di Redazione
19 aprile 2013
PESARO – Ha negato tutto davanti al gip di Pesaro Lorena Mussoni, che lo ha interrogato in carcere a Villa Fastiggi per l’udienza di convalida. Luca Varani, l’avvocato sospettato di aver mandato un sicario a sfigurare con dell’acido la collega Lucia Annibali, con cui pare avesse avuto una relazione sentimentale da lei stessa troncata, avrebbe respinto tutte le accuse: “Mi dispiace molto per quel che è successo a Lucia, ma io non c’entro niente”, avrebbe detto l’indagato.
Il Giudice per le indagini preliminari si è riservato di decidere entro domani se convalidare o meno l’arresto.
IL COMUNICATO DELL’UDI, UNIONE DONNE IN ITALIA
QUALE GIUSTIZIA VOGLIAMO PER LUCIA?
E quale giustizia è adeguata per quello che è successo nella nostra “civile” città.
Ci aspettiamo da coloro cui compete accertare le colpe, che facciano presto e bene e sulle valutazioni delle indagini non pesi la posizione professionale del “colpevole” possibile mandante. Anzi, a maggior ragione ci aspettiamo una “spietata” indagine che non tralasci nulla perché sia Lucia che tutte noi abbiamo necessità di avere una risposta immediata.
Per quanto ci riguarda questo è l’ennesimo caso di femminicidio, ovvero di violenza di genere che si manifesta in mille modi e che abbiamo imparato a conoscere, tuttavia ci stravolge l’uso dell’acido, modalità che pensavamo relegata in paesi che per cultura riteniamo distanti da noi. Come ci dimostrano tutti i fatti di violenza contro le donne hanno la stessa origine: quegli uomini non sono capaci di fare i conti con la libertà delle donne.
Allora quale giustizia vogliamo per Lucia, per il suo dolore e per la sua vita stravolta e violata?
Per lei che ha fatto della giustizia il suo mestiere non sarà facile definire la sua misura. Noi ci aspettiamo che anche la giustizia con il suo esercizio contribuisca a quel lavoro culturale per evitare e prevenire sempre qualsiasi atto di femminicidio che, come sappiamo, è sempre annunciato da segnali chiari, è obbligo riconoscerli ed è un dovere intervenire prima. Sappiamo anche che i processi spesso portano a sentenze che non pacificano insieme alle vittime, il corpo sociale, come il processo per violenza di gruppo di Montalto di Castro. Si crea così una scollatura della convivenza civile tra i generi che ci mobilita da troppo tempo, se non da sempre, è ora che nei fatti tutte/i se ne assumano una responsabilità piena. La violenza di genere non è mai un fatto privato è il frutto di una visione del mondo in cui le donne non sono previste come persone con il diritto di decidere della propria esistenza.
Vogliamo rispettare i tempi che Lucia vorrà darsi per riprendersi, perché ci sta a cuore prima di tutto la sua salute, per noi la sua storia non è un fatto di cronaca.
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