Incontri a palazzo Montani, arriva Vivarelli e la “Storia delle origini del fascismo”

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27 febbraio 2013

PESARO – Venerdì 1° marzo alle ore 18,00 nell’auditorium di palazzo Montani (piazza Antaldi, 2 – 61121 Pesaro), nell’ambito della serie “Incontri a palazzo Montani” proposta dalla Società pesarese di studi storici in collaborazione con il Comune di Pesaro (Assessorato alla Cultura) e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, Ugo Berti Arnoaldi, presidente della Fondazione il Mulino, introduce Roberto Vivarelli (Normale di Pisa), autore della Storia delle origini del fascismo L’Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, III.

Roberto Vivarelli, uno dei maggiori storici italiani, ha avuto tra i suoi maestri Federico Chabod e Gaetano Salvemini (ai quali l’opera è dedicata). Professore emerito della Scuola Normale di Pisa, dove ha insegnato Storia contemporanea, è stato inoltre visiting professor in diverse università straniere, tra cui Harvard, Oxford e Princeton. E’ autore di numerosissimi saggi e volumi e curatore degli scritti di Georges Sorel e di Gaetano Salvemini; tra le sue opere recenti ricordiamo Italia 1861 e soprattutto la monumentale e documentatissima Storia delle origini del fascismo, in tre volumi usciti nel 1965, nel 1990 e nel 2012.

La cittadinanza è invitata.

segreteria: InterContact – lungofoglia Caboto, 8/5 – 61121 Pesaro PU tel. 0721 26773 – fax 0721 393516 – f.gallinari@intercontact.it

(Il Mulino, Bologna 2012, pp. 546)

Con questo volume, parte conclusiva di una ricerca di grande ampiezza e di enorme impegno (alla quale solo la biografia su Mussolini di Renzo De Felice può essere paragonata), Roberto Vivarelli consegna alla cultura italiana un’opera monumentale su un nodo importantissimo della storia italiana del XX secolo, la presa di potere di Benito Mussolini nel 1922.

Lo studioso giunge peraltro a risultati che rimettono in discussione le interpretazioni del fascismo e delle sue cause, che da decenni dominano il dibattito politico e storiografico. Basandosi su una documentazione vastissima, Roberto Vivarelli sostiene infatti che il fascismo non fu, alle origini, un movimento reazionario tout court ma nacque dal fatto che in Italia, tra 1918 e 1922, fu combattuta una vera e propria guerra civile tra opposte passioni politiche, rappresentate dai socialisti da un lato e dai fascisti dall’altro. La passione della classe contrapposta a quella della nazione: di qua la bandiera rossa, di là il tricolore. All’antipatriottismo sovversivo dei socialisti (che volevano “fare come la Russia”), i liberali al governo furono però incapaci di opporre il patriottismo delle istituzioni. La loro protratta inazione produsse un deterioramento dell’ordine pubblico che a tanti parve latitanza dello Stato. Fu una scelta suicida, che consentì ai fascisti di atteggiarsi a difensori della patria e scavò un fossato tra la tradizionale classe dirigente e l’opinione pubblica borghese, che perlopiù si identificava nello Stato nazionale e si riconosceva nelle ragioni della guerra appena combattuta e vinta. Da qui una paurosa perdita di prestigio e di autorità da parte dei vari governi che si succedettero dal 1919 al 1922. Attraverso il varco della perdita di credibilità e dell’inettitudine politica dei ministeri Giolitti, Bonomi e Facta, il fascismo delle origini si insinuò fino a conquistare il governo: «Il fascismo non

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