“Stiamo uniti. Ma lo Stato non ha fatto i compiti”

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6 luglio 2012

PESARO – Nel primo trimestre del 2012 la rilevazione congiunturale tra le imprese facenti parte del campione segnala la presenza di una situazione sempre difficile ed incerta, in linea con quanto avviene a livello regionale, specie per il prolungarsi nel tempo delle difficoltà economiche nazionali ed internazionali, che anzi sembrano aver rallentato i timidi segnali di ripresa mostrati in precedenza.

Claudio Pagliano tra Luca Paolazzi e Salvatore Giordano

Claudio Pagliano, presidente degli industriali pesaresi, tra il direttore Salvatore Giordano (a destra) e Luca Paolazzi, direttore nazionale del Centro studi dell'associazione

Secondo i risultati dell’Indagine Trimestrale realizzata su un campione di imprese della provincia, nel trimestre gennaio-marzo 2012 la produzione industriale ha registrato una diminuzione 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con variazioni negative che hanno interessato tutti i principali settori dell’economia, ad eccezione delle poche aziende di calzature, pelli e cuoio. Il perdurare della debolezza congiunturale viene confermata dal fatto che il 67% del campione di riferimento ha avuto diminuzioni significative dei propri livelli di attività (nella precedente rilevazione la percentuale era del 56%).

Negativa l’attività commerciale complessiva del primo trimestre 2012: l’andamento delle vendite in termini reali ha registrato una diminuzione del 4,5% rispetto allo stesso trimestre del 2011, con andamenti negativi sia sul mercato interno sia su quello estero. Le vendite sul mercato interno hanno registrato una diminuzione dello 0,8%, con variazioni negative in tutti i settori tranne quello del tessile e abbigliamento. I segnali di difficoltà si riscontrano ancora una volta nell’analisi della consistenza del fenomeno, visto che il numero degli operatori del campione, che ha avuto decrementi significativi delle vendite è pari al 67% del campione intervistato. Le vendite all’estero hanno evidenziato una diminuzione dell’8,9% in termini reali, con risultati negativi in tutti i settori tranne in quello degli alimentari. L’analisi della diffusione del fenomeno sottolinea ancora una volta la difficoltà del momento (il 42% ha dichiarato decrementi significativi dei propri livelli di export).

Per quanto riguarda i costi si registra un +4,6% sull’interno e un -3,4% sull’estero rispetto al trimestre precedente (molto più consistenti sono le variazioni anno su anno che evidenziano rispettivamente un +4,3% e +5,3%). L’andamento dei prezzi di vendita vede una sostanziale stabilità per quanto riguarda il trimestre precedente (-0,1% sull’interno e + 0,3% all’estero) e un incremento per quanto riguarda le comparazioni anno su anno (+2,3% sull’interno e +4,2% all’estero).

Le previsioni degli operatori sulla tendenza delle vendite per i prossimi mesi auspicano un miglioramento, specie sul mercato estero.

Nella media del trimestre gennaio-marzo 2012, i livelli occupazionali del campione di aziende oggetto di indagine hanno registrato una variazione positiva pari all’1%. I livelli di cassa integrazione sono passati da 1 milione e 500 mila ore a 1 milione e 146 mila ore (-26,2%), frutto della riduzione degli interventi in deroga.

Al 31 marzo 2012 le imprese attive della provincia di Pesaro Urbino erano 37.423 contro le 37.773 del 2011; le imprese manifatturiere attive hanno fatto registrare una leggera diminuzione (-1,2%) passando da 5.224 del 2011 a 5.161 del 2012.

Mobile e legno

I dati emersi dall’indagine congiunturale evidenziano, per il primo trimestre del 2012, un andamento delle attività produttive e commerciali delle aziende del settore del mobile e legno in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.

La produzione è diminuita su base annua del 3,5%, derivante da un peggioramento in tutti i comparti. L’andamento segnalato è in linea con quanto verificato a livello nazionale dove il legno è diminuito del 14,4% e il comparto del mobile si è ridotto del 7,9%. Dal punto di vista regionale invece la produzione è risultata stabile.

La situazione provinciale di difficoltà dei livelli produttivi del settore è confermata anche dall’analisi della diffusione del fenomeno, dato che il numero di coloro che hanno visto decrementi significativi della produzione nel periodo considerato è pari al 67% del campione oggetto di indagine.

Sempre negativa la situazione dal punto di vista commerciale (-6,9%), a cui ha contribuito in particolare l’andamento negativo delle vendite sull’interno (-7,5%), che ha accentuato le variazioni avute dalle vendite all’estero (-4,7%).

La sensazione generale è di indubbia difficoltà perché anche in questo caso il 58% del campione intervistato ha dichiarato decrementi significativi dei propri livelli commerciali.

La contrazione delle vendite ha toccato tutti i comparti produttivi, anche se con variazioni più consistenti per quanto riguarda il comparto dei mobili in genere.

Le dinamiche commerciali manifestate in ambito provinciale amplificano quelle regionali, dove la contrazione dei volumi si è verificata solo per quanto riguarda il mercato interno (-5,1%), mentre le vendite all’estero sono risultate in leggero aumento. Per quanto riguarda l’analisi degli ordinativi in portafoglio, le aspettative per il futuro confidano in un progressivo miglioramento delle vendite sia nazionali che internazionali.

Sui mercati di approvvigionamento delle materie prime permane una certa tensione dal punto di vista dei costi. Quelli interni sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 3,5% e del 3,4% sull’estero.

L’andamento dei costi per le materie sui mercati interni non si è riversato sui prezzi, visto che gli stessi sono aumentati solo dello 0,3% all’interno e dello 0,2% all’estero.

La situazione piuttosto debole si ripercuote sui livelli occupazionali, in leggera diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-0,3%).

Le ore di cassa integrazione totale utilizzata dalle aziende del settore nel periodo gennaio-aprile sono 485.004 contro 411.109 del 2011 (+17,9%).

Le imprese attive nel settore del mobile al 31 marzo 2012 sono 1.005 (-0,9% rispetto all’anno precedente).

Meccanica

Secondo i dati dell’indagine con-giunturale effettuata nel primo trimestre del 2012 la produzione del settore meccanico ha subito una diminuzione del 12%, per effetto di riduzioni avute in quasi tutti i comparti produttivi, tranne quello dei serramenti.

La situazione di difficoltà viene confermata dall’analisi della diffusione del fenomeno secondo cui il 67% delle aziende appartenenti al campione hanno avuto, nel periodo considerato, decrementi significativi dei propri livelli produttivi.

Il risultato è più accentuato della media regionale, che registra un decremento annuo della produzione del 3,3%, e di quella nazionale che rileva nel trimestre gennaio-marzo una diminuzione media del 2,9%.

Il dato sul fatturato, che rimane critico (-9,9%), è frutto di un andamento difficile delle vendite particolarmente accentuato sul mercato interno, non compensato dagli andamenti positivi sui mercati esteri.

Le tendenze su indicate sono confermate dall’analisi della diffusione del fenomeno dove i cali significativi dei livelli commerciali sono stati sperimentati dal 67% del campione di aziende oggetto di rilevazione; sui mercati esteri la situazione risulta meno diffusa visto che il numero di coloro che hanno avuto un incremento significativo è pari al 53% del campione.

Le previsioni per il futuro in base agli ordinativi in portafoglio sono improntate ad un certo pessimismo per le vendite sui mercati interni, mentre sembrano positive per quanto riguarda le vendite all’estero.

Dal lato dei costi, le variazioni congiunturali sono state di segno positivo sia per gli acquisti sul mercato nazionale che internazionale (rispettivamente +1,8% e +1,2%); più contenute le variazioni dei costi in termini tendenziali (+0,5% sull’interno e +0,6% all’estero).

I prezzi di vendita hanno risentito solo in parte dell’andamento dei costi delle materie prime; per quanto riguarda il mercato estero hanno avuto un aumento dell’1,3% anno su anno, mentre per le vendite interne i prezzi sono incrementati dell’1,5%.

L’andamento occupazionale di-chiarato dalle aziende facenti parti del campione mostra un incremento pari al 1,4%.

Le ore di cassa integrazione totale utilizzate nel periodo gennaio-aprile 2012 sono 392.719 contro 448.689 del 2011 (-12,4%).

Le imprese attive del settore a marzo 2012 erano 1.522 contro le 1.546 del 2011 (-1,6%).

Tessile e abbigliamento

Nel primo trimestre del 2012 il settore ha mostrato un andamento negativo per quanto riguarda i livelli produttivi. L’attività commerciale sembra essere positiva per quanto riguarda le vendite nazionali mentre sembra avere difficoltà per quanto riguarda i mercati esteri.

I prezzi di vendita sembrano essere cresciuti a fronte di un discreto aumento dei costi di produzione. Le aspettative per il futuro auspicano un miglioramento sul mercato nazionale ed internazionale.

Le ore di cassa integrazione totale utilizzata dalle aziende del settore nel periodo gennaio-aprile sono 62.734 contro 50.532 del 2011 (+24,1%).

Le imprese attive al 31 marzo 2012 sono 692 contro le 702 del precedente trimestre (-1,4%).

Altri settori

Si conferma difficile la situazione produttiva e commerciale degli altri settori, che presentano, tra l’altro, un aumento significativo dei propri costi sia dal punto di vista interno che estero. Anche le prospettive per il futuro in base agli ordini in portafoglio sono improntate ad un certo pessimismo.

Cig

A livello provinciale, nel primo trimestre 2012, si osserva una contrazione delle ore complessive autorizzate a Macerata (-16%) ed a Pesaro Urbino -26,2%, mentre ad Ancona ed Ascoli Piceno si registra un incremento rispettivamente del 14,3% e dell’8,2%.Il dato aggregato, tuttavia, nasconde andamenti differenziati tra tipologie di interventi: la componente ordinaria aumenta nelle province di Ancona (+25,8%), Pesaro Urbino (+21,3%) e Macerata (+19,8%) mentre diminuisce nella provincia di Ascoli Piceno (- 30,8%); la componente straordinaria, invece, aumenta nelle province di Ascoli Piceno (+15,8%) e Pesaro Urbino (+18,5%) e diminuisce in quelle di Ancona (-14,9%) e Macerata (-40,8%). La componente in deroga aumenta nelle province di Ascoli Piceno (+41,7%) ed Ancona (+26,2%) e diminuisce in quelle di Macerata (-2,3%) e Pesaro Urbino (-56,3%).

Le ore di CIG autorizzate nell’industria sono risultate in diminuzione nelle province di Macerata (-30,9%) e di Pesaro Urbino (-8,5%); in aumento in quelle di Ascoli Piceno (+8%) ed Ancona (+3,8%).

Nella provincia di Pesaro Urbino i lavoratori in mobilità nel periodo gennaio- marzo 2012 sono passati a 926 contro i 560 dei primi tre mesi del precedente anno.

 

 

Ecco la relazione del Presidente Pagliano all’assemblea del 6 luglio:

Autorità, colleghi, signore e signori,

Confindustria Pesaro Urbino celebra oggi la sua Assemblea pubblica, che quest’anno abbiamo scelto di svolgere con una formula diversa dal solito considerando il momento critico che sta vivendo il nostro Paese.

Mi sia consentito di ringraziare innanzitutto il Presidente del Conservatorio dott. Maurizio Gennari e il Presidente della Fondazione Rossini, on. Oriano Giovanelli, per averci dato ospitalità in questo magnifico auditorium.

Un saluto particolare al collega Paolo Andreani, che recentemente ha lasciato l’incarico di Presidente Regionale, con tanti ringraziamenti per l’impegno e la passione che hanno contraddistinto il suo mandato.

(Un augurio sincero di buon lavoro al nuovo Presidente, Nando Ottavi, che conosco bene e son certo che darà un contributo importante alla nostra Confindustria regionale).

“Il mondo è cambiato” è forse la frase che abbiamo più spesso ascoltato in questi ultimi anni in economia ed il mondo è cambiato davvero se ci troviamo ad affrontare una crisi senza precedenti e dalla quale facciamo fatica ad uscire.

In un contesto così duro, il mondo del lavoro non ha esitato ad adeguarsi prontamente.

Alcune imprese, purtroppo, hanno chiuso, altre si sono trasformate e riorganizzate.

Il nostro sistema industriale, che nel 2011 ha incrementato le esportazioni in misura maggiore rispetto alla Germania, per quanto sano e robusto, non è più in grado di sopportare il peso di debito pubblico, di burocrazia e di inefficienza della Pubblica Amministrazione, di livello di cuneo fiscale, di maggiori costi dell’energia, di una giustizia lentissima e tanto altro dovuto solo ad uno Stato che non è in grado di cambiare e che ancora oggi esita ad adeguare la propria voracità al contesto economico.

Siamo come un velocista che corre i 100 metri con 20 chili in più rispetto agli altri concorrenti.

Le imprese ed i lavoratori hanno fatto i compiti a casa, come si usa dire di questi tempi, lo Stato non ancora e non è serio addossare ad altri le responsabilità, in particolare alla rigorosa Germania, delle nostre inefficienze che si trascinano da anni ed a cui non si pone mai rimedio.

Sento il dovere di ringraziare il nostro Presidente del Consiglio Mario Monti per l’impegno e l’autorevolezza spesi in Europa per riprendere l’irrinunciabile cammino europeo. I mercati giudicheranno le misure; nei prossimi mesi si potranno valutare gli effetti sulla crescita. Con tutte le riserve giustificate dalla drammatica situazione, noi imprenditori non possiamo rinunciare ad avere fiducia e sollecitiamo il Presidente del Consiglio a proseguire nel cammino delle riforme.

A livello nazionale, sarà il neo Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ad indicare suggerimenti e proposte. Non a caso vedete scorrere sugli schermi alcune linee programmatiche annunciate in questi giorni dal nostro Presidente. .

Mi limiterò tuttavia a sottolineare che anche il nostro Presidente ha indicato la riforma della Pubblica Amministrazione quale “madre di tutte le riforme”: come ho più volte segnalato le famiglie e le imprese hanno già fatto enormi sacrifici, c’è una parte del Paese che non li sta facendo.

La nostra pubblica amministrazione, fatte le doverose ed eroiche eccezioni, è molto complessa e non è orientata, come dovrebbe, a dare i migliori servizi possibili ai cittadini e alle imprese.

Gli uffici che dovrebbero dialogare non si parlano, e si è costretti a presentare i documenti più volte. I tempi si allungano e la produttività di sistema arretra anno dopo anno.

Troppo spesso la gestione clientelare prevale sul merito e chi si impegna e fa il suo dovere non è trattato meglio di coloro che scelgono la strada del protettorato politico.

Così non può andare.

Il Paese non può crescere se dopo 6 anni non possiamo avviare la costruzione di un magazzino all’Ikea, se investitori esteri si ritirano dopo 11 anni, subendo importanti danni economici, dalla costruzione di un rigassificatore e si contano decine di centrali che non si attivano per mancanza di autorizzazione.

Serve un cambio di passo, minor spesa ma anche più efficienza.

Come sostiene Squinzi, dobbiamo liberare l’Italia dal piombo burocratico. In questa direzione stanno andando le recenti misure del Governo sul contenimento strutturale della spesa.

Guardiamo con interesse anche alla proposta di legge regionale sull’innovazione e semplificazione amministrativa, a cui ha collaborato Confindustria Marche, che potrà diventare per diverse materie una risposta tangibile per facilitare la libertà d’impresa. Su questa materia la nostra Regione sta dimostrando una buona capacità di azione.

La Germania negli anni 90 era considerata la grande malata d’Europa, ha fatto le riforme ed oggi la sua competitività è molto migliorata; abbiamo perso quasi 30 punti di competitività; ora tocca a noi rimboccarci le maniche ed agire rimettendo in gioco privilegi e rendite.

Ecco perché abbiamo ritenuto giusto riflettere su noi stessi, sulle positività che pure abbiamo, non tanto per diffondere ottimismo ingiustificato, ma per ancorarci ad esperienze reali che nella vita delle imprese hanno funzionato.

In poche parole ci interessa partire dalla economia reale delle imprese, realtà vitali ed unici motori veri di sviluppo e coesione sociale, augurandoci che sulle priorità dello Stato si passi finalmente dalle parole ai fatti.

Ringrazio Carifano, nella persona del Presidente Francesco Giacobbi, per il sostegno che il suo istituto ha dato alla nostra iniziativa, a supporto della ricerca e dell’approfondimento necessari per aiutare le imprese nello sviluppo. E’ un esempio tangibile di banca legata al territorio.

Abbiamo affidato al prof. Enzo Rullani, docente di economia della conoscenza all’Università Ca’ Foscari di Venezia, il compito di svolgere una ricerca presso alcune aziende che stanno affrontando e superando la crisi.

L’obiettivo è di trasferire i comportamenti e le esperienza virtuose alla totalità dei nostri soci e all’intero territorio perché possano diventare buone prassi per agganciare una traiettoria di crescita.

Dopo l’intervento del prof. Enzo Rullani, dunque, daremo il via ad una tavola rotonda, alla quale parteciperanno i rappresentanti delle aziende oggetto dell’indagine. Sarà coordinata dal giornalista ed editorialista Andrea Cabrini, direttore di Class, che sostituisce Oscar Giannino per un sopraggiunto contrattempo.

Voglio ringraziare i colleghi che hanno partecipato alla ricerca per la disponibilità, l’alto spirito associativo che hanno dimostrato e per tutte le informazioni che saranno messe a disposizione dei nostri associati (Alluflon, Benelli Armi, Cariaggi, Centraltubi, Ifi, Rivacold, Scavolini, Teamsystem, Tvs, Websolute, e Xanitalia).

Il dott. Daniele Franco, direttore centrale ricerca economica e relazioni internazionali della Banca d’Italia ed il dott. Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi di Confindustria, svilupperanno successivamente le loro valutazioni.

L’economia della nostra provincia soffre di un crisi che coinvolge il nostro Paese, gran parte dell’Europa, uscendo dai confini del nostro continente. Per Pesaro e Urbino, la situazione è aggravata dalla straordinaria nevicata avuta nel febbraio scorso e che qualcuno ha definito un “terremoto bianco”. I danni sono stati ingenti, ma l’attenzione è ormai in fase calante. Non sono ancora arrivati gli aiuti che erano stati promessi.

L’industria della nostra provincia, che ricordo essere dopo Fermo, la seconda più manifatturiera delle Marche è, come illustrerà meglio il prof. Rullani, robusta e diversificata, ma ovviamente risente pesantemente della crisi attualmente in corso.

Il Centro Studi di Confindustria stima per il 2012 flessioni del PIL del 2,4%, degli investimenti fissi lordi dell’8%, dei consumi del 2,8%.

Lo scenario nel 2012 è caratterizzato dal rallentamento del commercio mondiale previsto per il 2,5% (dopo un +5,7% del 2011 e +15% del 2010) dovuto sia all’andamento degli scambi con l’estero delle economie emergenti, che restano comunque il più importante motore della crescita globale, sia, soprattutto, di quelli dell’Eurozona, che invece è il freno principale.

I dati congiunturali provinciali relativi al primo trimestre 2012 risentono ancora dell’intenso processo di ristrutturazione che interessa l’industria.

Confermano tuttavia le aspettative di rallentamento indotte dal clima di incertezza emerso a partire dagli ultimi mesi del 2011: come si può vedere dalle tabelle proiettate, la produzione ha fatto registrare un pesante -14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, derivante dalle difficoltà presenti in tutti i settori; l’incremento delle esportazioni è sceso a +1,6% (il 2011 si era chiuso con un +7%); le imprese attive totali e manifatturiere sono scese dell’1,2%.

Nei primi 5 mesi dell’anno le ore totali di cassa integrazione sono state 4 milioni e 508 mila (+26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), con un incremento minimo per quanto riguarda l’industria (+8,3%), mentre è stato più consistente per l’edilizia (+34,4%), l’artigianato (+38,3%) ed il commercio (+63,4%).

I lavoratori in mobilità nei primi 6 mesi dell’anno sono 1.500 (erano 1.250 nello stesso periodo del 2011).

Confindustria Pesaro Urbino ha indicato alcune priorità sulle quali concentrare la propria attenzione ed ha operato, pur senza far mancare la propria voce critica su alcuni temi, con gli enti locali, con la Camera di Commercio e con le organizzazioni sindacali a ricercare in questo momento di crisi ciò che unisce rispetto a ciò che divide.

Il secondo casello a Pesaro, i lavori al porto, l’idea dell’ospedale unico Pesaro-Fano, con tutto quello che questo comporta in termini di sviluppo, le nuove fermate dei treni, sono il risultato di una politica territoriale che cerca il dialogo e la collaborazione.

A questo proposito intendo ringraziare il Presidente della Provincia Matteo Ricci, il sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli ed il sindaco di Fano Stefano Aguzzi per la collaborazione prestata in occasione dei numerosi confronti sulle tematiche del territorio e delle imprese.

(Esprimo gratitudine a Sua Eccellenza il Prefetto, Attilio Visconti, al signor Questore Italo D’Angelo, a tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine, alle autorità tutte, civili e religiose, per l’alto contributo, che danno quotidianamente per assicurare a tutti i cittadini una qualità di vita tra le più alte del Paese).

E’ condiviso il piano regionale delle infrastrutture del trasporto merci e della logistica, che prevede interventi cantierabili entro il 2013 per 1 miliardo 256 milioni, che ha tra gli obiettivi l’uscita ad ovest del porto di Ancona, il potenziamento del collegamento ferroviario Orte-Falconara, la strada dei due mari Fano-Grosseto, l’adeguamento delle statali Adriatica e Salaria, la Pedemontana, l’interporto.

I risultati si ottengono quando siamo uniti e, confidiamo, in tempi certi.

Lo scorso anno abbiamo sostituito l’assemblea pubblica con incontri sul territorio proprio per assicurare la vicinanza alle esigenze delle imprese.

Si è costituito un gruppo di lavoro che si sta confrontando concretamente con gli istituti di credito presenti sul nostro territorio.

Il tema del credito è un tema fondamentale e delicato: abbiamo optato per un approccio pragmatico e concreto al fine di venire incontro, con la riservatezza del caso, alle esigenze delle singole aziende e di stabilire un codice di comportamento. Sono stati 12 gli istituti di credito che hanno risposto al nostro appello e con i quali entro breve realizzeremo delle intese per facilitare i rapporti con le imprese.

Stiamo lavorando anche con le Università, in particolare quella di Urbino, per rendere disponibili anche alle imprese di più piccole dimensioni i servizi e le opportunità che il mondo accademico può offrire.

Abbiamo in corso anche una collaborazione con l’università Politecnica delle Marche in tema di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico. Al tal proposito segnalo l’importante lavoro del Gruppo Giovani che ha instaurato una significativa collaborazione con la Toronto University, il Royal College di Londra e la Cambridge University nei settori del Design dell’Innovazione e del trasferimento tecnologico

Particolarmente importante l’accordo raggiunto con il Centro di Assistenza Doganale Europool Marche srl per erogare il servizio di assistenza e consulenza in materia doganale a tutte le imprese della provincia. Gli uffici si trovano presso la nostra Associazione e i documenti sono trasmessi in via telematica direttamente alle aziende.

Siamo i primi in Italia ad organizzare in una sede di Confindustria questo servizio indispensabile per gestire correttamente le operazioni di importazione ed esportazione.

Segnalo altresì che il Consorzio Confindustria Energia Adriatica, che fattura oltre 40 milioni di euro, ha portato consistenti benefici alle imprese del territorio ed altrettanto sta facendo l’operazione di stoccaggio virtuale del gas.

Sta per partire anche un nuovo servizio per la gestione dei rifiuti mettendo le nostre imprese in rete per avere economie di scala e abbattimenti dei costi.

Per ultimo, ma non certo per importanza, lascio l’accordo firmato nel dicembre 2010 con CNA e CONFARTIGIANATO relativamente ai temi della internazionalizzazione e delle reti di impresa.

Con il contributo determinante della Camera di Commercio, che ringrazio per la disponibilità, abbiamo dato vita al primo contratto di rete della nostra provincia “Insieme si può”. Abbiamo promosso diversi incontri a Pesaro e sul territorio per favorire l’utilizzo di questo importante strumento giuridico che, ricordo, coniuga le esigenze di fare sinergia mantenendo la governance delle proprie aziende.

Avendo partecipato a tutti gli incontri in cui veniva illustrato il contratto di rete, ho avuto modo di constatare l’estremo interesse delle aziende nell’unirsi, ma da questo punto di vista molto può ancora essere fatto.

L’internazionalizzazione, per la quale ho la delega da parte di Confindustria Marche, è un tema fondamentale per il recupero del reddito nel nostro territorio. Il nostro Paese ha vissuto e continua a vivere una situazione giudicata, senza mezzi termini dai nostri competitor internazionali, come masochista.

In effetti non ci siamo fatti mancare niente; alle giuste critiche al vecchio ICE, le cui risorse andavano per il 60% in stipendi e 2/3 del personale era impiegato in Italia, la politica ha risposto nel modo più sbagliato, chiudendo l’Istituto e mettendo letteralmente nei guai centinaia di aziende che avevano avviato progetti e partecipavano a manifestazioni all’estero e che sono state completamente ed immediatamente abbandonate al loro destino.

Oggi si sta lavorando per razionalizzare e snellire il sistema, per dare vita ad una nuova struttura più leggera ed efficiente tra i diversi soggetti presenti che operano sulla stessa tematica. Su questo tema ritengo che anche nel nostro territorio si possa migliorare la collaborazione tra i vari attori presenti.

Non voglio tacere, infine, sul ruolo della nostra Associazione. Il Presidente Squinzi ha affidato ad una apposita commissione presieduta dal collega Pesenti di Bergamo il compito di riformare la nostra Confindustria e ovviamente seguiremo gli sviluppi e daremo il nostro contributo.

Molto stiamo facendo anche a livello regionale, razionalizzando i servizi: ritengo tuttavia che il compito della nostra Associazione debba essere ridefinito in maniera significativa, affiancando al ruolo di difesa degli interessi delle imprese nuove forme di servizio e di valutazione di opportunità di business che superino i rigidi schemi dell’attuale assetto.

Auspico che Confindustria sia sempre più un luogo dove gli imprenditori dei vari settori si riuniscono per raccogliere idee e fare progetti di sviluppo e che si possa dare una risposta concreta ai tanti giovani disoccupati che rappresentano la vera emergenza del Paese. Questo dovrà essere i nostro prioritario impegno.

A questo proposito dopo aver letto la ricerca del Prof. Rullani il nostro impegno sarà quello di raccogliere le giuste indicazioni per tramutarle in comportamenti virtuosi che diano alle nostre imprese un contenuto di maggiore innovazione e di stimoli per la crescita.

Sono certo che su questo l’esempio delle aziende più dinamiche ed innovative possa e debba essere seguito da tutti noi imprenditori.

Ringrazio Comitato di Presidenza, Consiglio direttivo, Giunta e naturalmente tutta la struttura di Confindustria, in particolare il direttore generale avv.to Salvatore Giordano, per l’impegno profuso nell’organizzare questo evento e nel seguire quotidianamente i problemi delle nostre aziende.

Ringrazio infine tutti voi che siete intervenuti, a cominciare dai Colleghi imprenditori: vi esorto a continuare a trasmettere a questa nostra prestigiosa associazione, passione, forza e coraggio.

Sono certo che con il nostro maggiore impegno e la qualità delle nostre risorse umane e professionali continueremo a batterci per favorire la crescita ed assicurare un futuro ai nostri giovani.

Viva il lavoro, viva l’impresa!

 

LUCA PAOLAZZI, Direttore Centro Studi di Confindustria, interviene sulla ricerca de ‘L’industria in transizione’ commissionata da Confindustria Pesaro Urbino al prof. Enzo Rullani e presentata questo pomeriggio nel corso dell’Assemblea pubblica dell’Associazione degli Industriali.

“I casi studiati sono rappresentativi di casi di successo e sono in settori molto diversi uno dall’altro ed hanno anche caratteristiche dal punto di vista dimensionale differenti, alcune grandi e altre medie imprese, nessuna veramente piccola perché tutte sono cresciute attraverso specifiche strategie simili una all’altra con forti investimenti in ricerca e innovazione che continuano tuttora facendo a volte dei salti di cambiamento laddove erano necessari investendo in risorse umane con un rapporto di amore ma anche di problematicità con il territorio. Dal territorio si attinge per il capitale umano e si vuole anche restituire al territorio, magari facendo investimenti culturali tuttavia il capitale umano che deriva dal territorio non è sufficientemente preparato perché a scuola si insegnano alcune cose ed altre completamente no. Tendono per la maggior parte ad andare verso nuovi mercati e hanno generalmente imprese che sono managerializzate e quindi con la responsabilità non solo dell’imprenditore e questo consente un confronto continuo aperto all’interno dell’impresa. Questo modello replicato in tanti casi si è dimostrato un modello di successo”.

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