di Noemi - www.webelieveinstyle.net
3 maggio 2013
Tra pochi giorni, il 6 maggio, a New York si terrà l’evento più glamorous dell’anno. Sto parlando del Gala per l’inaugurazione della mostra organizzata dal Costume Institute del Metropolitan Museum di New York (se avete visto “Il diavolo veste Prada” sapete di cosa parlo).
Quest’anno la mostra è dedicata all’impatto del punk sulla moda. Fin dagli inizi, infatti, nonostante sia nato come un fenomeno in totale opposizione alle regole della società, moda molto inclusa, il punk è stato fonte d’ispirazione per molti stilisti e designer. Vivienne Westwood iniziò la sua carriera proprio durante questo periodo, insieme al compagno Malcom McLaren, manager dei Sex Pistols.
Nel 1994 un Versace indossato da Elizabeth Hurley per la premiere di “Quattro matrimoni e un funerale” rese l’allora sconosciuta fidanzata di Hugh Grant famosa a livello planetario. Si trattava di un abito nero con spacchi e scollature tenute insieme da grosse spille da balia dorate.
Oggi troviamo borchie, strappi e buchi perfino negli abiti per bambini.
Valentino da qualche stagione propone accessori borchiati (bellissimi), diventati gli articoli più di successo della maison.
Hermès, uno dei marchi di lusso per antonomasia, negli ultimi anni ha visto aumentare in modo esponenziale il successo e le vendite di un bracciale prodotto dalla maison già negli anni ’70. Si tratta del “Collier de Chien”, nato inizialmente come cintura negli anni ’20. Praticamente non c’è fashion editor, stylist, attrice di Hollywood, p.r. che non abbia almeno uno di questi bracciali (alcune ne hanno perfino una collezione e il prezzo può arrivare ad alcune migliaia di euro, in base al materiale e al tipo di pellame, ma ne esiste perfino la versione tempestata di diamanti).
Persone che non hanno mai ascoltato i Clash o i Sex Pistols (e che forse ne ignorano perfino l’esistenza) improvvisamente si vestono come se andassero a un concerto in uno scantinato di New York.
Molti si domandano il motivo di questo amore per accessori che ricordano un mondo in realtà molto lontano, perfino sconosciuto, da chi li sfoggia entusiasta.
Malcom McLaren ha affermato che la popolarità del punk è dovuta al fatto di aver reso bello ciò che era considerato brutto.
Oppure ha semplicemente aperto gli occhi alle persone, mostrando al mondo che la bellezza si può trovare in posti inaspettati e non solo dove la società ci dice di cercarla?
O, più banalmente, qualsiasi cosa propongano Hermès e altri brand come Balenciaga e Givenchy riuscirebbe a diventare un must-have?
Ma gli stilisti, spesso considerati frivoli, sono in realtà persone molto colte, appassionate d’arte e di musica, quindi ogni loro proposta o intuizione non è mai casuale.
Certo verrebbe da chiedersi cosa penserebbero i veri punk sapendo che alcuni marchi vendono a migliaia di euro quello che loro pagavano poche sterline e che fashion victim che si tapperebbero le orecchie per una canzone dei Ramones spendono una fortuna per bracciali che sembrano collari per cani.
Resta innegabile il fatto che il punk sia il fenomeno che più di tutti ha influenzato e continua a influenzare la moda.
Sid Vicious, il bassista dei Sex Pistols morto di overdose a soli ventun’anni è tuttora considerato un’icona, e la sua immagine emaciata, accostata alla foto di una modella dagli occhi bistrati e un prezioso tailleur di Chanel praticamente distrutto, è stata scelta per rappresentare la mostra del Met.
Pochi giorni fa ho letto un commento al riguardo e in particolare su una (costosa) collezione di accessori nata per l’occasione (una collaborazione tra Charlotte Dellal e Tom Binns). Quasi si capiva il tono sconsolato delle parole “E pensare che il punk era nato proprio contro tutto questo…”.
Come dargli torto?
A presto.
Lascia una risposta