7 novembre 2012
PESARO – Alla scoperta della Nba, guidati da Gianluca Pascucci, il pesarese degli Houston Rockets. Due puntate in compagnia di un pesarese che ha saputo farsi strada nel difficile mondo dei canestri.
Lo scorso 25 settembre, la franchigia texana ha annunciato l’ingaggio di nuovi tecnici e dirigenti, dal nuovo assistant coach Dean Cooper a Gianluca Pascucci “as Director of Player Personnel/RGV Assistant GM”, informando che “si tratta di un ritorno dopo avere speso i precedenti quattro anni da General manager dell’Olimpia Milano. I Rockets, molto attenti al passato come al futuro, hanno ricordato che Gianluca è nato a Pesaro, in Italia, e vanta dodici anni da allenatore internazionale, compreso il lavoro di assistente allenatore nella Scavolini Pesaro, nella serie A1 e in Euroleague.
Nella sezione Basket Operations del sito web dei Rockets, è scritto che Gianluca è “Director of Player Personnel/Rio Grande Valley Vipers Assistant General Manager”: può raccontarci qual è esattamente il suo incarico?
“Tentare una traduzione letterate sarebbe fuorviante; è una figura prevista nella struttura delle Basketball Operations di quasi ogni franchigia NBA, si deve occupare di Scouting (come del resto tutti quelli coinvolti nelle Basketball Operations a parte lo staff tecnico) e di tutti gli altri aspetti che ruotano attorno alla costruzione di una squadra NBA, ossia Free Agent e potenziali scambi. Riassumendo: è un ruolo principalmente cestistico”.
In passato lei era a capo dello scouting internazionale dei Rockets. Questo precedente ha agevolato l’attuale incarico?
“Sicuramente perché ho già collaborato con quasi tutto lo staff che è ancora presente e quindi, in queste situazioni che raramente si presentano, il fatto di conoscersi, di sapere come lavoro, ha avuto un suo peso”.
Come si svolge la sua giornata americana?
“Non c’è una giornata standard perché a volte si lavora tutto il giorno in ufficio, magari staccando solo per andare a vedere l’allenamento della squadra se non è in trasferta, mentre altre si è in giro per gli Stati Uniti a vedere qualche partita. Adesso che poi è iniziato il campionato ci sono anche le partite della squadra a scandire un po’ i ritmi… Capita, se giochiamo in casa, di stare in ufficio fino alla 18 e poi scendere una rampa di scale e trovarsi già in campo a vedere la partita… Campo di gioco, da allenamento e uffici sono tutti dentro il Toyota Center”.
Quali le principali differenze con il suo ultimo lavoro all’EA7 Emporio Armani Milano?
“Come dicevo precedentemente, ai Rockets è un lavoro prettamente cestistico, mentre a Milano, soprattutto nelle ultime due stagioni, avevo anche altre responsabilità a 360 gradi. Sono stato fortunato perché ho avuto la possibilità di affrontare problematiche da un’ottica diversa, il che ti permette di aprire gli occhi e capire tante cose”.
Come funziona un club Nba?
“E’ difficile riassumere in poche parole, ma è un’organizzazione efficientissima sia per per quello che riguarda la parte delle Basketabll Operations (squadra, staff, e altro ancora) che la parte più business/marketing. Nulla è lasciato al caso, ogni piccolo dettaglio è fondamentale e trattato con la massima importanza”.
E’ impressionante il numero delle persone che operano all’interno della società…
“Si, lavorano tantissime persone. Se si vuole offrire un prodotto di altissimo livello e, come si diceva prima, non si vuole tralasciare nemmeno il minimo dettaglio, le risorse umane sono fondamentali”.
Leggendo gli altri nomi di chi lavora per i Rockets, ho notato che non mancano quelli di origine italiana: Geno Zicarelli, Tamara Lupo, Chris Costa… Li hai conosciuti?
“Si, è vero… Ho avuto modo di scambiare qualche parola con alcuni di loro anche se non lavorano direttamente nelle Basketball Operations, quindi la possibilità di incontrarsi è inferiore. Qui c’e’ una grandissima influenza latina e lo spagnolo è quasi una seconda lingua paritaria all’inglese”.
Non vorrei ricordare male, ma credo che anche la moglie di Carlos Delfino, uno dei Rockets, sia italiana. Forse è la sorella di un giocatore… Quindi con Carlos parla italiano?
“Sì, la moglie di Carlos è italiana. Ancora non ho avuto l’occasione di conoscerla. Carlos Delfino parla ovviamente bene italiano e anche Donatas Motiejunas parla italiano dopo i due anni trascorsi alla Benetton Treviso”.
(fine prima parte – segue)
non dovevate dire che azzeccava il numero di abbonamenti?
chi azzeccava
Lo faremo presto.
Cioè?