21 giugno 2013
PESARO – Siamo arrivati alla quinta e ultima tappa del viaggio che ci sta portando a scegliere i migliori giocatori della Scavolini di ogni epoca, scegliendo, tra i Top 50 proposti dal nostro sito, i tre migliori per ogni ruolo. Per ultimi arrivano i giganti dell’area colorata, i sette piedi (213 cm) o quasi che spostano gli equilibri sotto canestro, determinando spesso le sorti di una stagione.
I DIECI MIGLIORI CENTRI DELLA SCAVOLINI
Joseph “Joe” Blair: 1974 – 61 partite – 1999-00 – 2001-02) Lo spirito da Harlem Globetrotters non lo ha mai perso e si deve a lui l’introduzione a Pesaro del giro di campo a fine partita, con il pubblico schierato a bordo campo per dare il cinque ai propri giocatori. Ma non si deve pensare che Blair fosse solo un istrione in grado di compiere qualche giocata spettacolare, perché tecnicamente non era impreparato e finiva quasi tutte le partite con doppie-doppie tra rimbalzi e punti. In difesa si fidava troppo delle sue gambe, cercando la stoppata in ogni occasione e dalla lunetta ogni volta che segnava un punto, mandava un bacio al cielo per sottolineare la difficoltà dell’impresa, ma nelle due stagioni pesaresi non ha fatto mai mancare la sua dote di simpatia, facendo divertire donne e bambini.
Roosvelt Bouie: (1958 – 73 partite – 1980-82) Arriva a Pesaro direttamente dalla Syracuse University, ma si integra subito nella realtà italiana riuscendo a sfruttare un fisico scolpito che gli permetteva di essere dominante nella lotta sotto i tabelloni. Ancora molto grezzo dal punto di vista tecnico, nelle due stagioni in maglia Scavolini riesce a migliorare sensibilmente prima sotto la guida di Bertini e poi con Skansi. Nella finale scudetto del 1982 contro Milano dà vita ad una battaglia senza esclusione di colpi contro Dino Meneghin e la sua capigliatura afro rimane scolpita nella memoria di tutti coloro che ne hanno ammirato le gesta.
Ario Costa: (1961 – 431 partite – 1984-96 – Due scudetti – Due Coppa Italia) Insieme a Magnifico formava la coppia di lunghi italiana dominante a cavallo tra gli anni’80 e ’90. Ligure di nascita, arrivato a Pesaro per una cifra record per l’epoca, è subito riuscito a farsi apprezzare per l’assoluta serietà che metteva ad ogni apparizione sul parquet. Mancino naturale, è stato uno degli ultimi ad usare il semigancio come arma tattica, per concludere in avvicinamento a canestro con un tiro virtualmente immarcabile. Non si è mai tirato indietro quando c’era da metterla sul piano fisico e i suoi duelli contro i 221 cm del gigante del CSKA Mosca Thachenko, sono pezzi di un basket che non esiste più, dove gli arbitri per fischiarti un fallo lontano dall’azione dovevano impegnarsi, non ha mai sfigurato anche contro avversari di scuola americana ed anche se quando sbagliava degli appoggi facili facili il pubblico rumoreggiava, di centri italiani di questo livello a Pesaro non ne vedremo probabilmente più.
Alessandro Frosini: (1972 – 73 partite – 2003-05) Due stagioni a buon livello per questo pivot senese dalla mano educata con quel tiro dai quattro metri dagli angoli che finiva spesso dentro la retina, non aveva gambe con la dinamite nei muscoli, ma sapeva farsi rispettare anche a rimbalzo. In difesa soffriva contro avversari più veloci, non avendo una grande mobilità di piedi, ma riusciva spesso a stoppare l’avversario grazie ad un eccellente tempismo, non ha sfigurato nemmeno nella stagione d’Eurolega dando un prezioso contributo in termini d’esperienza.
Dean Garrett: (1966 – 62 partite – 1993-95) Ultimo giocatore della Scavolini a vincere la classifica come miglior stoppatore, Garrett era un saltatore naturale in grado di compiere anche tre balzi nella stessa azione senza perdere minimamente di efficacia, qualche difficoltà di troppo a concludere un’azione se non poteva schiacciare, ma a rimbalzo andava con facilità catturandone una decina a partita e le sue doti di intimidatore allontanavano gli avversari dal nostro canestro.
Zeliko Jerkov: (1953 – 30 partite – 1983-84 – Una Coppa Delle Coppe) Dopo aver vinto una infinità di medaglie con la maglia della nazionale jugoslava. Jerkov arriva a Pesaro contribuendo alla conquista del primo e, per ora, unico trofeo continentale conquistato dalla Scavolini. Fisico in linea con i tempi, con quelle gambe leggermente storte, compensava una scarsa esplosività con una tecnica di chiara scuola slava, dove l’uso del piede perno contava maggiormente di una schiacciata a due mani, rimbalzista di posizione, era in grado di segnare anche dalla media distanza.
Joe Pace: (1953 – 26 partite – 1979-80) Forse il più indimenticabile americano che abbia indossato la maglia della Scavolini, per chi ha avuto la fortuna di vederlo all’opera. Intendiamoci, non è stato il più forte o il più serio (anzi, i suoi atteggiamenti extracestistici sono da leggenda urbana), ma l’arrivo di questo incredibile saltatore, che si diceva in grado di arrivare alla parte superiore del tabellone, ha inserito Pesaro nel giro del basket che contava, preludio di quegli anni’80 che la vedranno salire nelle gerarchie nazionali. Joe Pace alternava prestazioni monstre ad altre che facevano dubitare se la sera prima avesse visto il letto, ma quando era in giornata era veramente dominante.
Samuele Podestà: (1976 – 64 partite – 2005-08) E’ il pivot delle due promozioni consecutive dalla serie B alla serie A e se nella serie cadetta era francamente un’arma illegale per il livello degli avversari, riesce a compiere ampiamente il suo dovere anche nelle categorie superiori. Forse uno dei centri meno dotati di esplosività passati a Pesaro, ma compensava la poca esuberanza con un senso della posizione a rimbalzo che gli permetteva di catturare il pallone effettuando solamente un energico tagliafuori. Mancino, faticava a segnare dalla media distanza e dalla lunetta litigava con il ferro ad ogni partita, ma a conferma della sua massima serietà, nella partita decisiva a Pavia per la promozione in serie A, infila una serie di tiri liberi determinanti per la vittoria della Scavolini.
Kevin Thompson: (1971 – 58 partite – 1995-97) Pivot moderno con buona tecnica e un discreto uso dei fondamentali appresi nella prestigiosa Università del North Carolina, ottimo rimbalzista, nelle due stagioni pesaresi ha viaggiato ad oltre 11 carambole di media a serata, vincendo anche la speciale classifica e si faceva valere anche come intimidatore, pur non avendo un’elevazione esagerata, in difesa faticava contro avversari che la mettevano sul piano puramente fisico.
Renzo Vecchiato: (1955 – 69 partite – 1987-89 – Uno scudetto) Arriva a Pesaro 32enne dopo una prestigiosa carriera per coronare il sogno di vincere uno scudetto e l’impresa gli riesce al primo tentativo. Cambio di Ario Costa, non faceva mai calare l’intensità difensiva, con il suo stile di gioco ruvido al limite del fallo, ma sempre con la massima correttezza, in attacco non produceva tantissimo, ma non sprecava i palloni che gli venivano recapitati e la sua esperienza è sicuramente servita per cementare il gruppo del primo scudetto.
Il mio voto personale:
1 Joseph Blair
2 Ario Costa
3 Roosvelt Bouie
Siamo curiosi di conoscere chi riceverà più preferenze in un ruolo che non sembra avere un numero uno assoluto, a differenza di quelli precedenti dove si stanno affermando i campioni che erano ampiamente pronosticabili, anche se non sta mancando qualche voto a sorpresa. Votate i vostri tre centri preferiti, rammentandovi che avete ancora tempo di comunicarci anche i vostri nominativi per gli altri ruoli – che troverete ai qui, qui, qui e qui – avete tempo fino alla fine del mese di giugno, poi faremo i conti commentando le varie classifiche che verranno fuori, ringraziandovi già da adesso per il buon seguito di questa nostra iniziativa.
1)
1) DEAN GARRET
2) ARIO COSTA
3) JOE PACE
1) Joe Pace non sempre c’era ma quando c’era allora capivi il senso della parola “Dominante”.
2) Joseph Blair molto spettacolare ma anche molto concreto.
3) Ario Costa la colonna della Scavolini più forte di sempre.
ario costa
roosvelt bouie
joe blair
1. Joseph blair
2. Kevin Thompson
3. Ario Costa
1) Ario Costa – Solo per Tchachenko e Ewing agli Open si guadagna il primo posto
2) Dean Garrett – Spettacolare la parentesi con Elmer Bennett
3) Joseph Blair – In quell’epoca uno dei centri dominanti!!!
Sarei stato curioso di aver visto giocare il cubano Andres Guibert che arrivó a Pesaro e se non erro riuscí solo a fare alcuni allenamenti, e ricordo che potenzialmente per essere un centro aveva un controllo di palla invidiabile
Numero Uno.
Ted ” Terry ” Werner: Un vero pivot di notevole caratura e carattere:giocò una partita con un gomito rotto ed una con il naso sanguinante…….Un americano All America. mangiava le lasagne con la coca cola ed andava ghiotto per ” i pidocchi” pescati sotto La Croce!!!!!!!
Numeri Uno
1) Roosvelt Bouie
2) Ario Costa
3) Dean Garret
Costa
Blair
Pace
1- Blair
2- Costa
3- Podestà
Per chi l’ha visto giocare (come il sottoscritto) non vi puo’ essere dubbio: il numero 1 e’ joe pace. Ho ancora in mente la partita in casa con l’Eldorado Roma(mi pare si chiamasse così) che lo ha visto protagonista di una stoppata bloccando la palla dell’avversario ad altezza vertiginosa per poi scendere a terra con il pallone in mano! Mai visto nulla di simile! Era un pivot del 2000 trapiantato negli anni ’80. Quindi a mio parere la classifica e’ questa:
1- joe pace
2- joseph
Per chi l’ha visto giocare (come il sottoscritto) non vi puo’ essere dubbio: il numero 1 e’ joe pace. Ho ancora in mente la partita in casa con l’Eldorado Roma(mi pare si chiamasse così) che lo ha visto protagonista di una stoppata bloccando la palla dell’avversario ad altezza vertiginosa per poi scendere a terra con il pallone in mano! Mai visto nulla di simile! Era un pivot del 2000 trapiantato negli anni ’80. Quindi a mio parere la classifica e’ questa:
1- joe pace
2- joseph blair
3- ario costa
1 Bouie
2 Costa
3 Pace
1- Bouie
2- Blair
3- Costa
1) blair 2) costa 3) bouie
1 – Joseph Blair
2 – Joe Pace
3 – Roosvelt Bouie