Cagli-Fatima a Cavallo, i giorni del silenzio

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21 aprile 2013

PESARO – Riattivato il collegamento con il telefono cellulare di Raffaele Pierotti, recuperiamo il racconto dei giorni di silenzio.

 

Pierotti con il suo compagno di viaggio

“Giovedì 18 aprile, Oana è particolarmente vivace, impaziente di partire. Dalla sera prima ha pascolato in un prato veramente ricco. Ma io so che le prime due ore sul Sentiero Italia saranno dure. Diversamente da Oana mi sento stanco e sto esaurendo il buon umore. Cammino a piedi per 2 chilometri solo per abitudine e all’inizio della salita lascio che sia Oana a portarmi in quota. E’ un tratto difficile, vedere la mia cavalla faticare così tanto mi rende nervoso. E’ la prima volta che la vedo sudare abbondantemente, complice l’estrema lunghezza del percorso, la temperatura fattasi più alta, il pelo non tosato e il mio peso.

 

“Quando giungo a Passo Osteria Bruciata non posso proseguire causa i tronchi che ostruiscono la via. Ma un Passo talvolta offre altre opportunità e mi presenta il sentiero 50 che conduce a Castellana; in seguito mi permetterà di aggirare l’ostacolo, allungando però parte del tragitto. Scendo di sella e cammino, attraversando le sorgenti dell’Acqua Panna, l’abitato di S. Lucia e prendo la direzione dei monti. Modifico ancora il percorso causa rami e rovi e mi lascio dietro l’Autostrada A1, per riprendere la via che mi interessa. Arrivo dopo 2 ore e mezza a Montepiano. Un campetto d’erba poco rigogliosa soddisfa le esigenze di Oana. Penso anche a me e cerco un barbiere. Sentire i capelli puliti fa sbollire la rabbia. Parlare con Delfino, un ometto gentile e ossequioso, migliora il mio umore. Alimentari e bar chiudono il mio viaggio al tramonto. Quando sono nel sacco-letto, i carabinieri controllano le mie generalità.

 

“Venerdì 19 aprile: la tarda primavera mi offre le stesse difficoltà della prima settimana di viaggio: manca l’erba. Però, da Montepiano si parte bene sfilando tra case bene tenute, strade dove le prime luci del mattino regalano barbagli d’oro tra le ondate di umidità e la quiete che si respira. All’improvviso, Montepiano è un simpatico ricordo che lascia posto alle prime salite per giungere in quota. Io e Oana siamo in forma e abbiamo completato l’ascesa quasi senza rendercente conto. Quassù lo spettacolo è intenso: aria buona, asciutta, mentre osservo crinali che paiono sfidarci. Sfida accettata. Ma non si passa, servirebbe una motosega, che non ho. Si torna indietro, imboccando il sentiero 62b. Poco dopo una voragine mi costringe a sognare una… ruspa. Si torna indietro per confrontare la mia carta con quella esposta. Scendiamo di quota per seguire il 62. Ho perso quasi un’ora e mezza. Alle ore 11, un torrente d’acqua cristallina mi permette di fare il secondo bagno da quando sono partito. Il primo a Campigna, domenica 14 aprile. Poi torno al lavoro, machete in mano.

 

“Per sgombrare il sentiero devo spostare anche lunghi fusti di castagno. Una sudata! Fino alla fine ho paura di incontrare “quel” tronco che mi farà tornare indietro. Invece riusciamo a superare gli ostacoli e ad entrare a Gavigno. Lo conoscete? E’ un gioiello di poche case incastonato sotto la luce del sole in una curva della montagna piena di verde e deliziosa tranquillità. L’aria fine mi asciuga il sudore. Monto in sella per un paio di chilometri quando la strada d’asfalto che parte da Gavigno scende a Fossato. Dopo l’abitato trovo una borsa in cuoio, aperta e con documenti sparsi. La ricompongo e non avendo segnale per telefonare la butto sula sella. L’ambiente è bellissimo, ma senza erba e collegamento telefonico, così sono costretto a tirare avanti fino ad Acquerino, dove trovo una caserma della Forestale senza forestali, ma almeno il ristorante è aperto. L’acqua non manca, l’erba sì. Fa freddo, molto freddo. E quando tolgo la sella noto la stanchezza di Oana. Per la prima volta è senza pancia e da queste parti non si può rimediare. Luca mi offre tutta l’assistenza possibile, ma per la mia cavalla non ha nulla. Per me penne all’arrabbiata, una lunga chiacchierata, assistenza ai telefoni. Rintraccio l’ingegnere che ha smarrito la valigia. Alle ore 23 raggiungo Oana. La notte è calda, sono esausto, ma la mente deve restare lucida. Sposto la cavalla e cerco di dormire sul legno del pavimento. Alle 4 decido che è meglio partire…

 

“Sabato 20 aprile: appena terminato di sellare Oana con l’aiuto della torcia elettrica, comincia a piovere. Sono le ore 5,20, mi incammino. Sia io sia la cavalla siamo coperti da impermeabili. Ci dirigiamo a Collina lungo una stradina di montagna con il fondo asfaltato. Classico bosco appenninico, lunghe piante, terreno ammantato di foglie secche. Smette di piovere, ma cala la nebbia, o forse sto avanzando tra le nuvole basse. Alle ore 8 sono a Collina. L’unico bar è chiuso, ma il mio stomaco a digiuno no si dà pena perché sa come vanno certe cose. Guardo Oana e vedo che si muove tranquilla, ma so che ha fame. Pracchia è a circa due ore di cammino. Spero di trovare qualcosa per lei. Piove di nuovo, una pioggia fitta che però non ci preoccupa. Al contrario della frana – enorme – che ci separa dalla meta. Cinquanta metri prima un vecchio casolare al centro di zone d’erba fornisce la soluzione ai nostri problemi.

 

“Così Oana finisce al pascolo e io ai piedi del paesello per capirne la disposizione e trovare un negozio di generi alimentari. Una casetta mi offre riparo in una piccola stalla per Oana dove, in caso di maltempo, posso ricavare un angolo per me. Accendo un fuoco che mi accompagnerà per due giorni. Nel frattempo Brunella e Gabriele sono in trasferta a Sestola, a circa 50 chilometri da Pracchia, per le partite di basket del loro figliolo, e decidono di farmi visita, portando avena e pane per Oana. Il tempo volge al bello, ma di notte le temperature crollano e io preferisco tenere Oana al coperto. Il fuoco e la vicinanza della cavalla mi fanno stare bene. Rivolgo l’ultimo pensiero della notte a chi mi segue in questo viaggio, a un modo stupendo di comunicare in differita, ma di poco (compatibilmente con il segnale telefonico), le mie sensazioni, le difficoltà incontrate, le persone conosciute. Sorrido e mi addormento”.

 

7 Commenti to “Cagli-Fatima a Cavallo, i giorni del silenzio”

  1. Stefano G. scrive:

    Mitico…. grande lele……

  2. Vinicio scrive:

    Raff non mollare seguiamo con interesse la tua impresa, poi tu sai cosa penso, ne abbiamo parlato tanto prima che tu partissi, mi raccomado adesso ai iniziato questo percorsa e devi finirlo, un abbraccio a te e il tuo cavallo.
    vinicio.

  3. Alberto scrive:

    Grande Raffi, sei come l’acciaio piú lo batti e piú si tempra !!! Un grande saluto ed un imbocca al lupo da tutti gli apecchiesi.Ciao amico.

  4. cristina scrive:

    mi sento davvero fiera di averti conosciuto caro raff……
    seguo il tuo cammino e mi sono emozionata e ho provato un brivido,nella lettura dei tuoi spostamenti.Sono descritti con una chiarezza tale.che mi sembra di vederti, di sentirti, di essere anche io in quei luoghi dove respiri la purezza e la semplicità…nonostante la grande fatica, e le forze che a volte sembrano abbandonarti, accanto a te ci sarà sempre un compagno che ti sosterrà nei momenti difficili e ti aiuterà dandoti forza e coraggio……ciao chicca…….

  5. Beatrice Casavecchia scrive:

    Ciao Raff ti mandiamo un penserio speciale e le nostre preghiere sono con te!!!
    Beatrice Zia Angela e Zio Bruno!!!
    un bacio

  6. Matteo scrive:

    Vorrei darti una piccola mano anch’io moralmente anche se non ti conosco ,ogni fatica,intoppò ecc ti sarà ripagato di gran lunga al termine del tuo magnifico viaggio
    Buona fortuna
    Mastra

  7. Matteo Mastrangelo scrive:

    Vorrei darti una piccola mano anch’io moralmente anche se non ti conosco ,ogni fatica,intoppò ecc ti sarà ripagato di gran lunga al termine del tuo magnifico viaggio
    Buona fortuna

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