Frane, gli agricoltori: “Solo noi difendiamo il territorio”

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4 aprile 2013

Giuseppe Mariotti (Confagricoltura), Claudio Nasoni (Copagri) e Gianfranco Santi (Cia)

Giuseppe Mariotti (Confagricoltura), Claudio Nasoni (Copagri) e Gianfranco Santi (Cia)

PESARO – “Le frane che stanno martoriando il monte Ardizio sono un mònito agli amministratori perché tutelino e aiutino gli agricoltori nel loro prezioso lavoro di regimazione e controllo delle acque nei campi”. E’ quanto affermano il presidente della Cia Gianfranco Santi, il direttore di Confagricoltura Denis Bernabucci e il presidente di Copagri Claudio Nasoni che pongono l’accento sull’importanza dei presidi rurali: “La presenza e il lavoro dell’agricoltore nel territorio è fondamentale. Senza gli agricoltori che monitorano il territorio per mettere a regime le acque, la situazione nelle campagne sarebbe drammatica”.

Le tre associazioni rimarcano a questo proposito che “le critiche piovute sugli agricoltori in merito e nel recente passato non sono affatto giuste. Gli stessi agricoltori, che lavorano per la collettività curando anche il delicato aspetto delle acque, sono i primi ad avere subìto danni a causa del maltempo e degli smottamenti che avvengono periodicamente in questa piovosa stagione nelle campagne, e dunque vanno aiutati e apprezzati nel loro lavoro”.

Di questi e di altri argomenti si parlerà martedì 9 aprile nel “tavolo verde” convocato dalla Provincia con i rappresentanti dell’imprenditoria agricola.

Intanto il comparto è in ginocchio, come sottolineato dagli stessi agricoltori: “I trattori restano impantanati nei terreni senza lavorare. Molte aziende non sono riuscite a seminare i cereali. La pioggia ha bloccato le semine di girasole e mais, impedendo anche le altre attività colturali. Specie nei terreni argillosi, dove ci sono facili ristagni, questa coltura sta letteralmente scomparendo: la radice muore per asfissia. Danni anche per il grano che le aziende a maggiore estensione non hanno ancora seminato in alcuni casi. Negli ultimi cinquant’anni non c’è mai stato un inverno così piovoso. Da fine novembre ogni tre, quattro giorni di lavoro è arrivata la pioggia. In ritardo anche gli impianti di tartufaie”.

Cia, Coafricolcura e Copagri chiedono anche un provvedimento a favore dei boscaioli i quali “nell’entroterra non sono riusciti a tagliare le macchie. Chiediamo alle amministrazioni, cioé Provincia e Comunità Montane, venti giorni di proroga per il taglio del bosco ceduo: le piogge da gennaio in poi non hanno dato tregua. Ci vuole una proroga per ogni fascia altimetrica che tuteli questi lavoratori preziosi per la montagna e che ricavano un reddito dalla loro attività”.

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