“In Ciro di Babilonia presagi del Guglielmo Tell”

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10 agosto 2012

Il maestro Zedda

 

PESARO – “Ciro in Babilonia” apre il 33° Rossini Opera Festival. Appuntamento alle ore 20 di venerdì 10 agosto nel Teatro Rossini, con possibilità di godere della differita, poco dopo le ore 21, su Rai 5, canale benemerito del digitale terrestre. Ma è doveroso ricordare che anche quest’anno Rai Radio Tre trasmetterà in diretta le tre opera collegandosi con i teatri del Festival alle ore 19,50, con in sala Giovanni Vitali. Quindici i paesi collegati: Austria, Belgio, Bulgaria, Canada,

Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Stati Uniti, Svezia e Svizzera.

 

Il direttore artistico Alberto Zedda anticipa ai nostri lettori quali tesori nasconda l’opera recuperata.

 

“I nostri festival hanno fisionomie difficili da precisare, sono fatti per creare sorprese. A noi stessi, non solo agli spettatori. Aspettandocele noi, qualche volta riusciamo a darle anche al pubblico. Cerchiamo sempre letture di registi che fanno discutere. Rossini è compositore molto controverso. Il più onorato, il più omaggiato, anche il più pagato, visto che la sua creatività ha creato una fortuna economica. Ma è anche il primo compositore che a 39 anni, nel pieno del successo, smette di scrivere. C’erano motivazioni mediche precise durate anni, ma il suo silenzio si è prolungato un’eternità. In Rossini troviamo una serie di comportamenti strambi, che ne fanno un personaggio difficile da mettere a fuoco. Anzi più come compositore che come personaggio. La sua creatività è talmente diversa dagli altri, così originale il suo modo di raccontare, di fare teatro, di impiegare la musica per fare teatro. Credo che con nessun’altro compositore, forse escluso Mozart, si può stare 40 anni senza saturazione, senza esaurire il discorso. Questo è incredibile: ogni anno ci regala novità, freschezza. Pensate a due anni fa, quando presentammo “Sigismondo”. Era considerata da sempre, anche da noi, un’opera minore, incapace di funzionare. Vista a teatro, pure con una regia che inizialmente sembrava poco rossiniana, addirittura quasi verdiana, piena di passionalità, addirittura eccessiva nell’immaginazione che avevamo del Rossini giovane, è diventata una delle opere che mi hanno più emozionato. Capite le sorprese? Merito di Rossini, ovviamente, non del Rof, anche se noi cerchiamo di provocare queste sorprese. Con la segreta speranza che si verifichino”.

 

Pensa che “Ciro in Babilonia” le regalerà?

 

“Dalle prove è difficile dirlo. Anche con “Sigismondo” le vere emozioni sono arrivate con le recite. Che danno la giusta carica. La musica di Rossini ha un carattere improvvisatorio molto marcato. La resa emozionale del momento si traduce anche in creatività dell’artista sul palcoscenico, dell’orchestra, che nelle prove non hanno l’adrenalina giusta. Rossini riserva sorprese impossibili ad altri compositori. Onestamente, però, “Ciro in Babilonia” mi sembra un po’ meno meno sorprendente, ma è un Rossini più giovane, meno esperto, anche se non mancano le zampate, pagine di grande musica che l’autore riprenderà. Ci sono dentro presagi del “Guglielmo Tell”, che sarà riproposto il prossimo anno.

 

“E’ incredibile: questo ragazzo – conclude Zedda – aveva in mente soluzioni della grande maturità ascoltabili in “Ermione”, “La donna del lago”…”.

 

 

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