di Redazione
1 marzo 2013
Da Simona Ricci, segretaria generale Cgil Pesaro e Urbino, e Roberto Rossini, segretario generale Fp Cgil Pesaro e Urbino, riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato:
Tutti i perché del sindacato rimasti ancora senza una risposta
PESARO – La programmazione e la gestione del Servizio sanitario nazionale richiederebbero una lungimiranza che, di questi tempi, sembra assai rara. Dal 2003, anno della prima riforma sanitaria regionale, seguita da numerosi e confusi interventi legislativi successi, non si contano più i modelli organizzativi che sono stati sottoposti dalla Regione alle organizzazioni sindacali . Tutti avevano ed hanno in comune tre cose: sono stati imposti dall’alto, sono stati accompagnati costantemente da tagli lineari sul personale e sui servizi e sono rimasti sulla carta. La vicenda dei Piani di Area Vasta presentanti a luglio scorso sono la conferma di ciò che stiamo sostenendo. Oggi, quei piani, sbandierati come risolutivi, che criticammo già in occasione della loro presentazione, andrebbero completamente rivisti. Errare è umano, perseverare è diabolico.
Ora siamo all’ennesima riproposizione, peraltro estremamente parziale, di un modello organizzativo della sanità marchigiana che, stando ai documenti distribuiti dalla Regione ai sindacati, poggerebbe le sue basi su due pagine e mezzo: proprio così due pagine e mezzo, contenenti il “Piano di riconversione dei piccoli ospedali” e un altro documento riguardante la riorganizzazione della rete territoriale del soccorso. Entrambi palesemente insufficienti a comprendere dove sta andando il servizio sanitario, anche quello nazionale.
E nelle Marche? Se è vero che siamo tra le poche regioni italiane virtuose per la sanità, perché non creare un movimento con le Istituzioni locali per combattere questa pericolosa deriva che rischia di consegnare anche il nostro servizio sanitario regionale ai mercanti della sanità? E perché, invece, di proseguire testardamente con i tagli lineari che non tengono affatto conto della situazioni estremamente diverse delle varie province, a partire dalla nostra, che ha parametri, in particolare sui posti letto, di tutto rispetto, non si percorre, finalmente, la strada di un confronto aperto con i territori, con le parti sociali,con gli operatori della sanità, finora tenuti ai margini? Pensiamo davvero che bastino gli spot della Regione alla radio per tranquillizzare i cittadini sul futuro della sanità? Perché, a un anno e mezzo dalla sua istituzione, non viene convocata la conferenza dei sindaci di Area vasta per discutere in maniera aperta e partecipata di quale sanità vogliamo? Del futuro dei piccoli ospedali che, ne siamo certi e lo andiamo chiedendo da anni, vanno riconvertiti, non chiusi, garantendo però servizi veri ed esigibili ai cittadini di quei territori? Perché non si discute della sanità territoriale e della prevenzione? E l’integrazione tra sociale e sanitario che fine ha fatto? Perché non si fa il punto sulle liste di attesa per le prestazioni sanitarie essenziali? Perché, ad esempio, per prenotare un’ecografia mammaria a scopo preventivo occorre stare 25 minuti al telefono con il CUP per poi sentirsi dire che all’Ospedale di Fano hanno chiuso le prenotazioni ed il primo posto libero è a Pesaro a novembre 2014?
Perché, invece di investire sull’Ospedale Marche Nord che è e resterà l’ospedale di riferimento per l’intero territorio provinciale, si continua a trattarlo come se fosse uno tra i tanti, tagliando senza criterio? Perché di Marche Nord, che sta operando comunque egregiamente pur tra mille difficoltà, non si discute in sede di Area Vasta, coerentemente con un disegno sanitario provinciale e regionale? Sono domande normali ma senza risposta.. Anche per questo, la CGIL nazionale e la Funzione Pubblica CGIL, assieme a migliaia di lavoratrici e lavoratori della sanità, saranno a Roma il 23 Marzo prossimo per una manifestazione per chiedere una sanità pubblica, una sanità migliore, per tutti.
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