“Se non fanno qualcosa per le carceri mi lascio morire”

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14 gennaio 2013

ROMA – “L’attuale disastrosa situazione della giustizia e delle carceri in Italia è sicuramente colpa del mondo della politica che da un ventennio non ha il coraggio di affrontare il problema in modo strutturale, ma sempre in modo emergenziale con amnistie ed indulti dai quali ne è scaturito un progressivo peggioramento del sistema fino ad arrivare al collasso attuale con 9 milioni di processi in sospeso, 180mila prescrizioni l’anno e le carceri nella situazione che tutti conoscono”.

Aldo Di Giacomo

Aldo Di Giacomo qui con Maurizio Gasparri

A sostenerlo è il consigliere nazionale del Sappe, il Sindacato di polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, in sciopero della fame da ormai 34 giorni e della sete da 5 per convincere il mondo della politica ad affrontare strutturalmente e definitivamente il problema della giustizia.

Continua Di Giacomo: “E’ sconcertante che ancora oggi si parli di amnistie ed indulto e non di depenalizzazioni e misure alternative alla detenzione. Questo significa che la politica finge di non capire il disastro combinato finora e continua a rimandare il problema con amnistie e indulti che sono il vero cancro della nostra giustizia, una resa dello Stato. Oggi uno Stato civile come il nostro non può più continuare su questa strada”.

Il segretario nazionale del Sappe lamenta la mancata attenzione del mondo della politica e dei media alla sua protesta: “Molta solidarietà ma niente fatti come al solito, ma mi sconcerta la mancata attenzione dei media impegnati solo a rendere visibile ancora una volta chi chiede indulti ed amnistie. Continuerò la mia battaglia costi quel che costi anche se dovessi morire. Chi ci rappresenta non può più comportarsi in modo irresponsabile, oggi la politica deve dimostrarsi ragionevole facendo quelle riforme che realmente necessitano al sistema anche se da queste dovesse scaturire impopolarità”.

Nel frattempo Di Giacomo incassa la solidarietà di molte associazioni e sindacati che hanno già chiesto l’intervento dei massimi organi dello stato.

Aldo Di Giacomo è anche presidente nazionale dell’associazione “CULTURA E SOLIDARIETA’”, oltre che sottufficiale di polizia penitenziaria. Svolge attività sindacale a tempo pieno da 15 anni per il maggior sindacato di polizia penitenziaria.

La protesta di Di Giacomo intende mettere in evidenza una situazione che perdura da anni senza accennare a migliorare, anzi. Le carceri scoppiano, mentre gli agenti di polizia penitenziaria non sono abbastanza. Che qualcuno faccia qualcosa.

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