Grande distribuzione, Varotti agli amministratori: “La misura è colma. Vogliono ucciderci? Che almeno sentano le nostre urla”

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14 giugno 2013

Amerigo Varotti*

PESARO – Nei giorni scorsi un amico, noto industriale della provincia, attento ai valori ambientali e culturali del territorio, mi ha chiesto perché non eravamo scesi, anzi STESI, in piazza per protestare contro l’ennesima apertura di un supermercato nelle zone dell’Urbinate. Ho evidenziato all’amico industriale che lui faceva parte di un mondo che spinge ed a volte pretende le varianti ai Piani regolatori per consentire la creazione di questi mostri di cemento che desertificano i centri storici e favoriscono la morte di centinaia di piccoli negozi e la distruzione di professionalità.

Amerigo Varotti, direttore Confcommercio Pesaro e Urbino

Amerigo Varotti, direttore Confcommercio Pesaro e Urbino

Ho ricordato che le liberalizzazioni in questo Paese sono state attuate solo sul versante del commercio mentre resistono i privilegi e le protezioni per altre attività. Ho confermato che la nostra posizione, la posizione di Confcommercio, è sempre di più per contrastare in ogni modo l’ulteriore cementificazione del territorio e la prolificazione di esercizi della grande distribuzione che uccidono le nostre città. Come stiamo facendo a Fano contro l’ex zuccherificio e a Mondolfo contro l’outlet.

Ma nello stesso momento mi sono reso conto di quanto le nostre posizioni, le nostre battaglie, la nostra visione dello sviluppo economico non trovino l’ascolto e riscontro negli uffici dei sindaci e nelle stanze segrete dove si decidono varianti, Piani regolatori; dove si calcolano gli oneri di urbanizzazione incassabili dal Comune, dove si professa la vicinanza ai piccoli imprenditori e contemporaneamente se ne decreta la morte. Molti amministratori – è il caso di Pesaro e di Fano – con noncuranza approvano progetti che stravolgono il turismo economico delle città favorendo lo scempio dei nostri centri storici dove ormai le serrande abbonate si moltiplicano quotidianamente.

E poi, magari, gli stessi amministratori inviano comunicati stampa o partecipano a convegni in cui si professano difensori delle città, delle piccole imprese ed auspicano provvedimenti per favorire l’occupazione. Quell’occupazione che hanno contribuito a distruggere gettando nel lastrico famiglie di lavoratori autonomi e dei loro dipendenti.

La misura è colma! Non ne possiamo più! E, forse, ha ragione l’amico industriale: le classiche azioni di confronto e contrasto politico-sindacale non bastano più.

Perché in fondo, a loro non gliene frega niente! E’ necessario alzare il livello della protesta e riportare la gente in piazza. Vogliono ucciderci? E allora che almeno sentano le nostre urla!

*Direttore provinciale Confcommercio Pesaro e Urbino

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