di Redazione
11 aprile 2013
PESARO – Appena cominciato – d’accordo Raffaele e Oana sono partiti sabato scorso, ma sono attesi da poco meno di 4.000 chilometri tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo – si conferma assai più che interessante. È affascinante! Come potete leggere dal l’ennesima puntata del diario di viaggio che Raffaele Pierotti, il cagliese diretto a Lourdes, Santiago de Compostela e Fatima, scrive in esclusiva per www.pu24.it.
“Aggiornamento degli ultimi avvenimenti, a partire dalla notte di lunedì, quando diversi scrosci si sono trasformati in un bel temporale di acqua gelida. Il telo impermeabile che mi proteggeva non ha retto e ho dovuto inclinarlo di più. Il sacco a pelo bagnato mi ha costretto a utilizzare il lungo impermeabile da sella; niente di meglio da questo punto di vista. Rannicchiato tra due piante, sotto il telo e proteggendo il sacco a pelo sono andato a trovare Oana. Tremava, e aveva un arto incordato, forse tentava di scappare. Spaventata. L’ho liberata e ho fatto l’unica cosa possibile: farla camminare. Siamo scesi di quota, verso la valle del Candigliano, e l’ho fatta passeggiare, dalle 2,30 alle 5, lungo lo stradone parallelo al fiume. Poi, all’improvviso, la notte si è trasformata in qualcosa di magico. La luce di una madonnina illuminata si è allungata sul fiume mentre Oana si abbeverava. La quiete accarezzata dalla voce del fiume e le nuvole nere spinte dal vento improvvisamente tiepido. Peccato non avere raccolto con una foto le immagini; peccato non potere riascoltare il suono del fiume; peccato essere soli. Alle 5 ho cominciato i preparativi per riprendere il cammino. Un’ora dopo il canto degli uccellini al risveglio mi ha seguito in zone selvagge, solitarie, in attesa di qualcosa. Secoli fissati su vecchi ruderi dai tetti sfondati e dal vuoto oscuro di finestre che non sorridono più.
“Sento che sto tornando quello che ero.
“Abeti e ginepri, uno diverso dall’altro, mi osservano come silenziosi pellerossa. Ma questa non è l’America, questa è la mia terra, splendida. Non c’è anima viva, non incontro alcuno. O forse ci sono solo le anime di chi è vissuto e morto qui.
“I telefoni sono inservibili, rimango isolato. Attraverso sotto la pioggia territori bellissimi. Arrivo a Mercatello sul Metauro tagliando l’umidità’ della pioggia e mi infilo in una stretta valle nei pressi di Borgo Pace. Un timido solo mi da’ l’opportunità di fare il campo nei pressi di un torrente. Allestisco un rifugio intrecciando i rami di ginepro e mi addormento un paio d’ore. Più tardi scopro un capanno di cacciatori. Mi dà maggiore sicurezza del mio rifugio. Non a caso ci dormo fino al mattino. Al risveglio prendo atto che è caduta altra acqua che rende il terreno ancor più scivoloso. Un bar di Borgo Pace mi rimette al mondo. Invece di prendere un sentiero che sale troppo in fretta, preferisco l’asfalto della strada. Così risparmio Oana. Nel bar di Lamoli ricarico un telefono. Non sono più isolato. Incontro Antonio, che rifornisce di latte il bar. È un caro vecchio amico che mi ha aiutato a domare Oana, tanto temo fa. Parliamo dei tempi andati, il barista ascolta.
“Abbraccio Antonio e parto verso il valico di Bocca Trabaria. Un momento di paura, Oana rischia di precipitare, ma si riprende appena in tempo. La marcia prosegue attraversando un territorio affascinante, tra caprioli, falchi e scoiattoli, in una giornata di sole. Alle 18,45 giungiamo a Formole, distaccamento a cavallo del Corpo Forestale. Di noi si occupano gli agenti Chiara e Massimi; sono gentili e disponibili.
“Riparto alle 8 e dopo una lunga salita supero Poggio Stettino, entrando in una suggestiva area demaniale. Stasera mi accampo al rifugio Le Gualanciole, a quota 984 metri sul livello del mare. Oana può vagare libera, con le sole pastoie. E’ affamata, in buona condizione, soprattutto serena”.
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