Markovski si presenta: “Scavolini, una sfida stimolante”

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29 novembre 2012

PESARO – Prima di raccontare la presentazione ufficiale di Zare Markovski, una breve considerazione: il cambio di un allenatore è una sconfitta, oltre che un costo, il venire meno a un progetto che si era attivato con entusiasmo, pure nella consapevolezza che la situazione era difficile, vista la base di partenza, che non erano più i diecimila di gara 4 con l’EA7 Emporio Armani, ma un bilancio ridotto al… lumicino.

Lo sottolineiamo ribadendo un concetto espresso in altre occasioni: non amiamo scendere al volo dal carro dello sconfitto, così come non ci piace salire al volo su quello del vincitore. La presentazione di un allenatore, si tratti di quella estiva o fatta a lavori in corso, è un falso rituale. Falso perché l’entusiasmo che si respira sarà cancellato alle prime difficoltà. Zare Markovski, però, è coach di lungo corso e sa bene – per usare un vecchio proverbio – in quali scarpe si infilano i piedi. Bravo, però, a conquistare i presenti nella saletta dell’Hotel Savoy con le prime parole ufficiali da allenatore della Victoria Libertas, anzi della Scavolini, come gli piace dire.

La presentazione di Zare Markovski

“Anche in un momento difficile, Pesaro rappresenta una sfida stimolante. Vengo con entusiasmo per migliorare la squadra perché una piazza così merita una posizione migliore di quella attuale. Ho detto sfida e mi auguro che i giocatori l’accetteranno con entusiasmo, che capiscano cosa significa Pesaro. Non mi riferisco alla storia di vent’anni fa, ma ad un momento come questo in cui è però ancora piacevole giocare a pallacanestro”.

Perché ha scelto Pesaro, pur essendo seguito anche da Venezia, che ha un roster superiore alla Vuelle e l’avrebbe contattata anche durante il viaggio?

“E’ bello avere un curriculum in cui è scritto che hai allenato la Scavolini. Pesaro e la Scavolini sono nomi gloriosi. Mi fa piacere affiancare il mio nome e assaggiare una piazza che significa molto per la pallacanestro”.

Due partite viste in mattinata, poi l’allenamento pomeridiano, anticipato alle ore 16, quindi altri video stasera, per valutare il materiale umano a disposizione e decidere dove intervenire. Magari partendo da Hamilton, che la Vuelle sta offrendo a tutto il basket italiano, soprattutto in Legadue.

“Perdendo Amoroso e Traini, la squadra si è indebolita, anche per sfortuna, visto che Traini dava una buona mano. Gli stranieri devono dare un aiuto maggiore. Per la terza volta ho la possibilità di lavorare con Crosariol e Cavaliero l’avrei sempre voluto con me. Loro sono quelli che tirano avanti la squadra, ma hanno bisogno di aiuto. Credo che la squadra abbia bisogno di correttivi, ma innanzitutto di correre di più, visto che contro le difese schierate fa quello che può. Deve essere diversa per nascondere le difficoltà. Sarà Hamilton a partire? Si vedrà. Sono pronto a decidere, ma devo fare ancora un allenamento. Addirittura solo un paio di allenamenti prima della partita di domenica. Ogni partita è il 3,5% dell’intero campionato. Ogni partita vale tanto”.

Sul suo gioco ne abbiamo sentite tante: creativo, fantasioso, fatto di pick&roll e aiuti sistematici. Può presentarcelo lei?

“Io cerco di giocare con chiarezza. Tutto deve avere una logica, anche il modo in cui fare i blocchi o aprirsi. Amo la pallacanestro e non mi sono mai fermato nella ricerca di altri punti di vista. Ecco, in un qualsiasi momento di una partita può servire un punto di vista diverso. Il pick&roll è una medicina che crea un sovrannumero. Spesso si gioca perché è il modo più facile di creare una vantaggio per chi ha la palla. Va usato, ma bisogna vedere chi lo deve giocare e cosa devono fare gli altri. Per quanto riguarda i cambi sistematici, vanno bene in determinate situazioni, non sempre e su ogni parte del campo. Si dice che ho idee particolari, ma derivano da un’analisi del gioco molto logica, molto chiara”.

La Scavolini Banca Marche è prima per palle perse…

“Metà della risposta è già nella domanda… Bisogna estrarre quello che la squadra ha. Il mio compito è prendere ed estrarre il meglio di quel che c’è a disposizione. Questo è un gioco da specialisti, se uno è specialista in quello di cui c’è bisogno, che faccia quello e lo faccia spesso, non altro…”.

Lei è chiamato a un doppio lavoro: tecnico e psicologico. Dopo sei sconfitte consecutive, la squadra è depressa.

“Penso che i ragazzi devono essere psicologicamente consapevoli che sono nel fiore della loro carriera e capire che sono sul mercato quotidianamente: se potrà chiamarli Capo d’Orlando o Milano, dipende da loro”.

Domenica giocate a Bologna. Sarà in panchina e dirigerà lei la partita?

“Lascio molto a Badioli, perché mi ritengo persona seria per preparare la partita in due giorni. Cercherò di intervenire e mettere i primi concetti, magari vedendoli sul campo”.

La sua scelta è stata una sorpresa, nessuno a Pesaro aveva inserito il suo nome nella rosa di coach che gli agenti proponevano alla Vuelle…

“Dovete licenziare le vostre banche dati” ironizza il presidente Franco Del Moro, che lascia a John Ebeling la spiegazione della scelta.

“Markovski ci piace per suo stile di gioco, per la disciplina. Ne abbiamo parlato con Montini e Del Moro. E ha pesato che abbia già allenato Crosariol. Io l’ho visto all’opera a Bologna. Per me .- conclude Ebeling – lui è esattamente quello di cui ha bisogno di questa squadra”.

Curioso: debutta a Bologna e poi affronta Milano, un’altra sua ex squadra. Prima, però, c’è la Virtus, dove ritrova solo Sabatini.

“Ed già uno stimolo. Di Bologna ricordo solo cose bellissime. Sarà la mia seconda volta da avversario. So che il pubblico mi vuole bene, ed io voglio bene a loro. Devo confessare che evito di vedere le partite di Bologna, ma seguo il campionato…” curando una bella rubrica per gazzetta.it e commentando l’Eurocup per Eurosport.

 

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