21 dicembre 2012
PESARO – Il cappellino dei Bulls, il nonno al quale è legatissimo, il giorno dei Maya e il numero 21, la telefonata a James White, la stessa università di Zam Fredrick, la carezza di Del Moro, la sciarpa dei tifosi, l’imprimatur di John Ebeling. Tarence Kinsey ha fatto la conoscenza della Pesaro cestistica che l’ha accolto con un applauso nella sala stampa dell’Adriatic Arena.
Perché Pesaro?
“Ho sentito sempre buone cose su Pesaro, sulla sua storia, sui suoi tifosi. Mi hanno detto che è un posto incredibile per giocare ma anche per mangiare bene”.
Lei ha giocato in un buon college, nella Nba e poi in Eurolega: adesso arriva nell’ultima in classifica…
“L’attuale posizione non dipende dalla mancanza di talento. Semmai solo dalla sfortuna che ha fatto perdere un giocatore importante che è andato via e un altro per un infortunio. Inoltre la sconfitta con Milano è immeritata e la squadra stava per vincere a Siena. Non mi sembra una squadra da ultimo posto”.
Come sta?
“Non sono al massimo dalle condizione, penso che la forma attuale sia media, ma non sono uno che ha bisogno di tantissimo tempo per entrare in forma. Gioco con tanto cuore, per questo non sento la fatica… Inoltre, io e alcuni amici abbiamo sempre lavorato insieme in questo periodo all’University of South Florida, a Tampa”.
Crede di poter giocare a Cremona?
“Alla partita mancano ancora due giorni. Valuteremo giorno per giorno e poi vedremo come starò, senza rischiare niente”. Ma è praticamente certo che giocherà, almeno 15 minuti.
Quando la Scavolini ha comunicato il suo ingaggio, la sorpresa è stata grande: il suo è un nome importante per il basket europeo e saperla senza contratto ci sembrava impossibile.
“Le ragioni sono diverse: la prima è che mio nonno è stato male, ero preoccupato per lui e volevo stargli vicino. La seconda è che pensavo ancora alla Nba e cercavo un’altra opportunità per giocare lì… ma adesso sono qui, concentrato sulla mia nuova esperienza a Pesaro. La Nba e l’Eurolega sono il passato…”. Ma dagli Stati Uniti si stanno facendo sentire le sirene degli agenti che parlano ancora di Nba ed Eurolega per Tarence. Facciamo gli scongiuri.
Lei è il giocatore più importante della nuova Scavolini: una responsabilità?
“In questo sport non si vince mai da soli”.
Ha un numero preferito? Nel giorno della profezia Maya, non poteva essere altrimenti…
“Mi piacerebbe il 21, ma è già assegnata (a Clemente; ndr) e so quanto sia importante quel numero per chi lo porta. Io gioco con il 21 dal liceo e con mio nonno facevamo un gioco chiamato 21. Ho un grande legame con mio nonno: lo porto tatuato anche su un braccio”.
Ha parlato con White, suo compagno nel Fenerbahce?
“Oh sì, ho parlato con James e mi ha detto tante buone cose su Pesaro…”. “Gli ho parlato anch’io – interviene John Ebeling – e mi ha chiesto se è pronta la sua statua. Gli ho risposto che contiamo di farla a Tarence…”.
Non solo White, l’esperienza in Eurolega e al college ha consentito a Kinsey di conoscere altri americani…
“Intanto conoscevo il mio nuovo compagno di squadra Antwain Barbour già prima di venire a Pesaro. E conosco Keith Langdorf, Bootsy Thornton e altri ancora…”.
Di lei si racconta che può portare palla, giocare 2-3 e all’occorrenza anche 4…
“Gioco dove il coach vuole che io dia il mio contributo. Lo farò anche qui, con il massimo delle mie capacità. Per me 2-3 sono ruoli abbastanza simili, ma mi piace molto giocare anche in difesa…”.
Quali obiettivi si è proposto arrivando qui?
“Solo che la squadra vinca più partite possibile. Non so dove possiamo arrivare, speriamo di conquistare i playoff, poi vedremo”. Scatta l’applauso dei tifosi presenti, che a fine conferenza stampa gli offrono una sciarpa biancorossa.
Lei è il secondo americano che arriva a Pesaro dopo avere giocato a South Carolina. Il primo è stato Zam Fredrick, che è ancora nel cuore di tutti noi.
“Non lo sapevo, ma conosco suo figlio…”
A fine presentazione, il presidente Franco Del Moro, intervenuto con il presidente del Consorzio Pesaro Basket, Massimo Tonucci, racconta un episodio ancora sconosciuto. “Mentre Tarence andava da Tampa a Miami a ritirare il visto, è stato coinvolto in un incidente. Poteva mandarci un messaggio per informarci, e magari io avrei pensato anche male, ma ha voluto trasmetterci una fotografia dell’incidente… Il suo arrivo conferma, a prescindere dall’importanza delle relazioni che ha John Ebeling, che Pesaro e la proprietà godono ancora di grande credibilità. E a chi ha memoria corta (sono tanti, tantissimi, troppi, soprattutto quelli che niente hanno fatto, neppure simbolicamente per dare una mano alla Vuelle; ndr) e oggi chiedono perché giocatori così non li abbiamo presi prima, che allora non c’erano certezze economiche”.
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