20 giugno 2013
PESARO – Quarta puntata del nostro sondaggio sui “Top 50” di tutti i tempi in maglia Scavolini. Dopo i play, le guardie e le ali piccole, siamo arrivati agli uomini di peso, analizzando il complicato ruolo di ala grande che nel corso degli ultimi anni ha subito un radicale cambiamento, con la tendenza generale a giocare con un solo centro di ruolo e quattro esterni capaci di colpire da tre punti.
Valgono sempre le stesse regole: tre preferenze da esprimere scegliendo i vostri preferiti dalla lista di dieci giocatori sotto indicati. Per chi non avesse ancora espresso il proprio parere sui ruoli già analizzati nei giorni scorsi, troverete qui, qui e qui gli articoli corrispondenti.
LA TOP TEN DELLE ALI GRANDI
Greg Ballard: (1955 -25 partite – 1987-88 – Uno scudetto) Arrivato in Italia dieci anni dopo aver vinto un titolo Nba da protagonista con la maglia dei Washington Bullets, Ballard non viene a Pesaro per svernare come altri colleghi, ma tira fuori tutto il suo repertorio, fatto di tiri stilisticamente ineccepibili e di una padronanza dei movimenti offensivi da autentico fuoriclasse. La difesa non era proprio nel suo Dna, ma solamente un infortunio gli ha tolto la possibilità di vincere lo scudetto calcando il parquet nella serata del 19 maggio 1988, poi senza il suo taglio obbligatorio, Darren Daye non sarebbe probabilmente mai arrivato a Pesaro e la storia avrebbe potuto prendere un’altra strada, ma le qualità di Greg Ballard non erano mai state messe in discussione.
Paolo Conti: (1969 – 134 partite – 1996-2000) Classica ala tuttofare, capace di segnare sia da sotto canestro che dai cinque metri, in un ruolo in trasformazione che nel decennio successivo vedrà un progressivo arretramento verso la linea da tre punti, non era posseduto dal sacro furore agonistico, ma dal punto di vista tecnico era ineccepibile, con il suo senso della posizione e la sua pulizia di esecuzione. Rimasto in maglia Vuelle anche dopo la retrocessione in serie A2, le quattro stagioni passate a Pesaro sono coincise con uno dei periodi meno felici della storia biancorossa, ma Conti il suo dovere lo ha sempre fatto ampiamente.
Sandro Dell’Agnello: (1961 – 64 partite – 1994-96) La qualificazione all’Eurolega induce i dirigenti biancorossi a provare ad allestire una squadra esperta e, insieme a Riva, arriva alla Scavolini anche il 33enne livornese per portare la sua esperienza anche a Pesaro, l’esperimento non ha un grande successo, ma Dell’Agnello il suo la fa ampiamente mostrando il consueto repertorio di tecnica e grinta, con l’uso del tabellone da manuale e la propensione ad andare sempre a rimbalzo dopo un tagliafuori energico, discreto tiratore da tre punti, anche in difesa si faceva notare ingaggiando duelli anche con avversari più tosti fisicamente.
Rodney “Rod” Elliott: (1976 – 33 partite – 2003-04) Nell’anno di Alphonso Ford, c’è anche Elliott a dare un buon contributo alla squadra che si ferma solamente alla semifinale, battuta dalla Montepaschi del primo scudetto, Rod era un’ ala grande del terzo millennio, con una buonissima mano dai tre punti e un bel gioco sotto canestro, a rimbalzo non sempre riusciva ad essere un fattore, ma l’attitudine difensiva non era disprezzabile e l’atteggiamento era meno soft di quello che poteva apparire.
DeMarco Johnson: (1975 – 58 partite . 2000-01 – 2002) Una stagione completa e una a metà in maglia Scavolini, per questa possente ala di 206 cm, dalla tecnica sopraffina e una capacità di giocare spalle a canestro con pochi eguali a livello europeo, abilissimo nello sfruttare il tabellone con tiri dagli angoli impossibili, anche a rimbalzo dava una bella mano, formando con Blair una coppia sotto canestro di assoluto valore, in difesa tendeva a concedersi qualche pausa di troppo, ma la Scavolini del 2002 del trio Usa Booker-Blair-Johnson è stata una delle più spettacolari di ogni epoca.
Jumaine Jones: (1979 – 41 partite – 2011-12) Dopo essere stato protagonista a buon livello anche in NBA, Jones trova in Europa la sua vera dimensione, non possedendo mezzi fisici eccezionali per competere ai massimi livelli, ma per l’Italia il suo tiro dai sette e metri ed oltre, la sua propensione ad andare a rimbalzo specialmente difensivo e il suo tiro in allontanamento, vanno più che bene, dimostrando di essere uno dei migliori nel suo ruolo. A Pesaro ha avuto anche il grosso merito di compattare il gruppo dietro di sé, assumendo il ruolo di leader e portando la Scavolini all’ultima semifinale della sua storia.
Agostino Li Vecchi: (1970 – 29 partite – 2005-06) Probabilmente per la serie A non aveva il necessario talento, ma nell’anno del purgatorio della Scavolini in serie B dopo il fallimento, Li Vecchi è stato l’uomo determinante per la promozione, anche più di Myers, con i suoi tiri chirurgici dai sette metri e i suoi 204 centimetri che sapeva sfruttare conto avversari inferiori fisicamente, anche a rimbalzo riusciva a portare a casa la pagnotta e nei playoff non ha sbagliato una partita.
Walter Magnifico: (1961 – 679 partite – 1980-96 – 1998-2001 – Due scudetti – Due Coppa Italia – Una Coppa Delle Coppe) Insieme a Myers, il più forte italiano che abbia mai indossato la maglia della Scavolini. Il capitano per antonomasia, è detentore di quasi tutti i record della Vuelle e difficilmente qualcuno sarà in grado di batterli in futuro, giocatore tecnicamente venti anni avanti rispetto alla sua epoca, ha creato uno stile di gioco con le sue conclusioni dai tre-quattro metri virtualmente immarcabili dall’alto dei suoi 209 cm. Nativo di San Severo, arriva a Pesaro neanche ventenne per trascorrere un’intera carriera, con due anni di pausa, con la maglia della “sua” Scavolini, diventandone il simbolo delle vittorie con quel dito puntato verso Mike D’Antoni steso a terra che ha sancito la fine dell’egemonia milanese sul campionato. Col passare degli anni aveva inserito anche il tiro da tre nel suo bagaglio tecnico e volendone trovargli un difetto, aveva la tendenza a non difendere sempre alla morte, concedendo diversi 2+1 agli avversari diretti.
Hanno Mottola: (1976 – 34 partite – 2004-05) Nell’anno della qualificazione alle Top 16 d’Eurolega, anche il finlandese si fa notare con quelle gambe chilometriche che gli consentivano di partire in palleggio con inaspettata velocità per battere in penetrazione gli avversari, il tiro da tre era ondivago e a rimbalzo pativa una certa mancanza di dinamismo, ma era abile nel concludere il pick and roll e in Eurolega si esprimeva meglio che in campionato.
Marko Tusek: (1975 – 81 partite – 2000-02) Forse uno dei giocatori più amati dal pubblico pesarese per la grinta che metteva sul parquet e per le sue doti di trascinatore, sapeva dare il massimo in ogni occasione, pur possedendo doti tecniche non proprio da manuale, ha saputo fare del suo tiro da tre un’importante arma tattica, compensando le difficoltà incontrate sotto canestro, dove qualche chiletto di troppo gli impediva di sovrastare atleticamente l’avversario, ma il suo tiro mancino cadendo all’indietro dai quattro metri non era disprezzabile.
Il mio voto personale:
1 Walter Magnifico
2 DeMarco Johnson
3 Jumaine Jones
1 Walter Magnifico
2 DeMarco Johnson
3 Jumaine Jones
walter magnifico
jumaine jones
marko tusek
1- Magnifico
2- Jones
3- Tusek
1 – Walter Magnifico
2 – DeMarco Johnson
3 – Jumaine Jones / Marko Tusek
1- Walter Magnifico
2- DeMarco Johnson
3- Jumaine Jones
1) Walter Magnifico
2) DeMarco Johnson
3) Jumaine Jones
1- Walter Magnifico
2- DeMarco Johnson
3- Jumaine Jones
Ops….mi e’ partito lo stesso messaggio due volte!
1 Walter Magnifico
2 DeMarco Johnson
3 Jumaine Jones
1-2-3 WALTER MAGNIFICO
Magnifico
Jones
Johnson
1- Capitan Magnifico
2- Johnson
3- Jones
1) magnifico…poi il vuoto…comunque 2) de marco 3) jones due giocatori che non ho amato alla follia…poca tigna