Tre fasi per riaprire la Statale e rendere sicuro l’Ardizio

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3 aprile 2013

PESARO – Tre fasi operative, con un obiettivo prioritario: riaprire la Statale Adriatica al più presto. Aprendo i lavori in sala Rossa, il sindaco Luca Ceriscioli ha proposto tre fasi operative di intervento: una di breve periodo finalizzata alla riapertura in sicurezza della Statale, l’altro, di medio periodo, per migliorare la sicurezza e la protezione attraverso percorsi e procedure per reperire i finanziamenti necessari; infine una terza fase operativa che prevede una strategia complessiva e la sicurezza strutturale dell’Ardizio.

“Anche se non esistono – ha precisato il sindaco Luca Ceriscioli – interventi risolutivi, l’obiettivo di lungo periodo è quello di individuare un sistema di protezione adeguato per la strada, l’abitato e la ferrovia”.

Riunito per circa due ore il tavolo operativo che segue l’evolversi della situazione morfologica della falesia del colle Ardizio. Sul tavolo la mappa realizzata dalla Provincia con i dettagli morfologici della falesia dopo le ripetute frane degli ultimi giorni e i relativi sistemi di difesa esistenti. Presente il responsabile della Protezione civile regionale Roberto Oreficini, che insieme ai referenti di Anas – al sindaco Luca Ceriscioli, al presidente della Provincia Matteo Ricci, all’assessore Massimo Galuzzi, alla Protezione civile comunale, al comandante della polizia municipale Gianni Galdenzi, alle Ferrovie, Autorità di bacino, ditta Tecnorock – ha delineato nel complesso i movimenti franosi di diverso livello presenti nei due chilometri di fronte, particolarmente esposto a smottamenti. Occhi puntati anche sulle previsioni meteo, in quanto negli ultimi giorni non è stato possibile intervenire a causa della continua pioggia.

“La riunione è stata estremamente positiva perché utile a chiarire aspetti complessi e tempistiche – ha detto il sindaco -. Diamoci appuntamento fra quattro-cinque giorni per aggiornare il tavolo”.

Anche Matteo Ricci, che domani incontrerà il presidente della Regione Gian Mario Spacca, è intervenuto: “Utilizzerò un incontro già in agenda per riportare al governatore gli esiti di questa riunione, chiedendogli 500mila euro di finanziamento per gli interventi di somma urgenza per la riapertura della strada”.

“Domani insieme al sindaco incontreremo Società Autostrade – ha detto Massimo Galuzzi – per fare il punto sui lavori alla terza corsia e la deviazione del traffico pesante”. Roberto Oreficini, ha invece assicurato che contatterà “personalmente il prefetto della Protezione civile Franco Gabrielli”.

La valutazione sulla richiesta dello stato di emergenza. Il problema è – come sempre da qualche anno a questa parte – legato ai vincoli del Patto di stabilità: a tal fine lo stato di emergenza consentirebbe la deroga al Patto per il periodo concesso. A tal fine Oreficini ha illustrato la nuova normativa – vigente dall’estate 2012 – sulla gestione dello stato di emergenza, completamente mutato rispetto agli ultimi vent’anni. Lo stato di emergenza viene concesso al massimo per novanta giorni e non è collegato alle risorse economiche. L’utilità si ha perché comunque viene nominato un commissario e si può procedere con procedure semplificate, convocando le conferenze dei servizi nell’arco di sette giorni capaci di approvare progetti con tutti i termini di esecutività. Nel momento in cui si chiede lo stato di emergenza è obbligatorio indicare l’ente che sarà obbligato a portare avanti gli interventi una volta terminati i novanta giorni. Normalmente accade che chi ha competenza ordinaria è anche il soggetto che provvede agli interventi in fase straordinaria. Ordinanze, provvedimenti urgenti e affini possono essere fatte solo dal sindaco: la Protezione civile regionale ha fatto elaborare tutti i dati meteo dall’autunno 2012 ad oggi: le precipitazioni hanno superato del 50% le medie stagionali. La proposta di Oreficini è contattare la Protezione civile nazionale per valutare complessivamente la situazione vista la compresenza di più enti di caratura statale, regionale, provinciale e privata. Ciascuno degli enti presenti al tavolo operativo provvederà entro domani mattina (4 aprile) ad inviare una relazione sintetica utile a produrre la richiesta di stato di emergenza.

Il ruolo del Comune di Pesaro. L’Amministrazione comunale ha fatto due interventi complessivi: il 13 marzo provvedendo a disgaggi nei pressi del distributore Eni consentendo la riapertura totale della Statale nell’arco di tre giorni. Il 25 marzo l’azione comunale si è concentrata sui 70 metri del tratto del cavalcavia lato Fano intervenendo sulla barriera e sulla rete paramassi, divelte dallo smottamento e in fase di ripristino dalla ditta Tecnorock. Si prevede che nell’arco del fine settimana sia possibile riaprire il traffico sul cavalcavia. Attualmente continua il monitoraggio e il problema è correlato alla presenza delle abitazioni – per un totale di circa 500 residenti – presenti tra l’inizio di via Kolbe e il cartello “Pesaro”, attualmente non raggiungibili dai veicoli. Non sussistono problemi legati al trasporto pubblico degli studenti degli istituti Santa Marta e Branca. Il sindaco ha premuto sul trovare una linea comune per dialogare e trovare una soluzione con i privati, proprietari di gran parte della falesia.

Il ruolo della Provincia di Pesaro e Urbino. L’Amministrazione provinciale – competente in materia di tutela del suolo – ha precisato che sono stati fatti una serie interventi nel corso degli anni puntuali e determinanti al monitoraggio della falesia, grazie alla collaborazione del Comune di Pesaro e ai fondi della Regione. Il riferimento va al vallo paramassi, alla regimentazione delle acque e ad altre azioni concordate con Anas, che hanno impedito il coinvolgimento diretto delle case e della ferrovia dalla frana. L’obiettivo è riaprire la Statale Adriatica solo quando istituzioni e tecnici saranno in grado di garantire la totale sicurezza, con particolare attenzione ai sette-otto punti di maggiore criticità.

Numeri e costi. Confermata l’entità di massima dell’intervento strutturale: si parla di non meno di 10 milioni di euro. Il sindaco Luca Ceriscioli e il presidente Matteo Ricci si muoveranno sin da subito per la ricerca fondi su scala nazionale. Stefano Gattoni, dirigente del Servizio Ambiente della Provincia, ha quantificato tempi e modi d’intervento: partiranno subito dopo il termine delle piogge gli interventi in parete su un totale di 30mila metri cubi di terreno, unitamente all’ispezione accurata nel tratto di 1.500 metri (quello più compromesso) dei 4 chilometri complessivi di falesia. E’ già disponibile il finanziamento per il ripristino del vallo paramassi, prolungandolo fino all’ultimo civico di Pesaro. In termini di costi, si parla di 500mila euro complessivi, 140mila per gli interventi in parete, 40mila per la ripulitura della sede stradale e l’installazione dei new jersey, 50mila per gli interventi sul terreno, 150mila per la rimozione dei materiali franati. La Provincia ha deciso di avvantaggiarsi partendo con le procedure di appalto dei lavori, facendo attenzione anche al ciglio della scarpata nella zona di Fosso Sejore, già oggetto di interventi nel 2011 ad opera di Provincia ed Anas. Intanto, la prima cosa da fare, una volta cessate le intemperie, sarà lo svuotamento del vallo paramassi.

Impegni a brevissimo termine. Al termine del tavolo operativo si è svolto un ulteriore sopralluogo utile a capire lo stato del terreno, dando importanza alla redazione di una cartografia aggiornata dei massi nella parte alta della falesia, utile alla riapertura della carreggiata, attraverso l’utilizzo di barriere con new jersey. Al vaglio la creazione di un doppio senso (servirebbe una larghezza di cinque metri di strada libera, con il limite a 30 km/orari) oppure un senso unico in direzione Fano-Pesaro, utilizzando per la Pesaro-Fano la strada panoramica Ardizio. Previsto per la mattinata di domani 4 aprile l’incontro in Prefettura con Comune e Provincia per dirottare il traffico pesante sull’autostrada, snellendo la mobilità urbana.

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