1 novembre 2012
PESARO – Campioni di Vita, davvero. Perché – signori – Josefa Idem ha vinto titoli mondiali e ori olimpici e dominato in Europa, ma quando si racconta, parla – con umiltà – delle sconfitte, di quando i risultati non arrivavano, e dell’allenatore che la trattava male, “così male che la federazione gli ha dato un incarico importante”.
Raccontare e raccontarsi dopo Mauro Berruto sarebbe stato difficile per tutti. L’applauso che saluta la fine dell’intervento del coach di Italvolley sembra non finire mai. Sono quasi le 8 di sera di un martedì che rimarrà impresso nella memoria di chi era presente nella sala congressi dell’Hotel Flaminio Resort. Nessuno è andato via se non per impegni personali indifferibili. E qualcuno, quasi quasi, vorrebbe chiedere il bis. Berruto ha regalato una indimenticabile lezione di vita. E siamo ancora a metà serata.
E’ arrivato il momento di “Sefi”. Non nasconde, con l’ironia che le appartiene, che sarebbe stato meglio precedere Berruto. “Ora sono nelle rogne”, ma non si tira indietro. Come sempre, in canoa e nella vita.
In sala è presente anche il marito Guglielmo Guerrini, che era allenatore di pallavolo. “Con lui siamo partiti da zero, con tanta voglia di arricchire la nostra esperienza, pronti a prendere da altri. Ricordo un canoista che faceva test al pagaiometro e aveva una partenza tutta sua, davvero particolare, spingendo in avanti con le gambe, cosa che nessuno imitava. Io ho fatto mia quella partenza. Ma avevo bisogno soprattutto di fiducia, di calore umano. Mio marito mi diceva: arrivi quinta? Va bene lo stesso”.
La presentazione della campionessa che a pochi giorni dal 48° compleanno – è lei la prima a ricordarlo – ha disputato l’ottava olimpiade, chiudendo al quinto posto, è un filmato storico, con la voce di Giampiero Galeazzi che racconta l’oro di Sydney.
Lasciamo quei Giochi in sospeso, il racconto parte dal presente…
“Perché riguardandomi ho ricordato che a Londra erano otto Giochi, ma ho pensato che ho già nostalgia… di anni e anni di impegno, di fatica, di rinunce. No, non usiamo la parola sacrifici, che sono un’altra cosa. Anche perché chi fa il chirurgo, normalmente non arriva a fare il presidente della Repubblica”.
“Mauro ha parlato dell’atteggiamento… in tutti questi anni è stata la mia chicca. Vedo che in sala ci sono tante giovani atlete. Io ho 48 anni, sono stata una ragazzina e quella ragazzina vive ancora in me. Ero timida, paurosa, in continuo conflitto. Volevo vincere, ma allo stesso tempo non volevo, perché mi dicevamo che ero muscolosa e non mi piaceva. Vincendo davo ragione a chi lo diceva. In Germania si dice che ci vogliono diecimila Volt e la lampada (la testa) che funziona. L’ambiente in cui ho vissuto e vivo è favoloso, ho un marito che ha fiducia in me. Sono conosciuta, ma alle ragazze che mi fermano per chiedermi: “Come sei diventata un campione?”, rispondo così: ragazze, diventate campioni della vostra vita”.
“Io posso dire che sono “arrivata” dopo grande ricerca interiore, anzi con culo. Un giorno, in una libreria di Mantova, mi sono imbattuta in un libro che parlava di visualizzazione positiva. C’era una frase di Napoleone: “Succede sempre ciò che più temo”.
“Mi sono chiesta: ma io cosa penso prima della gara? Scrivo sempre le mie impressioni. Ho letto nel diario che pensavo sempre alla sconfitta. Ho iniziato a modificare il pensiero. Mi alleno, sono forte… Adesso con mio marito rileggiamo la nostra storia, la carriera. Non è un necrologio, però. Se mi chiedete del momento, della gara, della manifestazione di cui ho più nostalgia, vi rispondo: Sydney”.
E’ la gara proposta nel filmato che apre la serata con “Sefi”, quello del “bisteccone” che rischia l’infarto per raccontare l’impresa di Josefa Idem.
“Io ho il sonno difficile, il campo di gara era battuto dal vento, le onde alte mezzo metro, ma si doveva gareggiare perché i Giochi chiudevano e quella sera si spegneva la fiamma olimpica. Mi sveglio nel cuore della notte, vedo le imposte sbattere… Mi viene da dire: ma dai, proprio adesso che penso positivo… La gara è rimandata, sono le ore 14, ho fame… Mi danno un piatto di tortellini, non mi sembra un pasto olimpico. Alle ore 14,15 annunciano: la finale del K1 donne è in programma alle ore 15… Con i tortellini da digerire, mentre mio figlio mi chiede di raccontargli una storia o che deve fare la pipì. E chi ci pensa alla gara. Invece, ci siamo presentate alla partenza, con quel vento e quelle onde. Ho pensato: ma va, ci fanno proprio partire. E i tortellini? Mio marito mi ha detto: vai tranquilla nella prima parte, nella seconda tira fuori tutto. Una mia avversaria, forse la mia avversaria, da ragazzina non voleva mai uscire con il vento. Le ho detto: vedrai che un giorno il dio del vento ti punirà…”.
Rimandiamo indietro le immagini: sono le 6 del mattino in Italia. “Sefi” ha realizzato il miglior tempo in batteria… “ma le condizioni del campo di gara non la favoriscono” annuncia Galeazzi. Facciamo gli scongiuri anche dodici anni dopo rivedendo l’impresa. Josefa è in acqua 4, all’inizio subisce l’attacco della jugoslava Janić, ma deve guardarsi anche dalla canadese Brunet, fortissima, vincitrice degli ultimi tre titoli mondiali. Si parte fra le onde, si arriva che l’acqua è d’oro. Caroline Brunet deve accontentarsi dell’argento.
Cosa ha pensato rivedendo la gara, riascoltando Galeazzi? E quell’urlo dopo il traguardo, cosa ha detto?
“Pazzo! Poi fate le rime che volete. E sono rimasta senza voce per giorni. Chissà come faceva Galeazzi a parlare dopo quelle telecronache, condite da numeri di colpi di pagaia assolutamente sbagliati”.
Pensa alla patria, canta Isabella ne “L’italiana in Algeri”. Siamo a Pesaro, casa di Rossini…
“Mi hanno chiesto: ti senti più tedesca o più italiana? Ma che domanda è? Tanto ai tedeschi dicevo che ero tedesca e agli italiani italiana. La vera patria è quella che hai dentro”.
“Il mio messaggio? I limiti non sono una parete, ma un campo fiorito da esplorare”.
“Perché poche donne ai vertici dello sport? Vado controcorrente. Non ci sono perché le chiamano quando i giochi sono fatti, e le donne non sono abituate ai giochi sottobanco… Mettiamo le quote e vedrete che anche le donne non si sentiranno più inutili Don Chisciotte”.
Applausi! E un omaggio floreale a tutti i protagonisti, dalla presentatrice Luisa Rizzitelli, a Josefa Idem e Mauro Berruto. “Sefi” esclama: “Fiori anche agli uomini, evviva la parità”.
Fiori consegnati dalle atlete della Snoopy, ma anche da due bambine del minivolley, perché la serata – semplicemente straordinaria – nasce dalle idee, dalla volontà, dalla passione di Barbara Rossi, che ha saputo coinvolgere l’Hotel Flaminio Resort e Banca dell’Adriatico. Ancora grazie.
(2-fine)
semplicemente Grazie!!!!!!