7 gennaio 2013
PESARO – “Io, su quel bimotore, sono salito un mese e mezzo fa. E le storie che ho sentito raccontare da quelli del posto sono completamente diverse da quanto letto sui giornali…”. Marco D’Orazio, apprezzato pubblicitario pesarese, è stato a Los Roques con la moglie lo scorso novembre: una vacanza importante, la vacanza della vita, progettata da tempo nonostante qualche cattivo pensiero. Quello della scomparsa, avvenuta nel 2008, sulla stessa tratta, di un aereo con 8 italiani a bordo.
“Il nostro viaggio? Allucinante…”. Per tornare da Los Roques all’aeroporto di Caracas, anche D’Orazioni e sua moglie Rita hanno utilizzato un Norman BN2, con la prima parte del numero di telaio uguale a quello sparito nel nulla lo scorso 4 gennaio con a bordo Vittorio Missoni, sua moglie Maurizia Castiglioni, i due amici Elda Scalvenzi e Guido Foresti e l’equipaggio. “Io ridevo, come faccio di solito nella vita, per esorcizzare il momento ma mio moglie era terrorizzata – racconta D’Orazio -. All’interno dell’aereo, strettissimo, che aveva solo 4 posti oltre ai due dell’equipaggio, arrivavano spifferi da ogni parte e il motore faceva un rumore infernale. Con noi c’era una coppia di francesi. Il viaggio dura quasi un’ora, l’aeroporto dell’isola è lungo il mare: se sbagli l’atterraggio, anche di poco, finisci in acqua. Una tensione dall’inizio alla fine”.
Ma sono i racconti che circolano comunemente a Las Roques ad aver lasciato interdetto D’Orazio: “Ne ho sentite tante da chi abita lì e posso dire, a mio avviso, che la storia della droga o dei pirati non hanno molto senso. L’unica certezza è che stiamo parlando di aerei vecchissimi, che hanno 50 anni di vita. Tutti, lì, sanno che mediamente in un anno ne cascano tra i 250 e i 300. E di molti, alla fine, non se ne sa più nulla. Il problema è quando a bordo trasportano turisti. Quando è accaduta la tragedia del 2008, con gli italiani, le autorità venezuelane hanno ricevuto pressioni fortissime. Lo sapete cosa hanno fatto? Non hanno fatto altro che prendere i bimotori rimasti, pitturarli e cambiare il nome alla compagnia”.
Non solo: D’Orazio riporta una teoria che gli è stata esposta a Las Roques da alcuni italiani che hanno comprato delle posade (vecchie case di pescatori) nell’arcipelago. “Questi bimotori possono ammarare tranquillamente senza ricevere danni. Non volano altissimo: dalla cabina, durante il volo, notavamo distintamente le onde del mare sotto di noi. Ed è sbagliato dire che se non si sono ritrovati i pezzi, vuol dire che non sono cascati. Il problema è che parliamo di pieno oceano, mare aperto, dove i primi atolli si vedono dopo 50 minuti di aereo, con l’acqua alta anche 500-600 metri. L’aereo, una volta ammarato, non galleggia: viene inghiottito dal mare nel giro di 10 minuti e scivola nell’abisso. E se poi non utilizzi la strumentazione adatta, è praticamente impossibile rintracciarlo”.
D’Orazio continua: “Chi sta all’interno dell’aereo, dopo l’ammaraggio, ha così tutto il tempo per mettersi il giubottino di salvataggio e uscire nonostante le correnti fortissime e l’acqua freddissima. Il problema, poi, è che se non ti trovano e ti vengono a prendere nel giro di 4-5 ore, quella zona è infestata da barracuda e squali. E l’altra triste realtà, così mi hanno raccontato, è che lì in realtà non gliene frega niente a nessuno: le ricerche approfondite costano troppo e spesso non corrispondono a quanto dichiarato dalle autorità ai giornali. Chiaramente, quanto accaduto nel 2008, ha fatto parecchio rumore visto che ha coinvolto turisti. Ma il Venezuela è un paese estremamente complicato e imprevedibile: una coppia di miei amici sono stati fatti arrivare in aereo fino a metà tratta e poi, senza spiegazione, li hanno fatti tornare indietro”.
C’è chi ha parlato del pieno di benzina effettuato dal comandante dell’aereo e che poteva celare un’altra rotta. Anche su questo aspetto, D’Orazio, vuole precisare quanto da lui vissuto in prima persona: “Un volo del genere costa ai turisti, mediamente, l’equivalente di 500 euro per due persone – spiega -. Un pieno di benzina, perché questi aerei vanno a benzina, costa solo 2 euro. Per intenderci, un mio amico che abita a Caracas per tutto l’anno spende 80 euro di benzina. I pescatori caricano la benzina con le botti sulle loro barche. Quindi, il comandante potrebbe aver fatto il pieno solo perché lo doveva fare. L’unica verità, in questo contesto, è che parliamo di areei vecchissimi, che fanno fatica a decollare, con eliche arrugginite”.
La possibilità che si verifichi un ammaraggio è quindi statisticamente molto alta: nessuna esplosione, quindi, solo una perdita di quota nel mezzo dell’Oceano. Poi, una volta avvenuto il contatto con l’acqua, nel giro di pochi minuti l’aereo cola a picco e l’equipaggio si ritrova in mare senza appigli, senza comunicazioni, in balia di correnti e predatori. “Per loro – rimarca D’Orazio – la manutenzione all’aereo è dare una mano di vernice. Inoltre, la benzina non è raffinata come da noi. Insomma, il motore tende a grippare spesso. In questo quadro tutte le altre teorie restano molto difficili. Forse, l’unica coincidenza che fa pensare, è la data: la stessa dell’incidente accaduto 5 anni fa con italiani presenti su quel maledetto bimotore. A novembre, a Las Roques, dicevano che le autorità locali su pressioni internazionali avrebbero ripreso le ricerche. E proprio il 4 gennaio, guarda caso, è accaduto questo…”.
GUARDA IL VIDEO DI D’ORAZIO SUL BIMOTORE
io sono dell’ idea che chi va in cerca di cazzi si deve arrangiare da solo visto che si sentono veri. Ci tanti posti tranquilli da visitare
Se io mi innamoro di una pentola di terracotta non bisogna piangere se cadendo si rompe
@Luca, ma che commento stupido fai !!!
puoi morire anche in bicicletta per andare al mare a Pesaro!!!
certo che il tuo commento è dato da un po di invidia e cattiveria
ricorda ”luca” che sono morte sei persone …………….!!!
i puntini sono per una parolaccia a tuo piacimento
bacio marco
Grande Marco
certo che il Luca ha fotto un commento de ca…….o
fatto
Buonasera
Io e mio marito su quell’aereo ci siamo saliti il giorno 3-12-2012 ore 11 vivendo tutte le impressioni da lei descritte, sminuite ,sdrammatizzate per superare i dubbi e le perplessità di volare con aerei così obsuleti,sapendo la poca,o addirittura inesistente copertura radar .
Razionalizzando che con incidenti automobilistici la percentualità di incidenti e vittime è più elevata,ma……….
quando abbiamo saputo che proprio quell’aereo, proprio quei piloti il giorno dopo non hanno portato a termine la loro rotta, tutte quelle supposizioni, al momento del rientro si sono trasformate in vera paura.
Con la presa visione ,essendo presenti sul posto che questo grande fervore, nella ricerca non traspariva.,anzi bisognava esserci per farsi vedere.
Magari questa riflessione è data dallo sconforto dell’evento , e dalle poche risposte coerenti che vengono fornite.
Evito anch’io di commentare pesantemente lo scritto del sig. Luca
L’arcipelago è veramente immacolato e va dato merito a chi ha evitato che diventasse un insieme di resort o hotel mega Bravi mantenetelo cosi
Nadja Caldiroli
Di dove siete?
Scusa ho sbagliato la data è 3-12-2013
Nadja Caldiroli
Sono un po perplesso su quanto viene scitto, a Los Roques ci sono stato diverse volte e la prossima settimana (25/01/13) ci torno. Ho sempre volato con la Bluestar che è la compagnia di Giorgio Serloni, proprietario della posada Acquanmarina, gli aerei sono quello che sono, un po’ obsoleti ma efficienti, i piloti mi davano sensazioni di tranquillità nelle loro perfette tenute bianche, non ho mai sentito sbuffare in modo strano il motore e le tratte di andata e ritorno sono sempre state tranquille. Poi i motori, come quelli di auto, moto o barche si possono romepere e li effettivamente sono ca@@i ma penso sempre sia più rischioso precorrere le nostre strade recandoci al lavoro rispetto ad un volo di quelli.
Se dovessi consigliare ad un amico di recarvisi lo farei prontamente.