27 agosto 2012
Per quanto ci si sia inoltrati per la via della menzogna, è sempre meglio fermarsi che continuare a percorrerla. La menzogna davanti agli altri è solo svantaggiosa: ogni questione viene sempre risolta in modo più diretto e più rapido con la verità che non con la menzogna. La menzogna davanti agli altri non fa che confondere le cose e allontanarne la soluzione, ma la menzogna davanti a se stessi, data per verità, rovina tutta la vita di un uomo.
Tolstoj non aveva poi tutti i torti, ma forse la faceva un po’ troppo facile: in un mondo come il nostro, dove dire bugie è un qualcosa di insito nel Dna umano, come si fa, di punto in bianco, a interrompere la “via della menzogna”?
Noi tutti mentiamo, nessuno escluso.
Pensateci bene: quante fandonie raccontiamo ogni giorno, da mane a sera? Tante, troppe. Per alcuni dire falsità è proprio uno stile di vita, un’abitudine di cui non si riesce a fare a meno. Un qualcosa che non rafforza certo la propria personalità, anzi: direi che rende ancor più fragile il carattere, diminuendo la nostra sicurezza.
È vero che possono esserci dei casi in cui si mente per difendersi o difendere persone terze, ma credo che la maggior parte delle volte lo si faccia solo per farsi belli agli occhi degli altri, o magari per una questione di egocentrismo. O, più semplicemente, per nascondere delle verità scomode.
In un contesto del genere è impossibile nutrire fiducia nei confronti del prossimo. Fin da bambini, ci vengono insegnati dei proverbi, forse un po’ troppo stereotipati. Del tipo: “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Sono parole sagge, di cui si capisce il vero significato solo una volta che si è cresciuti. Quando si entra nel mondo del lavoro, ad esempio, o magari quando si vivono i primi amori. Là fuori, in fondo, è una giungla, e per sopravvivere bisogna lottare, anche giocando sporco.
Qualcuno obietterà: “Ma i nostri cari, i parenti più vicini, o magari il nostro partner d’amore non ci mentirebbero mai! E se lo facessero, la cosa avverrebbe comunque in misura inferiore rispetto, magari, a un conoscente”.
Balle.
Io credo che siano invece le persone con cui abbiamo rapporti stretti a dirci più “fregnacce” (se mi passate il termine romano). O, perlomeno, l’esperienza mi porta ad affermare questo. E non solo. È proprio la gente di cui ci fidiamo di più che arriva a mentire addirittura negando l’evidenza dei fatti. Per non parlare, poi, di coloro a cui fai capire chiaramente che “sai” qualcosa, cercando magari di mostrarti clemente in caso di “confessione”, ma che, nonostante questo, fino alla fine, continuano, imperterriti, a negare tutto.
Il discorso è più complesso e io non sono certo uno psicologo.
Penso solo, in conclusione, che dire bugie è un qualcosa che non fa bene alla dignità, né di chi le dice né di chi le “riceve”. Questi ultimi, poi, facendo spesso finta di non capire, preferiscono passare per ingenui pur di non rovinare un rapporto familiare, amicale o proprio tra marito e moglie (o tra fidanzati, è uguale).
Anche i sentimenti, nei vari casi, mutano. Quando una persona ci mente, all’inizio ci si arrabbia. Col tempo, però, se la menzogna viene reiterata, veniamo presi dallo sconforto, dall’amarezza. E finanche dalla delusione.
Insomma, almeno nei rapporti più stretti, un po’ più di correttezza – reciproca, è chiaro – non guasterebbe, anche perché la fiducia è direttamente proporzionale alla nostra esigenza di verità.
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