12 novembre 2012
PESARO – Siamo ufficialmente in crisi. Veramente lo siamo dall’inizio della stagione anche se le due vittorie (benedette) avevano illuso qualcuno di potersela cavare senza grossi affanni e puntare addirittura ai playoff, ma se ad una formazione in cerca di una propria identità togli l’unico che sembrasse in grado di dare un po’ d’ordine (Traini) e il solo in grado di giocare spalle a canestro (Amoroso), le magagne non possono che aumentare e il cerotto (Clemente) messo su una ferita che non dà segni di rimarginarsi non può essere l’unica soluzione.
Ma anche volendo risolvere il problema non è semplice trovare le giuste contromisure: mettiamo anche di trovare dei soldi per il mercato che attualmente non ci sono in cassa, devi sempre restare dentro al regolamento che non ti permette di rivoluzionare completamente il roster e cambiare dieci giocatori, perciò si dovrebbe cominciare a mettere mano alla squadra partendo dagli stranieri. Il problema è che il meno peggio dei quattro (Mack) gioca nel ruolo dove la rinuncia ad Amoroso ha aperto la falla più grossa e se si dovesse prendere un’ala forte, Lamont vedrebbe il suo minutaggio ridursi ulteriormente e rischierebbe addirittura il taglio. Opzione che si meriterebbe invece Reggie Hamilton che dopo due mesi non ha convinto assolutamente, palesando enormi difficoltà in fase di regia che non crediamo dipendano unicamente dal cambio di continente, ma che si sarebbero dovute conoscere al momento del suo ingaggio. Ma anche la presunta “stella” della Vuelle finora ha brillato pochino e se si decidesse di rinunciare ai servigi di Antwain Barbour per cercare un “tre” di maggior efficacia in grado di rimanere concentrato per tutti i quaranta minuti, non crediamo che la tifoseria pesarese insorga contro questa decisione. Anche l’ultimo arrivato non sembra aver la bacchetta magica per risolvere i problemi dei biancorossi, Denis Clemente è il classico play da contropiede, utile in una squadra da corsa che fa della difesa asfissiante e del pressing il suo marchio di fabbrica ma se lo costringi a giocare a dieci all’ora non ha le qualità per fare la differenza, non avendo un gran tiro dalla distanza per aprire le difese. Gli italiani sono una merce rara e se non hai i soldi per portarli via agli avversari, non è pensabile rinunciare a quelli che hai sotto contratto, anche se Sylvere Bryan dopo un paio di partite di buon livello si è addormentato sugli allori dopo essere stato confermato fino a maggio. Così a pagare per tutti potrebbe essere Giampiero Ticchi che ha il grosso merito di aver un ingaggio modesto per la categoria, ma anche il grosso demerito di non sembrare in grado di cambiare fisionomia ad una squadra che più passa il tempo, invece di migliorare, sembra incartarsi sempre di più, le due soluzioni praticabili sono la promozione di Badioli a head coach o l’ingaggio del pesarese Giacomo Baioni, in settimana se ne saprà di più.
IL MOMENTO DELLA SQUADRA
Le ultime due partite oltre ad essere state giocate male tecnicamente, hanno palesato i limiti caratteriali di questo gruppo, perché appena le cose si complicano non si riesce ad uscire dal tunnel affidandosi al gioco corale, ma si cerca il recupero tramite le soluzioni individuali a partire da Cavaliero che pur provando a metterci tutto l’impegno, non riesce a rimanere lucido. Ticchi sta provando a cambiare gli schemi offensivi, rinunciando al triangolo come base di partenza per cercare soluzioni alternative, questo se è possibile ha messo ancora più in confusione la Vuelle, come le 28 palle perse contro Brindisi stanno lì a dimostrare. Intendiamoci, non è stata la difesa pugliese a irretire i biancorossi perché l’Enel ha finito con soli 9 recuperi, la ScavolinI Banca Marche ha fatto tutto da sola con passaggi sbagliati di qualche metro e un paio di tentativi di coinvolgere Ticchi negli schemi con scarichi finiti direttamente dalle parti dell’allenatore, la logica conclusione di tutta questa confusione sono stati i soli 43 tiri tentati dalla Vuelle contro i 72 degli avversari, impensabile provare a vincere una partita con un gap sfavorevole di 29 conclusioni, anche se davanti hai un’onesta formazione e niente più, con un paio di americani degni di questo nome ben allenati da un coach di grande esperienza come Bucchi, Se vogliamo trovare una nota positiva al pessimo momento biancorosso, ci si può consolare con il livello veramente basso di questo campionato, dove almeno sei o sette formazioni sarebbero alla portata della Scavolini Banca Marche vista ad inizio stagione, ma il vero problema rimane che mentre le altre sono in fase di leggera crescita, Pesaro sembra una barca alla deriva senza un capitano in grado di condurla in porto, ci aspettano due impegni casalinghi: domenica prossima contro Cantù non ci facciamo troppe illusioni, ma per la sfida del 25 contro Caserta bisognerà ritrovare la grinta perduta altrimenti la salvezza rimarrà una pia illusione.
I PIU’ …..
Rimbalzi: Si va a rimbalzo con più convinzione rispetto alle prime partite, tutti i giocatori portano il loro mattoncino, con Crosariol diventato finalmente un fattore.
Lamont Mack: E’ chiaro che deve partire in quintetto per non regalare agli avversari il primo quarto come è sempre capitato con Flamini nello starting five, Mack sembra l’unico a rimanere freddo anche nei momenti più caotici della Vuelle, una dote non da poco in un gruppo che non riesce a rimanere lucido quando le cose si fanno complicate.
Andrea Crosariol: Zero falli commessi (non gli succedeva da un paio d’anni), 9 punti e 11 rimbalzi, è vero che segna in una sola maniera ma a questi livelli il suo contributo può e deve fare la differenza.
…. E I MENO DELLA SFIDA BRINDISI – PESARO:
Palle perse: Imbarazzante. Si sono visti passaggi a compagni immaginari come l’amico di Godot, gente che salta in mezzo all’area senza avere la minima idea di cosa fare con il pallone in mano, scarichi a mezzo metro da terra a giocatori alti più di due metri, una vera lezione di cosa non fare in una partita di pallacanestro.
Denis Clemente: A volte la fretta è cattiva consigliera, invece di scandagliare il sottobosco americano alla ricerca di un playmaker all’altezza, Montini ed Ebeling hanno preferito recuperare il portoricano da un motel di Napoli dove era rimasto dopo il fallimento della società partenopea, scegliendo di ingaggiare un giocatore già presente sul suolo italico senza aspettare una settimana l’eventuale arrivo di un play dagli States. Clemente migliorerà con il passare del tempo, ma non crediamo possa diventare il leader che la Vuelle cercava in quel ruolo.
Reggie Hamilton: Lo abbiamo aspettato, perché le credenziali universitarie erano di tutto rispetto, ci siamo subiti accorti che fare il playmaker non era il suo mestiere, ma si sperava di trasformarlo in una guardia essendo dotato di un buon tiro da fuori, ma se il tuo coach alla settima giornata ti schiera per soli 12 minuti, nei quali la tua presenza rimane impalpabile, Houston abbiamo un problema.
DAGLI ALTRI PARQUET:
Continua la marcia solitaria di Varese che passa senza grossi problemi sul campo dell’ultima in classifica Biella. Successi esterni anche per Reggio Emilia che sbanca Montegranaro e per Venezia che nel posticipo rifila 105 punti all’Armani di Scariolo. La sorpresa della giornata arriva da Caserta dove una Juve data per morta in settimana, si risolleva battendo Bologna, larghe vittorie casalinghe per Sassari contro Avellino e per Cantù, prossima avversaria della Vuelle, che rifila 27 punti alla Vanoli Cremona.
La crisi attuale della Scavolini è solo la continuazione di quella che in estate aveva persino messo a rischio la partecipazione al campionato. La squadra fatta è molto disomogenea, rabberciata, senza gioco e soprattutto
senza giocatori di spessore. Molti dicono che di più non si poteva fare, ma probabilmente è solo un tentativo
di salvataggio in calcio d’angolo. Io dico che invece si poteva fare di più, eccome!
Invece di prendere tre americani che non fanno per uno(mi sembra di vedere quelli che portava il mitico Jim
Mc Gregor in estate), ne bastava uno solo, ma buono, e si coprivano i buchi con gli italiani disoccupati, che sono
tanti e di gran lunga superiori agli attuali nostri extracomunitari. Invece di scegliere Ticchi per la panca, che
nonostante tutto è probabilmente il meno colpevole in senso assoluto, il timone si dava a qualcun’altro con motivazioni maggiori, con esperienza più navigata e magari meritevole anche di qualche euro in più. Adesso, tra l’altro, la cacciata
di Amoroso e il Ko di Traini hanno accentuato la crisi e se non si compra qualcuno penso sia dura vincere ancora qualche partita e salvarsi. La struttura societaria deve essere alla base di tutto, anche nei campionati di promozione, figuriamoci
in serie A e l’attuale Scavolini non ha una struttura ed un organizzazione tale da poter competere nella massima serie.
Dispiace dirlo, ma è così, ed i risultati si vedono. Con l’approssimazione non si va da nessuna parte e una squadra di basket non si inventa in una settimana.
Mai visto partite così brutte! Reggio e Brindisi, con più cuore, testa e un bricciolo di determinazione in più a erano alla nostra portata! Questa squadra assomiglia a quella di Casey & Bisacca e gioca peggio di quella di Crespi. Ci eravamo illusi di avere trovato dei buoni e validi giocatori americani pronti ad impegnarsi invece …..Come Hamilton e Clemente è sufficiente fare un giretto nei play ground di Viale Trieste, di Cristo Re o nelle palestre cittadine se ne trovano a diecine.
“Il meglio deve ancora arrivare” speriamo altrimenti facciamo come il Desio di qualche stagione fà……
Cordialmente.
sono pienamente d’accordo con chi scrive,a pagare per primo credo sarà proprio il coach…che è sicuramente una brava persona ma anche lui abbastanza inesperto nel gestire questi “uomini”
credo che la salvezza arriverà più per seri problemi altrui che per meriti nostri
a il prossimo anno…finirà questo bellissimo gioco pesarese
d’altronde se non abbiamo trovato denari come semifinalisti ques’estate come possiamo sperare in un altro scavolini il prossimo anno con il morale della piazza a livelli sottoterra?