di Redazione
21 maggio 2013
Già agli albori della prima epoca di industrializzazione qualcuno soleva alzare il dito contro “i brutti cieli neri” che soffocavano le città dell’epoca del carbone e dell’acciaio, poi si scoprì che questi cieli neri non erano solo brutti ma anche molto dannosi per la salute di animali, uomini e ambiente. A partire dagli anni ’70 nacquero i primi movimenti ecologisti che rivendicavamo uno sviluppo dove la ricerca costante dell’utile non fosse l’unico fine da perseguire.
Ora nel 2013, quando molte aziende stanno facendo i conti con i costi sempre più cari dell’energia (l’Italia è il Paese europeo dove l’energia costa di più) guardare alle energie “pulite” o rinnovabili non costituisce più solo una presa di posizione etica ma soprattutto economica.
Investire sulle rinnovabili conviene, non solo a cittadini e pubbliche e amministrazioni ma anche e soprattutto all’apparato produttivo. Viene quindi a mancare, per la prima volta nella storia dell’industrializzazione, quella contrapposizione tra ecologia e produttività che aveva segnato le generazioni passate.
Gli impianti a biogas vengono inseriti all’interno della classificazione di energie rinnovabili proprio perché riescono a trasformare i rifiuti (vegetali ed organici) in un gas infiammabile con delle caratteristiche molto simili al gas metano. Gli impianti a biogas di Gruppo AB, ad esempio, vengono realizzati per amministrazioni o istituzioni locali. Spesso, un’amministrazione locale che sappia coniugare rispetto per l’ambiente e necessità produttive , dimostra di percorrere con responsabilità la strada più saggia e lungimirante.
Tags: ecologia, energia, impianti a biogas, rinnovabili
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