di Redazione
6 marzo 2013
FANO – Si avvicina l’8 marzo, data di celebrazione della festa delle donne, ma anche occasione politica per parlare di diritti e di lotta alla violenza. ActionAid lo fa cercando il dialogo con le istituzioni ad ogni livello, dal locale al globale, attraverso mobilitazioni, eventi e dibattiti, portando la sua esperienza in Italia e nel Sud del mondo.
Abbiamo festeggiato San Valentino unendoci al ballo globale contro la violenza, che ha mobilitato un miliardo di donne in tutto il mondo nel flash-mob ONE BILLION RISING.
Oggi siamo alle Nazioni Unite per seguire l’incontro più importante dell’ONU sul tema dei diritti delle donne, il CSW (Commission on the status of Women), che ogni anno riunisce rappresentanti governativi dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite per parlare dei diritti delle donne nel mondo. Tema prioritario del CSW di quest’anno sarà il contrasto alla violenza e per ActionAid sarà un’opportunità di ribadire le sue richieste alla comunità internazionale e al nostro governo. Per ActionAid la promozione e la tutela dei diritti delle donne in Italia e nel resto del mondo dovranno essere tra le priorità dell’agenda politica italiana.
Stefano Sorcinelli, referente provinciale ActionAid, vuol mettere a conoscenza dei propri concittadini il Rapporto “Women and the city” (“Le donne e la città”), presentato al CSW dalle attiviste italiane ActionAid assieme alle colleghe del Nepal e della Liberia, volto a creare spazi urbani sicuri e inclusivi per le donne in quartieri di particolare degrado e marginalizzazione, con i risultati raggiunti ad oggi nelle città di Reggio Calabria e Crotone, Kathmandu e Monrovia.
Il genere e lo spazio urbano
Il “diritto alla città” è il diritto di accedere a quello che la città offre in termini di servizi, infrastrutture, spazi di aggregazione e mobilità e di cambiare la città secondo i propri desideri e bisogni. Non tutti però godono allo stesso modo di questo diritto: disuguaglianze e squilibri di potere influiscono sulla possibilità di usufruire degli spazi pubblici e di cambiare la città secondo le proprie esigenze. Il genere è una dimensione chiave per leggere queste disuguaglianze: donne e uomini vivono la città in modo diverso e hanno differenti percezioni degli spazi urbani, in particolare della sicurezza. Fin dagli anni ‘70 movimenti e organizzazioni internazionali hanno rilevato l’importanza, nei diversi contesti geografici, della partecipazione delle donne alla pianificazione urbana e alla creazione di città più sicure. La violenza e la percezione di insicurezza hanno un impatto sulla partecipazione delle donne alla vita sociale, politica e culturale delle città in cui vivono, con conseguenze anche sul piano delle scelte e delle opportunità di studio e lavoro. La violenza negli spazi pubblici colpisce soprattutto le persone che più soffrono di marginalizzazione, in particolare le donne che subiscono forme multiple di discriminazione legate a fattori quali l’origine etnica, l’età, la disabilità, l’orientamento sessuale e lo status economico e sociale. La sicurezza non si riduce però alla tutela dalla violenza, ma è anche legata alla vivibilità dei quartieri e alla lotta al degrado, alla presenza e disponibilità di servizi – inclusi i centri antiviolenza – alla qualità della vita culturale e sociale e alla presenza di spazi di aggregazione. La rapida urbanizzazione nei paesi in via di sviluppo pone sfide crescenti alla sicurezza per le donne. Mentre nel 2007 il 50% della popolazione mondiale viveva in aree urbane, entro il 2030 il 61% delle persone vivranno nelle città, con una aumento più rapido nei paesi in via di sviluppo. Le città sono spesso impreparate ad accogliere un flusso crescente di persone e l’assenza di servizi e infrastrutture adeguate colpisce in modo particolare le persone più povere e soprattutto le donne. Nei paesi in via di sviluppo la rapida crescita delle città avviene spesso senza un piano urbano istituzionalizzato. Le donne migrano dalle aree rurali alle città sia alla ricerca di opportunità di reddito o di una migliore occupazione, sia perché forzate a migrare a causa di conflitti interni, persecuzioni o per le conseguenze negative del cambiamento climatico. Al loro arrivo in città spesso sono relegate nei quartieri più poveri e degradati dove sono esposte a forme di violenza urbana quali scippi, furti, molestie sessuali e verbali, fino allo stupro.
Gli episodi di violenza spesso non vengono denunciati: la violenza sulle donne non sempre è riconosciuta come tale dalle istituzioni e persino da coloro che la subiscono. Prevale inoltre una generale tendenza a minimizzare e normalizzare la violenza e per questo i servizi di protezione e prevenzione sono spesso inadeguati. La maggior parte delle cariche istituzionali responsabili di far fronte alla violenza di genere sono ricoperte da uomini, fattore che contribuisce all’assenza di politiche efficaci per migliorare la sicurezza delle donne negli spazi pubblici.
Per maggiori informazioni e per scoprire i tanti eventi promossi dai Gruppi Locali ActionAid di tutta Italia in occasione della festa dell’8 marzo, Sorcinelli invita a visitare il sito www.actionaid.it.
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