5 ottobre 2012
PESARO – Più o meno nello stesso momento in cui il Governo annunciava una possibile diversa distribuzione del gettito dell’Imu (escludendo, comunque, che l’intero incasso possa comunque passare ai Comuni), dal Palazzo pesarese si alzava un proposta che, nei prossimi mesi, potrebbe assumere contorni più consistenti: “Il primo ministro che sfora del 3% il bilancio non deve essere candidabile e non può ricoprire incarichi pubblici per 10 anni”. A lanciare la proposta è il sindaco Luca Ceriscioli. Un provocazione forte, certo, ma non una semplice boutade: una proposta precisa da esporre e condividere, quanto prima, con l’Anci, l’associazione nazionale comuni italiani per mettere un freno allo “smarcamento” dello Stato dal mirino dell’opinione pubblica alle prese ieri con i costi delle Province e, oggi, con gli scandali regionali.
“Siamo un paese condannato alla comunication per comunication – è stata la premessa di Ceriscioli -. Se noi comuni andiamo in dissesto, già oggi c’è l’incandidabilità per 5 anni. Questa novità annunciata, allungata a 10 anni, ma solo se hai un ruolo attivo nel dissesto, come annunciato da Monti, è la classica sparata comunicativa in un momento difficile. Cambia solo la comunicazione, non la sostanza. Ecco perché oggi voglio lanciare un messaggio nazionale: serve una norma che imponga a un primo ministro che non chiude il bilancio in pareggio, diciamo pure con un margine del 3%, di diventare automaticamente incandidabile. Perché oggi, alla fine, chi non rischia è sempre lo Stato. Comuni e Province, invece, sono sempre nel mirino. E per noi, molti non lo sanno, le leggi ci sono già. Se il Comune non approva il bilancio preventivo, consuntivo e assestamento, arriva il commissario al posto del sindaco. Gli enti locali hanno l’obbligo di pareggio di bilancio dagli anni ’80. A tante entrate devono corrispondere tante uscite. C’è infatti l’avanzo di bilancio ma la novità è che, da qualche anno, il comune virtuoso non può più spendere nemmeno quello. Quindi, la realtà è tutta il contrario. Questo vale sia per i comuni che per le Province. E fino all’anno scorso, come Comune di Pesaro, siamo riusciti a stare anche nel patto di stabilità. Chi invece non chiude mai il pareggio in bilancio e non sta nei paremetri europei è lo Stato. Loro possono continuare ad operare, noi invece ogni anno dobbiamo combattere. E per il 2013 ci saranno ulteriori 2 milioni di euro di taglio derivanti dalla spending review. Ci deve essere più serietà e riconoscenza per i sindaci. Ma anche per l Provincia: i grossi problemi nascono da tagli che arrivano dall’alto, in corso d’opera, per chiudere il bilancio in pareggio. Altrimenti si va in dissesto e il presidente è incandidabile. Noi facciamo i miracoli. Ecco perché farò un appello a 100 sindaci: che anche Monti applichi su se stesso la medicina che vuole dare agli altri”.
Qualcuno ha fatto notare, però, che il Governo ha il coltello dalla parte del manico. Perché per reperire finanze utili al pareggio, in quel caso, potrebbe agire sull’Iva, sull’Imu e tasse varie. In caso, quindi, serviranno paletti rigidi. Per ora non resta che aspettare la risonanza che avrà la “cura omeopatica” proposta da Ceriscioli.
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