quando gli altri sono calati.
    La nostra rosa è assolutamente inesperta per un campionato del genere, gli under sono praticamente tutti fatti in casa ed alcuni di loro giocano in D solo perchè la prima squadra fa quel campionato altrimenti giocherebbero in categorie minori, Pazzaglia era chiaramente poco esperto ed era normale che nelle difficoltà potesse far fatica.
    Metterlo da parte per prenderne uno ancora meno esperto mi fa pensare molto sull’influenza tecnica che Leonardi vuole avere… io spero di no, ma se qui si perdono un paio di partite si rischia di scivolare a ruota libera.

  4. Gege scrive:

    Leonardi sta perdendo molta credibilità a Pesaro e con l’esonero di Pazzaglia ( la gente era affezionata a lui per il bel calcio e per la grande promozione in D) si è messo molti tifosi contro che adesso non perdonano niente nemmeno alla squadra.
    Speriamo bene.

  5. enrico scrive:

    personalmente sentirei di essere molto più duro con la dirigenza che non solo si è fregiata dei meriti della scorsa promozione ma ha anche il coraggio di non assumersi le innegabili responsabilità di una stagione che si sta trasformando in fallimentare. un encomio ai ragazzi va dato che nella fase migliore della stagione hanno fatto scintille vincendo e tenendo testa alle migliori del girone, ma che alle prime difficoltà si sono afflosciata psicologicamente senza riuscire più a reagire neanche agli avversari più modesti, credo che ora il futuro sia molto grigio, e oltre agli errori nella cessione di rossi e nell’esonero di pazzaglia, vada imputato alla dirigenza anche una avvilente campagna acquisti!! direi che è hanno voluto fare la seire D come si fanno le classiche ” nozze con i fichi secchi” dove i fichi secchi sono solo i dirigenti!!

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