di Redazione
8 gennaio 2013
È un irrefrenabile impulso a giocare. Una sensazione di alienazione che fa dimenticare tutto il resto: famiglia, amici, lavoro, vita sociale. Una spirale negativa che porta alla distruzione di quello che ci si è costruiti fino a quel momento. Si chiama ludopatia, ed è una vera e propria malattia, riconosciuta ormai ufficialmente nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). A far rientrare la ludopatia nei LEA ci ha pensato l’ormai ex ministro della Sanità, Renato Balduzzi, nel contesto del decreto legge che ne porta il nome.
Ma che cosa si intende quando si parla di ludopatia e come è possibile evitare di ricadere in questa patologia potenzialmente molto pericolosa? La definizione di ludopatia l’abbiamo già data: è quella necessità impellente di giocare d’azzardo, a prescindere da cosa si giochi. Chi ne soffre può essere un patito di giochi da casinò, di gratta e vinci, di lotto, di superenalotto, di macchinette da bar e quant’altro. Per il ludopate l’importante è sentire il brivido del rischio, giocare denaro vero con la possibilità di vincere denaro vero.
Come malattia, la ludopatia è una dipendenza non dissimile dall’alcolismo o dal tabagismo. Fortunatamente non ha gli stessi effetti devastanti per la salute, perché non prevede l’assunzione di alcun elemento dannoso per il fisico, ma a livello mentale e sociale è un pericolo che non va assolutamente sottovalutato. Spesso, il malato di ludopatia si ritrova solo, perché in un modo o nell’altro ha allontanato tutti gli affetti dalla propria vita.
Per evitare di incorrere nella ludopatia si può innanzitutto cercare di giocare senza spendere nulla. Per esempio, chi ama il Texas Hold’em virtuale può approfittare dei bonus poker per giocare senza depositare: in questo modo è possibile giocare a soldi veri senza investire neppure un centesimo di euro. Purtroppo però, non tutti i giochi offrono questa opportunità: qui entra in gioco la capacità di giocare in maniera responsabile.
Quando il gioco non diventa più soltanto uno svago, un divertimento, un modo per rilassarsi, ma comincia ad essere una sorta di valvola di sfogo per evadere dalla quotidianità, si è già compiuto il primo passo verso la ludopatia. Quando poi l’impossibilità di giocare diventa una fonte di stress e nervosismo, la ludopatia ha già raggiunto la fase successiva. In questo caso il consiglio è quello di rivolgersi immediatamente alle strutture più adeguate che possono fornire un aiuto.
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