di Redazione
15 aprile 2013
PESARO – “Adesso vogliono farci pagare la tassa sui rifiuti anche per i pagliai: assurdo”. “No alla Tarsu per i capanni agricoli”. E ancora: “Un agriturismo non può pagare la stessa tassa sui rifiuti che paga un albergo”. È il monito che le associazioni degli agricoltori Cia, Confagricoltura e Copagri fanno ai Comuni della provincia di Pesaro e Urbino in una lettera recapitata ai sindaci.
“Un’applicazione indiscriminata della Tares metterebbe a serio rischio il futuro di molte imprese agricole”, dice Gianfranco Santi, presidente della Cia, che spiega: “La riduzione fino al 30 per cento della Tarsu sui fabbricati ad uso abitativo è assolutamente insufficiente: in campagna non c’è lo stesso servizio di illuminazione o di manutenzione stradale che c’è in città. Inoltre ci sono fabbricati ad uso agricolo che non producono affatto rifiuti e che quindi vanno esclusi totalmente da ogni pagamento di tributo: mi riferisco alle rimesse attrezzi, alle cantine, ai magazzini, ai fienili, alle serre”. Per Santi “sono da annoverare tra i fabbricati per strumenti anche quelli destinati allo svolgimento dell’attività di agriturismo, in totale simbiosi con l’attività agricola essenziale. Queste strutture devono avere tariffe differenziate rispetto a quelle previste per le altre attività ricettive. Anche le aree scoperte agricole non possono essere assoggettate a Tarsu”.
Giuseppe Mariotti, presidente di Confagricoltura pone nel mirino la Tares, ovvero la tassa per il servizio smaltimento rifiuti solidi urbani: “La tariffa deve essere commisurata alla quantità e alla qualità media dei rifiuti riconducibile alle diverse attività. I Comuni hanno la responsabilità della corretta determinazione della tariffa attraverso l’emanazione di uno specifico regolamento”. Motivo per cui, precisa Mariotti “nell’attività di agriturismo, che si concretizza in alloggio, campeggio, ristorazione, servizi ricreativi e culturali, non è applicabile una singola tariffa. Né si può assimilare l’agriturismo, ad esempio, ad un albergo, rispetto al quale c’è una presenza media di ospiti inferiore del 30 per cento. È indispensabile che all’agriturismo siano applicate tariffe differenziate per genere di attività oppure riduzioni percentuali di tariffa sulle diverse attività ricettive che ciascuna azienda agrituristica svolge, rispetto alle tariffe previste per gli alberghi o per altre attività similari”. Mariotti chiede infine che “siano riconosciuti, come previsto dalla legge, ulteriori sconti nei casi in cui la prestazione del servizio di ritiro dei rifiuti non sia conforme agli standard ordinari (ritiro non giornaliero, cassonetti distanti, conferimento distante dai rifiuti differenziati, o quando la frazione organica dei rifiuti sia smaltita in azienda”.
Una posizione sottoscritta, sempre sulla tassa rifiuti, anche dalla Copagri, il cui presidente provinciale Claudio Nasoni sottolinea: “L’agriturismo non è un albergo e non può pagare come un albergo. Il Comune deve ritirarsi da ogni contenzioso in atto con aziende agrituristiche finalizzato alla riscossione della tassa rifiuti applicata con equiparazione alle attività alberghiere. Proprio per questo il Comune deve rimborsare gli agriturismi di tutte le maggiori somme arretrate indebitamente richieste, corrisposte e non dovute, compresi di interessi legali”. Nasoni porta anche ad esempio sentenze a favore degli agricoltori “come quella della commissione tributaria di Firenze che ha stabilito che la tassa di igiene ambientale per gli agriturismi non può essere equiparata a quella degli alberghi, posizione anche della commissione tributaria di Genova, mentre la Corte di Cassazione ha chiaramente detto che l’attività agricola non è assimilabile a quella commerciale o della ristorazione”.
ho letto quanto sopra circa la tares agriturismi, ora in Abruzzo gli agriturismi sono paragonabili a ristoranti e alberghi di categoria molto alta e con prezzi molto alti. Alcuni di “agriturismo” hanno solo in nome: una scappatoia per l’esenzione fiscale. Saluti