di Redazione
4 giugno 2013
PESARO – Ore 11, comando provinciale dei carabinieri. In via Salvo d’Acquisto persone che entrano ed escono dall’edificio con le lacrime agli occhi, segno esteriore di un dolore improvviso per quanto impossibile da lenire. Sono i parenti e gli amici di Andrea Ferri, il 51enne pesarese titolare di tre distributori freddato nella notte a colpi d’arma da fuoco – pare sette – da uno o più sicari.
Questioni lavorative o addirittura delitto passionale? Oppure c’è dell’altro? Al momento gli inquirenti non escludono nessuna pista, come hanno espresso a chiare lettere stamane, nella conferenza stampa fissata precedentemente per parlare delle celebrazioni del 199esimo anniversario dell’Arma e che inevitabilmente s’è trasformata in monotematica, incentrata quasi esclusivamente sull’omicidio del povero Andrea.
I FATTI
“Ci hanno chiamato dal 118 attorno all’1 per avvisarci che in via Paterni, in zona mare, c’era una persona distesa a terra esanime”. Il tenente colonnello Antonio Sommese, seduto a fianco del capitano Giuseppe De Gori, inizia così a raccontare l’accaduto, stando attento a pesare ogni singola parola.
“Una pattuglia del radiomobile, accorsa sul posto, ci ha confermato il tutto e poi, non appena è stato confermato il decesso, abbiamo iniziato a vedere cosa possa essere successo”.
Al momento, comunque, non ci sono certezze. Sul movente non si esclude nessuna pista, aspettando di ascoltare tutte le persone che conoscevano Andrea Ferri (e durante la conferenza gli interrogatori si susseguono a ritmo incessante).
L’auto dell’uomo, una BMW X6, è stata ritrovata a 10 metri dall’incrocio con viale Napoli, ovverosia a 400 metri di distanza dal luogo in cui il 51enne ha trovato la morte. I vetri laterali infranti, tracce di sangue nell’abitacolo, non è chiaro se il Suv sia stato sottratto dopo l’omicidio e spostato di qualche centinaio di metri.
“Stiamo ricostruendo il tutto – hanno continuato i militari – senza tralasciare nessun aspetto”. Tradotto si stanno scandagliando la vita privata così come l’attività lavorativa di un uomo dipinto da tutti come pezzo di pane. In qualche bar di Pesaro, dove ovviamente non si parla d’altro anche dopo aver visto i servizi dei tg nazionali, c’è chi azzarda a tirare in ballo una banda di altra regione che in qualche modo avrebbe espresso la volontà in passato di fare affari con lui. La notizia – però – non è confermata, e in quanto tale a oggi risulta priva di evidenze. Quel che è certo è che i colpi, tra andati a segno e a vuoto, sono otto, e che l’uomo è stato colpito alla testa e alla schiena con bossoli calibro 7,65.
Finisce la conferenza stampa e fuori dal comando ci sono diversi uomini in tuta da benzinaio, pronti per essere ascoltati col cuore consunto dal dolore. Uno di loro racconta di aver lasciato il povero Andrea pochi minuti prima della mezzanotte, dopo aver cenato in una pizzeria di Baia Flaminia come ogni lunedì. Poi passa la moglie, distrutta da un dolore inaccettabile.
Agli inquirenti il compito di far luce su un caso che ha gettato nella sconforto e nella preoccupazione una comunità intera. L’inchiesta è affidata al magistrato Monica Garulli.
“Pensavo a un incidente o dei bambini che avevano fatto esplodere dei botti. Ho sentito nitido il rumore ma non pensavo a degli spari: 5 o 6. Ma non sono uscito di casa, ho visto solo dei lampeggiatori dell’ambulanza. Era l’1.30 di notte” ha raccontato un residente, che vive a pochi metri dall’avvenuta esecuzione.
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