A Cattolica una serata dedicata Marco Pesaresi

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22 aprile 2013

di Enrico Chiaretti

 

CATTOLICA – Gli amici dell’associazione culturale Centrale Fotografia concludono le loro sei lezioni con una serata dedicata a Marco Pesaresi, noto fotografo di Rimini, scomparso in tragiche circostanze nel 2003.

 

Un momento della serata

“Corso di fotografia a Cattolica” è il titolo dell’iniziativa che ha animato per sei giovedì il centro culturale della biblioteca. Nei precedenti incontri si sono trattati vari argomenti, tra cui ricordiamo la Romagna ritratta dal naturalista Pietro Zangheri, la zona di Cattolica nelle fonti letterarie a cura del Prof. Massimo Bini e la riviera secondo Flavio Marchetti ed Eleonora “Leo” Scarpellini. È ora il momento di vedere i lavori di Marco Pesaresi autore contemporaneo di Torre Pedrera, che tanto ha lavorato su Rimini e la riviera.

Funge da moderatore Marcello Sparaventi, presidente dell’associazione, che presenta gli ospiti: in qualità di amico e curatore di alcuni dei lavoro di Marco è presente Mario Beltrambini, noto per il SI’ FEST di Santarcangelo di Romagna, poi ci sono la madre di Marco Isa Perazzini ed il poeta Antonio Maddamma da Senigallia.

Sparaventi può essere contento della buona affluenza; Beltrambini è felice di ricordare e mostrare i lavori di Marco; la Perazzini parla con dolcezza del figlio, citando alcuni aneddoti curiosi, ma il più emozionato è forse Maddamma, che legge le poesie di Marco come se fosse un caro amico, scomparso da pochi giorni.

In un video, l’immagine di Pesaresi racconta che la sua macchina fotografica preferita è la piccola Minox, con la quale: “non sei fotografo”, perché gli permette di avvicinarsi ed entrare in contatto con i soggetti.

Le prime immagini mostrano Rimini: la spiaggia in inverno, in estate ma soprattutto a mezza stagione, i giovani che ballano nelle discoteche fino a tarda notte, poi le prostitute, i travestiti, gli stranieri alla stazione. Marco sente anche un legame con la Romagna contadina e rurale, ritraendo a volte scene dal sapore felliniano.

Lavora sia in bianco e nero, che a colori, a seconda di quello che vuole comunicare. Ha tutta l’attrezzatura necessaria per lo sviluppo e la stampa, ma non sempre da tempo da dedicarvi, per cui si spesso si rivolge ad un laboratorio.

A causa del suo lavoro, parte e si trattiene all’estero per mesi: in India, in Messico, a Londra o a New York, ritraendo i poveri e gli emarginati. Malgrado ciò, le sue immagini non raccontano questi soggetti sfortunati con distacco, al contrario, sono spesso ritratti con poesia ed un pizzico di ironia. A volte, torna a casa magro, vestito come uno zingaro. La madre racconta che una volta era talmente irriconoscibile che la guardia di frontiera lo fermò, sostenendo che il passaporto non fosse suo.

Nel suo lavoro pensa per progetti: quando scatta una foto, ha già in mente che cosa sta cercando e quali altri scatti deve cercare.

Alla fine degli anni ’90, è diventato un nome noto sia in Italia e che all’estero; ha all’attivo diverse pubblicazioni, foto su riviste italiane ed estere, non da ultimo il prestigioso National Geographic.

Poi venne il momento del suo progetto chiamato: “Underground”. Marco lo inizia a proprie spese, perché non è riuscito a convincere i suoi datori di lavoro della bontà dell’idea. Si tratta di 10 reportage, da realizzare in metropolitana, ognuno in uno stato diverso. Arrivato al quinto, è la volta della metro di Madrid, viene contattato dalla redazione di “El pais”, talmente entusiasta che intende acquistare il lavoro prima che sia finito.

In molte delle sue foto compaiono i cani: Marco li adora, arrivando ad averne in casa fino a 5. Li ritrae spesso, sia i suoi che quelli altrui. Una volta, vuole una foto di tre cani che giocano con un bastone: munitosi di un manico di scopa e lo lancia sulla spiaggia per centinaia di volte, finché non ottiene lo scatto che desidera. Tuttavia, non impiega decine di rullini: a differenza di quanto si tende a fare oggi con la fotografia digitale, Marco non preme il pulsante di scatto finché la scena non gli piace. Era altrettanto metodico con le persone: quando vuole una foto di posa, è capace di tenere impegnato il suo soggetto per ore, fino allo sfinimento. Tra gli addetti ai lavori, infatti, si dice che, quando una persona si mette, in posa non sia spontanea e che solo portandola allo sfinimento si possa ottenere una posa naturale.

Il suo ultimo progetto riguarda proprio la Rimini che conosce così bene, ritratta in tutte le stagioni, con guardo ironico e attento alle persone. Lo completa, ma decide di non vederlo mai pubblicato: è l’estate del 2003. Quella notte, i suoi cani, solitamente silenziosi, ululano senza sosta.

La serata di giovedì si chiude con una lettura, un dialogo tra San Pietro e Marco Pesaresi scritto da una ragazza che l’ha conosciuto solo attraverso le sue immagini. In un certo senso, Marco ha cambiato il destino di questa ragazza che, dopo aver visto le sue foto, ha ripreso gli studi, si è trasferita in America ed oggi si occupa di fotografia nel mondo della musica, ad altissimi livelli:

“Addio Marco, az vedém”.

 

Per approfondire:

– “Corso di fotografia a Cattolica” è un’iniziativa a cura di Centrale Fotografia con il patrocinio del Comune di Cattolica.- http://www.centralefotografia.com

– Intervista a Marco Pesaresi, pubblicata da Mario Beltrambini – http://vimeo.com/29618543

– La pagina del Centro culturale polivalente di Cattolica – http://www.cattolica.info/itinerari/itinerario-turistico-di-cattolica/centro-culturale-polivalente-di-cattolica/

 

Un commento to “A Cattolica una serata dedicata Marco Pesaresi”

  1. Geoffrey Smith scrive:

    Un quadro narrativo ricco di immagini idilliache.

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