Ceriscioli: “Bisogna partecipare per la libertà”

di 

25 aprile 2013

Di Luca Ceriscioli*

 

BUON GIORNO A TUTTI VOI!

grazie per essere intervenuti a questa Festa della Liberazione, a questo incontro per ricordare un momento importantissimo della nostra storia nazionale, della nostra storia di paese libero e democratico.

Questo saluto va a tutti i cittadini e alle autorità presenti, a cominciare dal Signor Prefetto, dal presidente della Provincia e dagli eletti nelle assemblee elettive nazionali, provinciali e locali.

 

Luca Ceriscioli e Franco Arceci

Il sindaco Luca Ceriscioli e il portavoce Franco Arceci

Non si può capire e approfondire il significato attuale della Liberazione se non rispondiamo ad una domanda: Liberazione da che cosa?

Cosa c’era stato di tanto terribile e insopportabile prima del 25 aprile del 1945 tale da dover combattere, sacrificarsi e anche morire per liberarsene?

C’era stata la dittatura, la mancanza della libertà, l’obbligo di un solo credo, il divieto di avere proprie idee e di propugnarle pena la persecuzione, la incarcerazione e perfino la morte. E tutto questo aveva un nome preciso: FASCISMO. E c’è stato il frutto peggiore del fascismo: la guerra e l’occupazione nazista del Paese.

 

Per capire serve rileggere quello che Ennio Flaiano scrisse alla figlia appena nata il 25 luglio del ’43:

“Un giorno tu ti sorprenderai quando ti racconteranno quello che si è sofferto in ventun anni di miseria morale. Non vorrai crederci e forse ci rimproverai dicendo: perché non l’avete cacciato prima?… ……………non sappiamo quel che l’avvenire ci riserva. Ma una cosa è certa: che Dio s’è svegliato. Il piffero di Manet suona per te e per noi la dolce canzoncina della Libertà. Suonala in eterno, Piffero!”.

E poiché non c’è un modo onesto e utile per ricordare che non sia sostanziato dall’impegno a realizzare tutto ciò che la nostra Costituzione, nata da quella Liberazione, ci dice di fare, non dobbiamo dimenticare quella dodicesima disposizione finale che dice: è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito fascista. Così come il Codice penale che prevede il reato di apologia del fascismo.

Per quest, proprio alla vigilia di questo 25 aprile, ho ricevuto la proposta pervenuta da diverse organizzazioni antifasciste, che propongono di sottoporre al Consiglio comunale un ordine del giorno per vietare a Pesaro la concessione di sale e altri spazi che sono pertinenti alla amministrazione comunale, a quelle organizzazioni che ripudiano il valore dell’antifascismo e fanno proprie e propagandano idee, parole e concetti tipici dell’ideologia fascista.

 

Era l’alba del 25 aprile del 1945, quando, – dopo 21 anni di dittatura fascista, dopo 5 anni di guerra scatenata dal nazifascismo, – dopo 18 mesi di lotta armata partigiana, – folle di popolo – unite ai combattenti della Resistenza e guidate dal Comitato di Liberazione Nazionale, si riversavano in tutte le piazze del centro-nord per cacciare gli ultimi residui degli occupanti nazisti ed i miliziani della Repubblica di Salo.

 

Non era solo l’alba di un giorno d’aprile:

ERA L’ALBA DELLA LIBERTA’.

 

Una libertà che molti di quelli che parteciparono alla lotta per conquistarla non avevano mai conosciuto; non sapevano cosa era, ma sapevano che era il desiderio più grande, il sogno, la speranza di un futuro migliore, un bene così fondamentale per l’uomo da meritare di dare la vita per conquistarlo.

 

Una bellissima canzone di Giorgio Gaber, intitolata “LIBERTA’ ” inizia con queste parole: vorrei essere libero, libero come un uomo

 

In modo semplice ed efficace per dire che la libertà è l’essenza dell’essere umano; senza libertà non si è uomini!

 

La stessa canzone, in sintonia con i pensieri, le speranze ed i propositi dei protagonisti della liberazione dell’Italia, continua con parole che sottolineano cosa è la libertà e che impegno comporta:

 

La libertà non è star sopra un albero,

…non è neanche il volo di un moscone,

….. neanche avere un’opinione,

…… neanche un gesto o un’invenzione…….

 

…. la libertà non è uno spazio libero,

 

LA LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE!

 

Insomma, quei milioni di uomini e donne che sono morti o hanno sofferto per colpa della mancanza di libertà o per conquistare la libertà per tutte le generazioni a venire,

non ci hanno semplicemente regalato uno “spazio libero” entro il quale giocare la nostra vita “in libertà”, – cioè senza nessun vincolo, senza nessun dovere verso noi stessi e verso gli altri, senza occuparci del destino comune e quindi della libertà di tutti.

 

Facendo queste riflessioni mi viene da richiamare il fatto che tre giorni fa, nelle elezioni per la Regione Friuli Venezia Giulia, solo il 50% degli elettori ha partecipato al voto! Un elettore su due è restato a casa!

Allora mi viene da sottolineare che i Partigiani, col loro esempio, ci hanno chiamati all’impegno, a quella forte “partecipazione” alla cura del bene comune e alle scelte pubbliche che è l’essenza dell’impegno politico.

Ci hanno dimostrato che proprio quando più forte è la disillusione , la sofferenza per le inadeguatezze dello Stato, o l’insofferenza verso lo stato di cose esistente,

tanto più forte deve essere l’impegno attivo, costruttivo e concreto per risolvere le difficoltà; l’assunzione di responsabilità sul piano individuale e collettivo.

Senza lasciarsi prendere né dalla voglia di rifugiarsi sopra un albero o nella pura protesta.

 

Al contrario, i partigiani e tutti i combattenti per la libertà, ci hanno consegnato uno spazio prezioso da difendere, da coltivare, da riempire di contenuti.

E infatti assieme alla libertà ci hanno consegnato “il libretto di istruzioni” per l’uso da fare di quella libertà: la Costituzione della Repubblica Italiana.

 

E la Costituzione ci dice che “la libertà” non vive se non ci si impegna per rimuovere gli ostacoli alla piena fruizione dei diritti, a cominciare da quello del lavoro; se non si abbattono le ingiustizie e le disuguaglianze di opportunità;

e ci dice che abbiamo diritto, noi cittadini, di “associarci liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

 

La canzone di Gaber si conclude con un altroconcetto interessante:

“vorrei essere libero come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia”.

 

In questo giorno viene voglia di gridare: è bella la libertà; è grande la libertà!

Cantiamola, sempre, ai nostri figli, la canzoncina della libertà!

 

Non dobbiamo mai dimenticare quel 25 aprile di 68 anni fa; la Lotta di Liberazione che c’è stata prima; e la costruzione e la difesa della democrazia che c’è stata dopo.

 

Dobbiamo essere riconoscenti verso quelli che hanno combattuto e sofferto per darci questa libertà. Ma il dovere degli eredi, – verso noi stessi e verso la loro memoria – è quello di non sperperare l’eredità, ma anzi di farla fruttare.

Per questo vale ricordare che la libertà si può perdere non solo per l’arrivo di una dittatura o di un regime illiberale,

ma che oggi è più facile perderla per il venir meno dell’impegno diretto di ognuno di noi a riempire questo spazio di contenuti; se si rinuncia alla partecipazione;

se si smette di lottare con gli strumenti della partecipazione per realizzare il progetto della democrazia. Insomma, se si fa seccare la pianta della libertà.

 

In questo senso anche i simboli sono importanti, così come il rispetto per le istituzioni che sono state erette a sostegno della libertà e della democrazia.

E fra i simboli ci sono anche questi luoghi.

Qui ci troviamo non a caso al termine di un viale che la generazione della Resistenza volle chiamare Viale della Liberazione;

è un viale che unisce due momenti e monumenti significativi di Liberazione

 

Porta Rimini che l’11 settembre del 1960 vide l’ingresso dell’esercito piemontese che portò ad unire la città al nascente regno Unitario d’Italia;

questo monumento dedicato a quei martiri della Resistenza che aprirono la strada alla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, avviando il nuovo Risorgimento del Paese

 

A 50 metri da qui c’é il cippo che ricorda Falcone e Borsellino, il simbolo di una lotta di liberazione che continua per contrastare nuovi nemici della libertà e della democrazia.

 

E’ dunque Festa della Liberazione, Festa della libertà, Festa della democrazia

 

e come quei tanti cittadini che verso quest’ora, il 25 aprile del 1945, riempivano la nostra Piazza centrale, poi rinominata Piazza del Popolo,

 

possiamo ripetere il grido festoso di allora: Viva la Libertà! Viva la,Libertà

 

*sindaco di Pesaro

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>