di Redazione
18 marzo 2013
PESARO – “La Bellezza di Parigi sta nella consapevolezza che chi l’attraversa, finanche lungo le vie meno battute, sa di ritrovare quella sua poetica e sognante eleganza sempre… e mai e poi mai sarà abbandonato, confortato come dentro l’abbraccio di un immenso teatro”.
E’ il prologo che dà inizio al romanzo breve “A pié di Parigi” (disponibile solo in formato ebook – http://www.meligranaeditore.com/a-pie-di-parigi_2600784.htm), scritto dall’esordiente Stefano Rossi, 31 anni, autore pesarese, e pubblicato nel febbraio 2013 dalla casa editrice Giuseppe Meligrana Editore di Tropea. Reperibile nelle maggiori librerie on-line sotto la categoria ebook.
Siamo nella Parigi del 1929, e tutto il fascino della capitale francese è a disposizione del più discreto passante, se questi, a sua volta, non ne tema le lusinghe e si lasci trasportare dal richiamo velato che potrebbe nascondersi dietro l’angolo di ogni boulevard. Il giovane protagonista, Julien, giunto dalla non lontana Marsiglia assieme l’amico pittore Michel, non è affatto sordo a questi tipi di richiami. La curiosità scaturita da un’avvenente donna sconosciuta, seduta sola in un Caffè, è solo l’ouverture di un componimento letterario che proseguirà prima leggero, poi agitato, avanzerà con fuoco, e ancora slancio e passione, seguitando in un vortice di tensione con il quale, i due principali protagonisti, Lucie (la donna del Caffè) e Julien, dovranno in ogni modo scontrarsi, legati dal perseguimento di uno scopo comune.
Una storia d’altri tempi raccontata con uno stile e un intreccio cari ai vecchi feuilleton (o romanzo d’appendice), genere in voga dal XIX secolo sino agli inizi del secolo successivo.
Un’analisi intima dei personaggi e dettagliata delle scene, costituirà il fulcro portante dell’intera narrazione. Materiale necessario per comprendere a pieno il messaggio finale: la vittoria degli istinti più segreti dell’uomo, a scapito di una ragionata padronanza di sé.
COME E’ NATO – “Il libro che ho scritto – spiega l’autore – è un sogno mentale con un’ossatura autobiografica, come accade in gran parte della narrativa. Ma in realtà la cosa è andata da sé. Ho pescato situazioni e accadimenti dal mare delle mie esperienze personali, travestendoli o tramutandoli in scene immaginifiche vicine ai sogni che mi porto dentro. Sogni nati e alimentati da quei certi Misteri di Parigi, per dirla alla Eugène Sue; da quella Festa Mobile, per dirla alla Ernest Hemingway; da quei vagabondaggi cittadini cari a Victor Baton, protagonista del romanzo “Mes Amis” di Emmanuel Bove (incomprensibilmente sconosciuto ai più), e via dicendo all’infinito…
Accadeva in certi punti, abbandonandomi, che mi chiedessi: cosa ti piacerebbe avvenisse adesso? come vorresti si comportasse la tua Parigi?”
L’ESORDIENTE – “La cosa peggiore – continua l’autore – è avere la pretesa di pubblicare un romanzo che hai scritto rinchiudenti prima nella tua solitudine, dunque escludendoti dal mondo, e pertanto, presentandoti poi agli occhi di tale mondo come un perfetto sconosciuto col braccio alzato che scuote in aria pagine piene di parole, pretendendo di essere ascoltato. Ma non sarai il solo. Ti ritroverai invece, stretto corpo a corpo, in una folla gigantesca che si sbatte per il tuo stesso motivo: una giungla di intenti dove si intersecano speranze abbacinanti, delusioni cocenti, frustrazioni profonde… E quello più esposto al pericolo, costretto ad avere a che fare con la giungla più dura, sarà senza dubbio l’autodidatta. Il più nessuno tra i “nessuni”. Fuori da ogni ambiente letterario e senza insegnamento, se non il proprio.
Questo è in due parole il succo della mia esperienza, chiaramente quello dal sapore più acido. In seguito, per caso o per fortuna, una casa editrice ha creduto in quello che ho scritto, rispondendo circa un anno dopo l’invio del mio manoscritto tramite mail. Tempo standard di risposta di ogni casa editrice se lo ha veramente letto da cima a fondo. C’è chi si ferma alla sinossi o al curriculum o chi cestina a priori.
E sono passato alla fase successiva, divenendo uno scrittore esordiente. E l’aspetto migliore della pubblicazione, oltre alla realizzazione personale, è stato questo: il fatto che un sogno creato interamente nella tua testa non resti più tale, ovvero solo un sogno o un’idea astratta, come dovrebbe essere per sua natura, ma grazie a delle parole ad un tratto vive. Si tuffa nella realtà. Come accade a Geppetto col suo Pinocchio”.
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