26 ottobre 2012
PESARO – Chiamatele, se volete, emozioni. Mogol e Battisti ci avrebbero realizzato un cd, non un singolo disco. Domenica ritorna il campionato. Dopo l’esordio in trasferta, il debutto in casa, davanti al pubblico amico. Nel volley, si sa, l’amicizia è un tassello importante in un puzzle che significa gioia, piacere di tifare, soprattutto di giocare. E cosa c’è di meglio di un’amica che ritorna a trovarti, di un’amica che è stata parte della tua famiglia per cinque anni. Gli anni più belli. Non solo perché si vinceva, praticamente tutto. Anzi: erano belli a prescindere dai successi, perché la Robur aveva costruito una squadra giovane, bella da vedere.
E qualcuno, sottolineando che erano troppo giovani, aveva pensato che non potevano vincere. Le colibrì risposero con una scritta sulle braccia: GUC. Un acronimo passato alla storia del volley. In utile tradurlo adesso, ma chissà che un domani non saranno Cristina Chirichella e le sue compagne a fare altrettanto.
L’amica che ritorna è il precedente capitano. E’ da lei che Valentina ha ereditato la simbolica fascia. L’amica è Francesca Ferretti. Infortunata, Francy ha saltato l’esordio – casalingo – con l’Icos Crema di un’altra ex, Laura Saccomani, e non ha giocato in Ucraina, mercoledì, nella gara di andata della Coppa Cev, persa dalla sua nuova squadra, la Rebecchi Nordmeccanica Piacenza. Ora, conoscendo la bravura di Francesca, si potrebbe pensare che, stando lei a guardare, per la Robur sarebbe più facile. E invece no, speriamo possa giocare per applaudirla in campo e ringraziarla per i cinque magnifici anni vissuti a Pesaro.
Ma il cronista non può esimersi dal chiederle: come sta?
“Un problema che stiamo cercando di risolvere. E’ un infortunio delicato (lesione addominale; ndr). Siamo solo a inizio campionato, perciò l’abbiamo affrontato con molta cautela, per trascinarci il problema tutto l’anno. Sarò sottoposta presto a un altro controllo e vedremo cosa diranno i medici…”.
C’è il rischio che lei non possa giocare domenica?
“C’è, c’è, purtroppo c’è”. Francesca lo ripete più volte quasi stupendosi – come noi – del solo pensiero di non scendere in campo nella “sua” partita: la prima volta, dopo cinque anni, da avversaria a Pesaro… “Gli infortuni fanno parte dello sport. Spero di riprendermi prima possibile”.
Quando arriverete a Pesaro?
“Domani pomeriggio, saremo in albergo all’ora di cena. Solita vigilia in trasferta: ceniamo, dormiamo e domenica mattina allenamento a Campanara”.
Sa in quale hotel prenderete alloggio o preferisce non dirlo per stare tranquilla?
“Sinceramente, non lo so ancora. E mi fa tanto strano di andare in albergo a Pesaro. Credo però che saremo al Savoy o al Flaminio”.
Verranno anche i suoi genitori, sempre presenti nei cinque anni che lei ha giocato con la Robur?
“Ovvio… Sono già carichi all’idea di incontrare le persone con le quali sono diventati amici. Li hanno chiamati in tanti per dire che li aspettano al solito posto, dove si sono seduti in questi anni. Sarà un’occasione per salutare tutti”.
Le è già preparata, vaccinata dalle accoglienze riservate in passato a Carolina Costagrande e Martina Guiggi.
“Già, ma fino a che non sarò in palestra non saprò come vivrò questi momenti, ma già all’arrivo al casello autostradale mi verranno in mente tanti ricordi. Penso e spero di avere lasciato un bel ricordo. Di sicuro mi sono lasciata bene con i tifosi e la società. Sì, spero in una bella accoglienza”.
O magari ha chiesto qualche anticipazione a Gigia, leader dei Balusch, amica anche dei suoi genitori?
“No, niente, Gigia non mi ha detto niente e neppure mia mamma”.
Sbaglierà panchina?
“Ah ah… No, sarà naturale andare nel campo di sinistra, ma cercherò di immedesimarmi in un’avversaria della Robur e andrò a destra”.
Cosa le potrà venire in mente vedendo che sulle maglie della Robur non c’è più il nome Scavolini?
“Sicuramente proverò qualcosa non vedendo più il nome che ha accompagnato i miei cinque anni, le nostre vittorie. Scavolini non era solo uno sponsor. Però sono contenta che non sia sparita la Robur. Scavolini o no, vedere la Robur in serie A1 è la cosa più importante”.
Lei è arrivata nel 2007… Subito tre scudetti e tanti altri successi. E chissà cosa sarebbe accaduto se la Hooker non fosse andata via. A proposito: era così str….?
“Non era una da spogliatoio, ma in campo faceva la differenza… Non sempre in squadra si è amiche e si sta bene insieme, talvolta si pensa a giocare e basta. Ma lei faceva la differenza, davvero. Ginocchio o non ginocchio, ma noi ci siamo tenute giustamente lontane dalla questione per non perdere la concentrazione, non mi sentirei di definirla st…… Lo si è per altre cose. Di sicuro non ha mancanza di rispetto per noi. Con lei in squadra, forse sarebbe stata una Final Four di Champions League diversa, chi sa…”.
Cinque anni, chissà quanti ricordi, quante storie…
“Considero i cinque anni vissuti a Pesaro, quelli della mia crescita, della mia consacrazione: i più belli. A Pesaro ho lasciato un pezzo di cuore, è la mia seconda città, anche per i risultati ottenuti, soprattutto per il gruppo che si era creato e per le persone che ho conosciuto. Poi lo sport ti fa vivere più esperienze, ed è giusto farle, ma nel mio futuro ci sarà ancora Pesaro, fosse anche solo per le vacanze, ancor più per trovare le persone con le quali ho legato di più”.
Un libro lo ha scritto già, con Camilla Cataldo. Chissà oggi quante altre storie potrebbe raccontare.
“Magari non le ricorderei tutte, anche se nella mia mente ci sono ricordi indelebili. Ogni tanto riguardo il libro degli scudetti e mi vengono in mente tanti aneddoti. Forse, più che un libro, servirebbe una cartella di fotografie.
Nelle fotografie, tante compagne. Quale le è rimasta di più nel cuore?
“Non ne ho una in particolare. Ho vissuto in gruppi fantastici. Posso fare alcuni nomi: Elke (Wijnhoven), Kasia (Skowronska), Senna (Usić), Marti (Guiggi), Caro (Costagrande) sono le ragazze con le quali ho condiviso tutto. Ci sentiamo, anche se il nostro lavoro porta ad allontanarci, ma in estate ho visto Elke e la sua bambina a Roma; Senna mi invita sempre a casa sua in Croazia; Kasia e Caro mi salutano dalla Cina…”.
E l’allenatore?
“Direi subito Ze Roberto, ma anche Angelo Vercesi. Erano diversi, ma entrambi mi hanno lasciato qualcosa a livello umano, più che tecnico. I brasiliani ci sanno fare di più con le donne, anche di altri allenatori più bravi tecnicamente”.
Una storia particolare che la lega a Pesaro?
“Che tornando domani mi verrebbe da andare alla casa dove ho vissuto cinque anni, invece devo andare in hotel. Mi sembra quasi impossibile, io che vado in albergo a Pesaro”.
Ora è un’altra Robur. Della sua, oltre allo staff dirigenziale, sono rimaste solo Monica ed Elisa. Ha visto la nuova squadra, l’avete studiata in video?
“Ancora no, la studieremo oggi, Ma la vittoria di Modena ha dimostrato che la Robur è giovane ma ha talento, con tanta voglia di mettere in difficoltà chiunque”.
Carolina ha detto che la nuova Robur ha un vantaggio: parte senza il peso dell’eredità del passato. Così può crescere e magari dare vita a un gruppo che faccia come il vostro…
“Sono d’accordo. E’ importante crescere senza sentire il peso di chi ti ha preceduto, delle vittorie passate. Una squadra giovane può porre le basi per un nuovo progetto a lungo termine. Devo dire, però, che indossare una maglia firmata Scavolini più che un peso è un onore”.
Abituati ad avere una palleggiatrice molto efficace al muro, domenica abbiamo apprezzato i due messi a segno da Signorile.
“Si sa che il punto debole del palleggiatore, essendo meno alto, è il muro, però Noemi è un buon giocatore ed è più alta di me”.
Sulla carta siete più forti, ma forse il successo di Pesaro a Modena vi ha messo in allarme…
“Siamo in allarme in ogni caso perché abbiamo l’infermeria piena, tra me e la Meijners, e siamo reduci da una trasferta difficile in Coppa Cev. La carta non conta niente, bisogna affrontare seriamente ogni partita; in questo campionato non vedo squadre materasso e neppure super favorite”.
Stanche per la trasferta in Ucraina?
“Ah sì, siamo tornate a casa dopo 14 ore di viaggio tra aereo e pullman”.
Un saluto anticipato ai pesaresi?
“Certamente, anche se saluterò personalmente tutti domenica, a fine partita. Farò il giro del campo, non vedo l’ora di abbracciare tutti!”. E tutti gli appassionati di volley non vedono l’ora di abbracciare lei.
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