20 giugno 2012
BOLOGNA – Anche numerosi pesaresi a bordo del treno 9823 Freccia Bianca diretto da Milano, con partenza alle ore 17,35, a Pescara. Già alla partenza il treno ha accumulato un ritardo ingiustificabile visti i proclami da salvatore della patria dell’amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, il signore che lo scorso marzo dichiarò a Sky che i pendolari dovevano pagare il doppio. Per i servizi, spesso ai limiti dell’indecenza offerti dall’azienda.
Dunque, il treno 9823, con partenza prevista da Bologna alle ore 19,42, è giunto un quarto d’ora dopo l’orario previsto. Una volta tanto, chi era arrivato nella città felsinea con il Freccia Rossa delle ore 18,20 diretto da Milano a Roma non poteva lamentarsi per il ritardo di un quarto d’ora. O almeno lo ha fatto fino a quando – a pochi chilometri da Bologna – una voce femminile ha annunciato che la coincidenza con il treno Freccia Bianca era salva perché anche questo convoglio viaggiava con gli stessi minuti di ritardo. Così, la partenza slittava alle ore 19,57. Una volta tanto si poteva benedire il classico ritardo delle ferrovie italiane.
Non c’era neppure il tempo di esultare che all’arrivo del treno si scopriva un intoppo. La carrozza 1, con posto prenotato da chi scrive, era chiusa. Logica la domanda di chi attendeva sul binario 9 al controllore: “Se questa carrozza è chiusa, dove è la numero 1?”. Risposta ineffabile: “La prossima fa da 1 e 2″. Come il famoso ginecologo che diceva alla paziente: “Signora, lei è quasi incinta!”. Ovvio che una carrozza non può essere 1 e 2 insieme, altrimenti se il treno fosse affollato i passeggeri dovrebbero sedersi uno in braccio all’altro. Ed è mancato poco accadesse così. L’ineffabile controllore, in evidente crisi di ansia, ha invitato i passeggeri che salivano a Bologna a sistemarsi come potevano, “poi vedremo cosa fare”.
Saltate le prenotazioni, mentre alcuni si lamentavano ad alta voce, si è venuti a sapere che il treno poteva chiamarsi più Freccia Rovente che Bianca. Perché in una giornata caldissima in alcune carrozze era saltata l’aria condizionata. Alla protesta volgare e becera, si è preferita l’ironia. Qualcuno ha tirato in ballo Monti, altri i partiti che rubano i soldi. Un’anziana si è sentita male; niente di grave, per fortuna. Anche perché – rispetto alla temperatura esterna – la carrozza 1 o 2 offriva un clima decente. “Vedrete dopo un’ora” avvertiva una signora, esausta.
La prima fermata – Faenza – è stata lunghissima. A conferma che i guai erano superiori di quanto illustrato dal personale di bordo, che non è passato a controllare i biglietti. Poi, mentre ci avvicinavamo a Pesaro, sono passati a chiedere chi fosse diretto a Pescara. Perché? Ulteriore beffa per i passeggeri diretti in Abruzzo: da Ancona in poi il treno era declassato a regionale.
Praticamente quando si doveva essere a Rimini, il Freccia Bianca era ancora a sessanta chilometri. E alle 21,05, ora prevista dell’arrivo a Pesaro, eravamo appena partiti da Cesena. Siamo arrivati a destinazione alle ore 21, 38 con un ritardo di 33 minuti.
Nel treno rovente molti pesaresi, fra i quali l’ex presidente di Confidustria provinciale Marco Montagna.
Dimenticavamo: il 9823 è partito da Bologna con oltre 20 minuti di ritardo, anche per consentire di caricare centinaia di bottigliette d’acqua, da vendere a prezzi superiori al mercato. Quando si ha caldo l’acqua dà un po’ di sollievo anche pagata a peso d’oro. Forse è così che Mauro Moretti sistema il bilancio. Tanto pagano i passeggeri che ancora si fidano dell’inaffidabile Trenitalia.
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