di Redazione
28 marzo 2013
Da Simona Ricci e Roberto Rossini, segretari di Cgil e Fp, riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato:
PESARO – Tagli inutili: Area vasta 1 ha già un rapporto posti letto abitanti in linea con i parametri nazionali. Chiediamo alla Regione di riaprire un confronto a tutto campo per riqualificare il Servizio sanitario invece di affossarlo definitivamente.
In primo luogo perché l’Area vasta di Pesaro e Urbino aveva ed ha già un rapporto posti letto per abitante ampiamente rispondente ai parametri nazionali (2,95 pl x mille abitanti). Ai nostri occhi risulta particolarmente stridente prevedere un ulteriore taglio di 95 posti letto sull’Area Vasta 1, a fronte del dato oggettivo che l’Area è con quella di Fermo già ad oggi pienamente in linea nel rapporto posti letto/numero abitanti così come previsto dalla normativa nazionale in vigore (spending rewiev). Per questo è inaccettabile un ulteriore taglio, per giunto ipotizzato sulla base di una bozza di decreto (il cd decreto Balduzzi) che non è neppure diventato operativo. Inoltre riteniamo profondamente sbagliato e pericoloso il fatto di impostare una pesante riorganizzazione del servizio sanitario regionale sulla base di tagli lineari effettuati dai governi negli ultimi 4 anni (ricordiamo che il taglio al Fondo sanitario nazionale è pari a 30 miliardi complessivi su un totale del Fondo pari a 106 miliardi). che non fanno nessuna distinzione tra regioni virtuose e non e rischiano di mettere in ginocchio l’intero sistema sanitario.
Pur condividendo l’obiettivo, piu volte da noi manifestato, di una riconversione delle funzioni dei piccoli ospedali in direzione di una loro maggiore efficienza riteniamo che il progetto presentato dalla Regione sulle Case della Salute sia totalmente inadeguato ai bisogni e irrealistico nella sua applicazione. Inoltre, auspichiamo un progetto di valorizzazione complessiva dell’attività degli Ospedali Riuniti Marche Nord che risponda alla necessità, anzi,all’urgenza che le due strutture di Pesaro e Fano, diventino realmente un punto di riferimento per tutta la provincia in modo tale da porre un freno alla mobilità passiva in particolare verso l’Emilia Romagna che ha raggiunto il livello record di 30 milioni di euro.
La sostanziale cancellazione dei posti letto e delle relative attività negli ospedali di Cagli e Fossombrone, solo parzialmente compensati da un incremento nell’ospedale di Urbino, unita alla cancellazione di altri 39 posti letto per acuti nell’ospedale Marche Nord rischia di compromettere seriamente la sanità che conosciamo nel nostro territorio provinciale.
Manca totalmente un progetto d’insieme che, pur tra le difficoltà dovute ai tagli governativi, possa salvaguardare e migliorare i livelli di qualità ed efficienza del Servizio Sanitario.
Preoccupano i tagli al personale annunciati: siamo già oggi, in molte strutture e servizi sanitari, ad una condizione ai limiti dell’accettabile dal punto di vista dei carichi di lavoro, le liste di attesa, sia operatorie che per la diagnostica, costringono i pazienti a rivolgersi altrove, quasi sempre al privato convenzionato piuttosto che fuori regione. Gli oltre 800.000 dipendenti della sanità pubblica di questo paese sono senza rinnovo contrattuale da 4 anni e probabilmente lo saranno ancora per lungo tempo, i dipendenti della sanità privata, allo stesso modo, sono oggetto di un dumping contrattuale effettuato dalle controparti, con l’assenso di Cisl e Uil, che abbassa i loro livelli di tutela salariale e normativa. Il tutto, in una corsa al ribasso, su diritti e tutele sia dei lavoratori che dei cittadini utenti, che rischia, se non fermato, di far precipitare la sanità pubblica in un corto circuito davvero pericoloso.
Per tutto questo respingiamo qualsiasi ipotesi di tagli lineari e chiediamo alla Regione di riaprire un confronto a tutto campo che vada nella direzione di riqualificare il Servizio Sanitario e non di affossarlo definitivamente.
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